Prosegue il viaggio di Artuu Magazine nel tessuto vivo dell’artigianato d’eccellenza italiano, alla scoperta di quelle realtà manifatturiere che, pur affondando le proprie radici nella tradizione più autentica, si configurano oggi come custodi e al contempo innovatori del patrimonio culturale materiale. Questa volta ci soffermiamo su un’icona del savoir-faire fiorentino: Pineider, storica maison fondata nel 1774, divenuta simbolo universale della scrittura elegante, della carta pregiata e dell’artigianato su misura.
In questo dialogo approfondito con Nicola Andreatta, General Manager di Pineider, si sviluppa un racconto che va ben oltre la semplice narrazione aziendale: è la testimonianza viva di un brand capace di trasformare il gesto quotidiano della scrittura in un atto di resistenza estetica e culturale. Attraverso le sue parole, emerge l’immagine di un’impresa che, nel solco della propria storicità, ha saputo costruire un linguaggio contemporaneo, aprendo il proprio universo creativo a collaborazioni interdisciplinari e reinterpretando il concetto stesso di lusso come esperienza sensoriale, personale e irripetibile.
Cosa significa oggi essere artigiani del pensiero, custodi del gesto manuale, in un tempo dominato dalla velocità e dalla smaterializzazione del quotidiano? Pineider, con il suo equilibrio sapiente tra memoria e visione, offre una risposta densa di fascino e sostanza.

Pineider è un nome che evoca immediatamente l’eccellenza nella cartoleria e negli strumenti di scrittura di lusso. Qual è, secondo lei, il segreto della longevità e del successo di un brand con oltre 250 anni di storia?
Pineider ha attraversato secoli di cambiamenti, evoluzioni stilistiche e trasformazioni tecnologiche. Eppure, la sua identità è rimasta intatta. Quali sono i valori fondanti che, oggi come allora, guidano la visione dell’azienda? E come si riesce a mantenere viva la tradizione senza rimanere ancorati al passato?
Il segreto della longevità di Pineider risiede in un equilibrio raro: la capacità di custodire la propria identità senza mai smettere di evolversi. Dal 1774, il nostro marchio ha attraversato epoche, stili e generazioni restando fedele a un principio chiave: offrire oggetti che siano non solo strumenti funzionali, ma estensioni del pensiero e dell’espressione personale. Abbiamo sempre dialogato con un pubblico raffinato, esigente, ma soprattutto consapevole: uomini e donne che cercano in un prodotto non solo un’estetica impeccabile, ma anche un’esperienza, un gesto, un piacere. I valori fondanti che ci guidano oggi come allora sono l’artigianalità, l’eleganza e l’autenticità.
Per noi tradizione e innovazione non sono mai in conflitto, ma dialogano costantemente. Rispettare il passato significa quindi interpretarlo con uno sguardo moderno, restando fedeli a ciò che rende Pineider unico: un marchio che accompagna chi lo sceglie in momenti speciali, con oggetti che durano nel tempo e nelle emozioni.

L’arte della scrittura è un gesto che sta diventando sempre più raro in un’epoca dominata dal digitale. Qual è il ruolo di Pineider in questa rivoluzione?
Viviamo in un mondo iperconnesso, dove la comunicazione è sempre più immediata e smaterializzata. Eppure, la scrittura a mano conserva un fascino insostituibile, un’aura quasi rituale. Pineider non solo preserva questo savoir-faire, ma lo reinterpreta in chiave contemporanea. Quali strategie adottate per rendere ancora desiderabile il gesto della scrittura a mano?
Certamente viviamo un’epoca velocissima in cui il mondo digitale ha sostituito per comodità ed efficienza il piacere di scrivere. Eppure, la scrittura a mano rappresenta ancora un gesto rituale unico, che ha a che fare con l’intimità del pensiero, la lentezza consapevole e il valore unico dell’oggetto scritto.
Scrivere a mano significa concedersi il lusso di fermarsi, di mettere ordine nei pensieri, di dar forma – con la penna e la carta – a emozioni e idee che meritano un tempo e uno spazio dedicati. Vogliamo far riscoprire la cultura del comunicare con carta e penna: organizziamo incontri, laboratori, eventi in cui ci si prende il tempo di scegliere una penna, per soppesare le parole, per guardare l’inchiostro che scorre sul foglio. Crediamo che ritrovare il piacere di un segno tracciato a mano sia un modo per riappropriarsi di uno spazio di riflessione e di identità personale.

Pineider non è solo sinonimo di scrittura, ma anche di manifattura artigianale. Qual è l’importanza del dettaglio manuale nelle vostre creazioni?
Dalla carta al cuoio, dall’inchiostro alle stilografiche, ogni oggetto Pineider è il risultato di una lavorazione che affonda le radici in tecniche secolari. Quanto conta la maestria artigiana nel processo produttivo? E come si coniuga con le innovazioni tecnologiche di oggi?
Per Pineider, la maestria artigiana è al cuore di tutto. Ogni nostro oggetto nasce da tecniche secolari tramandate di generazione in generazione, perché siamo convinti che l’anima di un prodotto risieda nel dettaglio manuale. Il fatto che sia fatto in maniera artigianale garantisce un’attenzione al particolare che rende ogni creazione unica, quasi un pezzo da collezione. Allo stesso tempo, crediamo che l’innovazione tecnologica possa esaltare questa tradizione, non sostituirla: le nuove tecnologie ci permettono di perfezionare i processi, di sperimentare materiali inediti e di rispondere meglio alle esigenze contemporanee. Diventa un sostegno alla creatività dell’uomo, custodendone e amplificandone la capacità di costruire qualcosa che duri nel tempo.
Le collaborazioni artistiche sono un aspetto distintivo del vostro operato. Come nasce il dialogo tra Pineider e personalità del mondo della cultura e dell’arte?
Nel corso degli anni avete dato vita a progetti con artisti, scrittori e designer, da Francesco Mandelli a Emma Nolde, fino a Yansu Wang. Qual è il valore aggiunto di queste sinergie? E in che modo l’incontro tra la vostra eredità storica e la visione di creativi contemporanei si traduce in nuovi prodotti e nuovi linguaggi?
Le collaborazioni artistiche per Pineider nascono dalla convinzione che la nostra eredità storica possa arricchirsi quando si intreccia con lo sguardo creativo di personalità contemporanee. Non si tratta soltanto di sperimentare nuovi mondi, ma di intrecciare un dialogo culturale più ampio, in cui la tradizione pluricentenaria si incontra e si rinnova attraverso linguaggi nuovi. Dai progetti con Francesco Mandelli a Emma Nolde, fino a Yansu Wang, ci piace vedere come l’arte, la musica, la scrittura e il design possano ampliare la rilevanza culturale di un marchio che, altrimenti, rischierebbe di rimanere in una dimensione esclusivamente storica.
Ogni collaborazione offre un approccio creativo capace di portare nella manifattura un punto di vista inatteso, e allo stesso tempo dà all’artista la possibilità di esplorare materiali, tecniche e processi che hanno radici nel saper fare italiano. Il valore aggiunto è la contaminazione, laddove i valori fondanti sono coerenti: un brand con radici profonde che si apre a intuizioni inaspettate, in cui la firma dell’artista si fonde con il DNA Pineider.
Questo incontro tra tradizione e sperimentazione ci consente non solo di restare fedeli alla nostra storia, ma di restare culturalmente vivaci e contemporanei, nutrendo una visione del lusso che va oltre l’oggetto e diventa un’esperienza di dialogo, di ispirazione e di creazione condivisa,

Oggi l’unicità è un lusso sempre più ricercato. Qual è la filosofia di Pineider in termini di personalizzazione?
L’artigianato di alto livello permette di trasformare ogni creazione in un pezzo unico, capace di rispecchiare la personalità e il gusto di chi lo possiede. Quali sono le possibilità offerte dalla vostra maison in termini di personalizzazione? E come riuscite a coniugare la tradizione del monogramma con le richieste di un pubblico sempre più esigente e globale?
Per Pineider, l’unicità non è soltanto un concetto: è la nostra essenza. Ogni nostro prodotto, in quanto frutto di lavorazioni artigianali, è già unico per definizione. La personalizzazione non fa altro che potenziare questa unicità, aggiungendo un gesto finale, realizzato con le mani, che rende ogni creazione irripetibile e capace di esprimere l’identità di chi la sceglie. Dalla tradizione del monogramma, che fa parte del nostro DNA, ci siamo spinti verso nuove forme di customizzazione, offrendo possibilità che spaziano dall’incisione all’embossing, fino alla scelta di materiali, colori e finiture speciali.
Guardando al futuro, puntiamo a una personalizzazione sempre più profonda, che arrivi a un vero e proprio “su misura”. Ciò significa non solo adattare i dettagli estetici, ma anche ascoltare i desideri del cliente in modo da creare un pezzo che si allinei alla sua visione e al suo stile di vita. In un mondo in cui l’individualità è sempre più ricercata, la nostra risposta è un lusso plasmato sulle persone: un dialogo continuo tra la sapienza artigiana e la volontà di dare vita a oggetti che siano autentici ritratti della personalità di chi li possiede.

Se dovesse immaginare il futuro di Pineider, quali scenari intravede?
Un brand con una storia così solida ha la responsabilità di guardare avanti senza perdere di vista le proprie radici. Come immagina l’evoluzione di Pineider nei prossimi anni? Quali saranno le prossime sfide e le nuove frontiere della scrittura e dell’artigianato di lusso?
Credo che il futuro di Pineider passerà attraverso un’interpretazione ancora più accentuata della cosiddetta “slow life”, come antidoto alla frenesia e all’impersonalità del mondo contemporaneo. In questa prospettiva, la nostra evoluzione non sarà un tradimento delle radici, ma una nuova lettura della tradizione: continueremo a coniugare l’artigianato d’eccellenza con le opportunità del futuro, coltivando la dimensione umana e sensoriale che rende unico ogni oggetto Pineider.