E va bene, lo confesso. Per un attimo, ci ho creduto davvero. Per un attimo, lassù su quella terrazza, guardando il cielo di Milano al tramonto, lontano, per un momento, dal frastuono del Fuori Salone, ascoltando lo chef Stefano Polato, che ha realizzato il cibo per molte missioni spaziali (come quelle di Samantha Cristoforetti, Luca Parmitamo, Andreas Mogensen e Paolo Nespoli), mi sono sentito un astronauta. Anche perché, come loro, ho potuto mangiare piatti a base di quinoa, riso e bocconcini, i piatti che gli astronauti mangiano – liofilizzati – nelle loro missioni. Guardando i video che gli astronauti hanno realizzato nello spazio, illudendoci di essere anche noi, come loro, preivi di forza di gravità, a inseguire frutti e altri oggetti che levitano nella cabina spaziale. Un sogno: proprio come quando, bambino, immaginavo di essere anch’io lassù, perso in mezzo al nulla. E tutto a The Space Week, il progetto firmato Banca Investis per il Fuorisalone 2025, che per qualche giorno ha trasformato la sede dell’istituto in un percorso intergalattico immersivo, con la regia visionaria di GB22.
Sì, per un momento sono stato anch’io un vero astronauta. Non uno di quelli che amo vedere in film come Interstellar o di cui leggo nei romanzi, ma un viaggiatore vero, catapultato in un altro sistema solare. Questa volta, però, era un sistema in equilibrio tra design, tecnologia e poesia visiva. Può sembrare bizzarro, una banca che decide di parlare di sé partendo da una foresta tropicale e finendo su una terrazza dove si osservano meteoriti, si ascolta uno chef raccontare di come ha liofilizzato i cibi per Samantha Cristoforetti e Luca Parmitamo, e si dialoga, o almeno si prova a dialogare, con entità aliene. Eppure è anche questa una delle cose che questo incredibile edizione del Salone del Mobile ci riserva. Una specie di viaggio interstellare.

Il viaggio, per me, è cominciato dalle vetrine, che non erano le solite vetrine: erano dei portali. Dei portali per un altro mondo. Le ha ripensate Studio WOA, trasformandole in un organismo vivo, fatto di luci, corpi celesti e movimento. Già da fuori, ho capito che qualcosa non tornava. Poi l’ingresso: una giungla vera, umida, carnosa, profumata. Idee da Sogno (si chiama proprio così) ha trasformato l’atrio del palazzo in un ecosistema rigoglioso.
Ma il colpo al cuore arriva nel cortile. Alzi gli occhi e ti trovi davanti un meteorite. Non in senso figurato o metaforico: no no, un vero meteorite, che ci sovrasta e ci guarda come noi guarderemmo una civiltà aliena. Fabio Rotella, architetto con lunga esperienza alle spalle, con JetArt l’ha sospesa lì come un monito e una promessa: Mete/Ora (si chiama così) è una presenza surreale, invito a scatenare l’immaginazione, a sentirsi in una dimensione altra, tra sensazioni, suoni, immagini, odori. Sì, perché c’è anche l’odore del futuro, e arriva dai diffusori di Integra Fragrances. E se ti viene voglia di parlare con un’entità aliena, puoi farlo grazie a un’intelligenza artificiale firmata Morfeus Hub.
Il viaggio continua nel sottosuolo, dove la foresta incontra lo Spazio attraverso una sinfonia personalizzabile di suoni. The Sound Experience, ancora a cura di Studio WOA, è un gioco raffinato tra natura e digitale, come a dire che l’equilibrio si trova sempre nel mezzo. E proprio sotto la superficie, nell’Auditorium, c’è Origini: un paesaggio di radici, suoni e luci che ti immerge in una dimensione invisibile ma potentissima. Come le radici delle piante, come i legami tra le persone.

Infine, la terrazza. Meteoriti sotto vetro, telescopi puntati al cielo, design elegante (grazie a Pininfarina, Vistosi, Higold) e un silenzio che lascia parlare solo la meraviglia. Sì, ho potuto vedere, e anche toccare, maneggiare, dei veri meteoriti: perché, grazie agli astrofili milanesi, tra cui quelli dell’Associazione Cernuschese Astrofili (ACA), ho anche potuto andare alla scoperta di stelle, pianeti, fenomeni cosmici e meteoriti, custoditi nelle teche firmate Vetreria Malagoli.
Il viaggio è finito, si torna coi piedi per terra. Ma ne è valsa la pena. Design, illusione, fantasmagorie del Fuori Salone? Di certo, lo spazio non mi è mai sembrato così vicino.