The Playmaker: Stefano Boeri Architetti traduce il gesto calcistico in linguaggio spaziale al Manchester International Festival

Nel contesto del Manchester International Festival 2025, la mostra Football City, Art United promuove un incontro tra arte contemporanea e cultura calcistica. Tra le undici opere presentate, The Playmaker, installazione progettata da Stefano Boeri Architetti, si distingue per lโ€™approccio progettuale che trasforma la metafora sportiva in un sistema interattivo di lettura dello spazio. Al centro degli Aviva Studios โ€“ Factory International di Manchester, lโ€™opera propone unโ€™esperienza immersiva costruita intorno alla figura di Sandro Mazzola, storica icona del calcio italiano.

Lโ€™installazione si articola in tre moduli cilindrici di medie dimensioni, concepiti come micro-ambienti attraversabili. Le pareti, realizzate con materiali lignei e pannelli multistrato, presentano aperture circolari studiate in collaborazione con calciatori professionisti, pensate per invitare allโ€™interazione fisica. I visitatori sono chiamati a muoversi, a cercare il passaggio, a โ€œgiocareโ€ in uno spazio che, sebbene simbolico, impone dinamiche reali di orientamento e relazione.

Lโ€™opera non mira a ricostruire la figura di Mazzola in chiave documentaria o celebrativa. Piuttosto, lโ€™intervento individua nel suo stile di gioco โ€“ rapido, fluido, anticipatorio โ€“ una grammatica applicabile allo spazio architettonico. Le aperture nelle pareti, i rimandi ai gesti calcistici, il ritmo dei moduli evocano una strategia di visione e movimento. A livello concettuale, The Playmaker si colloca in una linea di ricerca in cui il corpo รจ chiamato a costruire significato attraverso lโ€™azione, superando la semplice contemplazione.

Il riferimento allโ€™iconografia sportiva รจ esplicito anche nei motivi grafici sul pavimento, firmati dallโ€™artista messicano Eduardo Terrazas, che contribuiscono a definire la dimensione ludica dellโ€™opera. Tuttavia, la componente interattiva รจ bilanciata da una struttura formale che privilegia chiarezza e rigore compositivo. Lโ€™installazione non si presenta come scultura, ma come sistema modulare: unโ€™architettura ridotta allโ€™essenziale, progettata per essere attraversata, utilizzata, modificata dalla presenza del visitatore.

In questo senso, il progetto dello studio Boeri non tenta di sovraccaricare lโ€™esperienza di significati, ma si affida alla relazione tra corpo e spazio per suggerire un contenuto. Il risultato รจ unโ€™opera che, pur collocandosi allโ€™interno di un evento internazionale dal forte carattere spettacolare, mantiene un impianto sobrio e misurato, rifuggendo eccessi narrativi o simbolici.

Curata da Hans Ulrich Obrist, Josh Willdigg e Juan Mata, la mostra complessiva indaga le possibilitร  di dialogo tra due universi spesso percepiti come distanti: arte e sport. The Playmaker aderisce a questa impostazione con un linguaggio che tende allโ€™essenzialitร , evitando lโ€™estetizzazione nostalgica del calcio o la retorica del mito sportivo. Al contrario, lโ€™installazione impiega lโ€™elemento calcistico come dispositivo operativo, proponendo una riflessione sul ruolo del gesto, della previsione, della strategia spaziale.

La sua collocazione centrale nella mostra sottolinea una volontร  curatoriale di attribuirle un ruolo chiave nel percorso espositivo. In un contesto dove altre opere privilegiano narrazione e simbologia, The Playmaker si distingue per un approccio architettonico pragmatico, che si affida a pochi elementi per attivare il coinvolgimento.

Visitabile fino al 24 agosto, lโ€™opera si inserisce coerentemente nellโ€™estetica industriale dello spazio che la ospita, mantenendo un dialogo visivo con lโ€™ambiente circostante. Lโ€™intervento non pretende di riscrivere la relazione tra arte e calcio, ma offre un esempio concreto di come un linguaggio architettonico possa assorbire suggestioni culturali senza rinunciare alla propria autonomia formale.

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