Partiamo da un punto imprecisato di New York, la città in cui vive e lavora Jeff (Jeffrey) Koons. Accade che sul sito dell’artista settantenne, nella sezione SOLO EXHIBITIONS 2020 – PRESENT, indicizzata nel 2025 ci sia soltanto questa mostra di Fiorenzuola. “Questo dettaglio rappresenta per noi indubbiamente una grandissima soddisfazione” – dice in fase di presentazione alla stampa Marcello Minari, assessore della cittadina piacentina. Una realtà di soli 15mila abitanti riesce, con cadenza triennale, a realizzare in queste stanze settecentesche e all’ombra degli affreschi di Bartolomeo Rusca, una mostra che per importanza travalica i confini nazionali”. JEFF KOONS “BALLONS & WONDERS”, visitabile sino al 6 aprile 2026 a Palazzo Bertamini Lucca di Fiorenzuola d’Arda (provincia di Piacenza), è la personale che segue la mostra collettiva del 2022, realizzata nello stesso luogo e dedicata sempre ad artisti della pop art.
“Siamo nel palazzo più prestigioso della porta della Val d’Arda – continua Minari – e riteniamo che l’arte possa rappresentare un’ulteriore chiave di valorizzazione di un territorio storicamente agricolo, produttivo, industriale.” BALLOONS & WONDERS è organizzata dal Comune di Fiorenzuola d’Arda e dalla galleria milanese Deodato Arte e la curatela è di Luca Bravo. Va subito aggiunto che il fiorenzuolano Bravo si sta sempre più affermando, dopo lunghi trascorsi anche internazionali nel mondo galleristico dell’arte contemporanea, un eccellente curatore di mostre che hanno sempre, tra i pregi più evidenti, quello di avere un’esposizione chiara, lineare, didattica e divulgativa.
“Jeff Koons è un artista che invita l’osservatore ad andare oltre l’evidenza – continua in fase di presentazione Luca Bravo -. E’ ben più enigmatico di ciò che sembra e il sottotitolo di questa mostra, “L’artista contemporaneo più quotato al mondo” è un esplicito riferimento alla vendita, con quotazione pari a 91,1 milioni di dollari, presso Christie’s a New York nel 2019 che colloca un suo Rabbit al primo posto tra le opere più vendute di artisti viventi”. Simbolo immediatamente riconoscibile della pop art contemporanea (o neo-pop art), la mostra curata da Bravo è imperniata, lungo un percorso che non è cronologico ma contenutistico, su 3 celeberrimi progetti artistici di Koons, puntellati a loro volta da opere appartenenti ad altre espressività creative dell’artista newyorchese. Il fil rouge che accompagna il visitatore nelle stanze espositive è l’idea di riflettersi, di specchiarsi e dunque di essere coinvolto in modo diretto nella fruizione.
foto
Specchiarsi è ciò che succede sin dall’entrata nella prima sala espositiva: le porte d’ingresso infatti riflettono la silhouette del visitatore che inizia la promenade dalla serie artistica “Antiquity” (iniziata nel 2008). “Citazionismo, sensualità e ironia graffiante sono gli ingredienti su cui Koons costruisce la sua rilettura della classicità – afferma il curatore Bravo introducendo le due sale che ospitano ”: la rivisitazione del patrimonio artistico greco-romano (ma anche precolombiano) diventa, nell’espressività contemporanea di Koons, un riuscito messaggio etico di svendita del corpo umano, a fronte dell’idealizzazione che ne facevano gli antichi. La bellezza umana, la ricerca della perfezione nelle forme, l’eros esplicitato, il desiderio suscitato in chi osserva sono le caratteristiche di queste opere (dipinti a tecnica mista) che chiedono a chi li osserva meticolosa concentrazione, perché lo spazio dell’opera è davvero ricchissimo e sorprendente in termini di ricchezza di segni, assicurando un vortice visivo pienamente barocco.
La riproducibilità dell’opera d’arte è alla base di “Seated ballerina” (anch’essa parte integrante di Antiquity). In mostra c’è un esemplare della celebre ballerina creata da Koons partendo da una figurina trovata dall’artista in una vecchia fabbrica russa. Creata in dimensioni variabili e anche gigantesche, la ballerina esprime il senso di Koons per la femminilità, per la bellezza e soprattutto per la quiete dell’animo: la giovane e colorata figura femminile è infatti adagiata sul proprio sgabello nell’atto di sistemarsi la scarpetta da punta sinistra, in un gesto senza tempo e delicatissimo. A interrompere questa quiete ci pensa lo Split-Rocker Vase del 2012, una porcellana composta da due teste, metà pony e metà dinosauro, che, accostate l’una all’altra, conferiscono alla scultura un aspetto vagamente cubista e pop insieme.
Il secondo progetto rappresentato in mostra è Gazing Ball, una serie di riproduzioni di celebri dipinti e affreschi del passato, ideata grazie a un ricordo di infanzia di Koons e delle sfere decorative e riflettenti che ornavano i giardini su strada delle case statunitensi. Il colpo di genio dell’artista è quello di collocare sulla scena, quasi ad altezza di sguardo, luccicanti globi di vetro soffiato blu in cui, chiaramente, lo spettatore si riflette. Anche queste opere, apparentemente semplicistiche, sono invece frutto di una tecnica maniacale e complessa: Koons infatti utilizza centinaia di colori per riprodurre una sola opera. Goltzius, Gauguin, Rubens, Giotto, Turner sono alcuni degli artisti reinventati da Koons in perenne dialogo tra passato e presente, e l’effetto sul visitatore è davvero magnifico: osservando con lenta e profonda attenzione, ci si rende conto che queste opere sono molto più elaborate (come sempre in Koons) di quanto sembrino. Alla fine, siamo davvero in piena filosofia pop art, laddove un oggetto quotidiano viene elevato a valore artistico contemporaneo.
foto
“Plate” e “Diamonds” sono due serie artistiche anch’esse presenti in mostra, con alcune opere che, anch’esse, mostrano la ricca e versatilità artistica di un artista definito da Luca Bravo “controverso per il suo successo commerciale”. La collaborazione di Jeff Koons con Bernardaud, storico produttore di porcellane di Limoges, produce appunto i coloratissimi piatti da tavola in porcellana, ovvero ancora una volta arte inscritta nell’oggetto quotidiano. La collaborazione si ripete con i diamanti stilizzati in acciaio inossidabile, dedicati ai momenti importanti della vita. Anche nei “Diamonds” non manca comunque l’aspetto riflettente, quindi frecce sempre più appuntite nell’ego e nel narcisismo di massa.
Gran finale del narcisismo (con chiaro travalicamento nel kitsch) è la serie dei “Ballon Animals” (cui appartiene il coniglio di 91,1 milioni di dollari battuto da Christie’s New York nel 2019), ospitata nel salone monumentale e finale dello spazio espositivo. Con queste cromate, levigate e iperlucide opere, Koons permette al visitatore di riflettersi, riconoscersi e compiacersi all’ennesima potenza: è il caso di dire che “Koons mette al centro della propria estetica artistica un concetto etico semplice, un concetto che ci riguarda, che siamo noi, ovvero l’osservatore, il fruitore, lo spettatore” (sempre Luca Bravo). Scorrono così davanti ai nostri occhi gli animali che trasformano, nobilitandolo, un altro oggetto quotidiano e legato all’infanzia: il palloncino che riprende, nella concezione dell’artista, l’atto fondamentale dell’essere umano, respirare. Qualcosa che dura poco, il palloncino, grazie a Jeff Koons è davvero diventato eterno, esaltando e mescolando infanzia, lusso e provocazione.


