Terzi Luoghi o centri commerciali? La guerra (culturale) nelle sale cinematografiche dismesse di Roma

In dieci anni a Roma sono sparite oltre 50 sale cinematografiche storiche. Attualmente, si contano 38 cinema abbandonati nella capitale, di cui 25 chiusi da più di quindici anni e 13 da meno di dieci anni. Alcune di queste strutture, come il Metropolitan e l’Empire, erano dei veri e propri simboli culturali della città.

In tutta Italia, tra il 2005 e il 2025, si stima che siano stati chiusi circa 2.000 schermi cinematografici, passando da 5.200 a circa 3.200 schermi attivi. Una scomparsa silenziosa ma inesorabile, che priva le città di luoghi di cultura, socialità e memoria. In molti casi, questi spazi erano capolavori di architettura moderna, firmati da maestri come Piacentini, Libera, Moretti, Sabbatini, Morandi. Oggi rischiano di essere sostituiti da centri commerciali, bingo e B&B.

A denunciare questo pericolo è il Comitato SOS Sale, una rete informale composta da oltre 25 realtà tra associazioni culturali, architetti, cineasti e cittadini. Il loro messaggio è semplice quanto urgente: salvare le sale per salvare l’identità urbana di Roma.

Lunedì 7 aprile, nella Basilica di San Saba, a Roma, il Comitato ha riunito il mondo della cultura e dell’attivismo per l’incontro pubblico Terzi Luoghi. Una città che si-cura. Sul tavolo, un obiettivo preciso: contrastare la legge regionale 171/2024, proposta dalla Giunta Rocca, che punta a una riconversione spinta delle sale dismesse.

“Questa legge – ha dichiarato Catello Masullo di Italia Nostraè una licenza di uccidere i monumenti della modernità”. Il testo, presentato in giunta, consente infatti la demolizione e ricostruzione con premio di cubatura dei cinema chiusi da oltre dieci anni, anche nei centri storici, con la possibilità di cambiare completamente destinazione d’uso.

La proposta di legge regionale introduce un cambio di paradigma urbanistico. Attualmente, per i cinema dismessi, è possibile avviare ristrutturazioni con l’obbligo di mantenere almeno il 70% della funzione culturale. Con la nuova normativa, basterebbe mantenere solo il 30% della superficie per ottenere incentivi, oppure si potrebbe convertire l’intera struttura in attività commerciali.

Non solo: anche i cinema ancora attivi potrebbero essere “rifunzionalizzati”, destinando fino al 50% degli spazi a ristoranti, palestre e simili, con possibilità di superare anche questa soglia in caso di accordo con la Regione. Una vera porta aperta alla speculazione edilizia, denunciata anche da Italia Nostra Roma, che ha parlato di un colpo di grazia al tessuto culturale e architettonico della Capitale.

Cinema Maestoso abbandonato Copyright diarioromano

La mobilitazione del Comitato SOS Sale

Il Comitato SOS Sale non nasce però solo per protestare. Vuole anche farsi portavoce di nuove proposte, di azioni concrete e di mobilitazione dal basso. Ne fanno parte realtà stimate e affermate del settore come la Fondazione Piccolo America, CarteInRegola, Live Alcazar, Italia Nostra, Lucisano Film Group, 100 Autori e il Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani. L’obiettivo comune è bloccare la legge 171, chiedere un censimento delle sale, promuovere una normativa nazionale che tuteli i cinema storici e rilanci il loro ruolo nei quartieri.

La Fondazione Piccolo America ha fatto un passo ulteriore: ha chiesto al Comune di Roma di bloccare la monetizzazione dei parcheggi. La delibera n. 169/2024 ha introdotto infatti una variante parziale al Piano Regolatore Generale di Roma. Questa variante mira a semplificare gli interventi di rigenerazione urbana, favorendo il recupero del patrimonio edilizio esistente nel rispetto del principio del consumo di suolo. 

La Fondazione si sta battendo per includere nella variante un blocco della monetizzazione dei parcheggi. Attualmente, quando si cambia la destinazione d’uso di un immobile, ad esempio da cinema a locale commerciale, aumenta il carico urbanistico, richiedendo la realizzazione di nuovi parcheggi. Tuttavia, spesso gli imprenditori optano per la monetizzazione, pagando una somma al Comune invece di costruire i parcheggi, privando così i territori di tali servizi. Il blocco della monetizzazione impedirebbe questa pratica, rendendo più difficile la riconversione delle sale cinematografiche in altre destinazioni d’uso, come centri commerciali.

È una pratica che ha soffocato le nostre città – ha detto Valerio Giuseppe Carocci, presidente della Fondazione – Se si impedisce questa speculazione, gli spazi possono tornare a essere culturali.”

Per contrastare questa tendenza, la Fondazione ha lanciato un appello ai cittadini affinché inviassero, entro il 7 aprile scorso, osservazioni ufficiali al Comune di Roma contro la monetizzazione dei parcheggi per i cinema. L’obiettivo consisteva nel raccogliere il maggior numero possibile di adesioni per influenzare le decisioni urbanistiche in favore della salvaguardia delle sale.

Ma cosa sono esattamente i Terzi Luoghi di cui parla il Comitato SOS Sale? L’espressione, coniata alla fine degli anni ’80 dal sociologo statunitense Ray Oldenburg, indica quegli spazi alternativi alla casa (primo luogo) e al lavoro (secondo luogo), dove si costruisce comunità, socialità, cultura. Possono essere bar, biblioteche, teatri, centri culturali: luoghi ibridi e vivi, capaci di attrarre giovani e anziani, residenti e visitatori, cultura alta e cultura popolare.

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In Francia, il modello è stato fatto proprio dalle istituzioni: lo Stato ha riconosciuto e finanziato i Terzi Luoghi come motore di rigenerazione urbana. A Parigi, con una sola giornata a settimana di eventi – tra musica, spettacoli, teatro – “questi spazi finanziano anche mense per i senzatetto, arrivando a generare oltre 80 milioni di euro l’anno”, sostiene Carocci.

“Non possiamo solo lavorare – ha detto Carocci – dobbiamo ricordarci che esiste il tempo libero, che le città esistono anche per vivere”. Per questo motivo, secondo il presidente della Fondazione Piccolo America i Terzi Luoghi sono il futuro: “non sono no profit, ma sono luoghi sostenibili, generatori di economia culturale.”

Luca Carinci, fondatore e art director del locale di musica romano Live Alcazar, ha aggiunto: “Parigi non è solo un esempio. È una possibilità concreta, già realizzata. Da noi si può fare lo stesso: bastano volontà politica e visione.”

Le voci della politica: il fronte dell’opposizione

All’incontro del 7 aprile erano presenti anche esponenti politici dell’opposizione. La consigliera regionale del PD Emanuela Droghei ha ribadito il no alla legge 171: “Quella norma è irricevibile. Rocca si sottrae al confronto, ma noi continuiamo a lottare.”

Dello stesso avviso Linda Meleo (M5S): “Dopo il Covid mancano spazi di aggregazione. I Terzi Luoghi sono una risposta moderna e inclusiva.

Le parole più ambiziose sono arrivate dal deputato PD Matteo Orfini, promotore di una proposta di legge nazionale sui Terzi Luoghi, già presentata alla Camera. “Non si tratta solo di urbanistica. È una questione di democrazia. Dobbiamo sognare, non solo evitare il peggio. Abbiamo convinto la destra ad aprire una discussione sulla nostra proposta: ora possiamo davvero cambiare le cose.”

Silvano Curcio, docente e autore del volume Fantasmi urbani. La memoria dei cinema di Roma (Palombi Editori, 2024), che ha aperto il dibattito sulla legge 171, ha ricordato che Roma possiede un patrimonio unico al mondo di sale progettate da grandi architetti del XX secolo. “I Terzi Luoghi li abbiamo inventati noi con l’Estate Romana negli anni ‘80, ma li abbiamo dimenticati. Dobbiamo solo ritrovarli.”

La regista Francesca Comencini ha sottolineato il valore sociale della proposta: “Per i giovani è fondamentale avere spazi dove vivere insieme la cultura. Una città respirabile è una città che ascolta i suoi cittadini.

L’incontro di San Saba non voleva essere un saluto d’addio ai vecchi cinema, ma l’inizio di qualcosa di nuovo. Un momento di riflessione collettiva e di proposte concrete. Il Comitato SOS Sale chiede una mobilitazione civile, una presa di responsabilità politica e una visione urbanistica capace di trasformare la crisi delle sale in un’opportunità di rigenerazione comunitaria.

I cinema romani non sono destinati a morire. Possono rinascere come Terzi Luoghi: spazi vivi, accessibili, culturali e sostenibili. Il futuro della città si gioca qui.

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