Tra performance, animazione e installazione: i corpi di Francesca Fini a Forlì

Lo scorso 2 settembre, alla Fondazione Dino Zoli di Forlì, l’inaugurazione di BODY (S)CUL(P)TURE di Francesca Fini ha aperto uno spazio di confronto tra l’umano e il tecnologico che non può lasciare indifferenti. La mostra ci spinge a riflettere sul modo in cui la tecnologia, ormai parte integrante della nostra esistenza, modella le percezioni e le esperienze, portandoci a riconsiderare i confini stessi dell’essere umano. Nell’era in cui il digitale permea ogni aspetto della vita, l’arte diventa un terreno fertile per interrogarsi sulle nuove forme di identità, comunicazione e creatività.

L’esposizione è un percorso attraverso un universo in cui l’organico e l’artificiale si intrecciano, sfumando i limiti tra naturale e sintetico, tra corpo e macchina. Francesca Fini, con la sua capacità di fondere performance art, animazione digitale e intelligenza artificiale, crea un racconto che non teme di affrontare le complessità e le ambiguità del nostro tempo. Le sue opere esplorano le tensioni tra l’intimità del corpo e l’invadenza della tecnologia, tra la materialità della carne e l’impalpabilità dei dati, invitandoci a riconsiderare il nostro ruolo in un mondo che diventa sempre più fluido e ibrido.

Francesca Fini Paradise Lost animation art 2022

Camminando tra le installazioni, si percepisce una tensione continua, una ricerca di equilibrio tra il bisogno di connessione e la paura della sovraesposizione. Fini ci sfida a guardare oltre la superficie scintillante delle innovazioni tecnologiche per comprendere il loro impatto profondo sulle dinamiche sociali e sulle relazioni umane. Il corpo, nelle sue opere, non è solo un involucro da modificare o migliorare, ma un luogo di resistenza, di espressione, e di continua negoziazione con l’esterno.

BODY (S)CUL(P)TURE rappresenta un richiamo a non perdere di vista l’essenza dell’essere umano in un contesto sempre più dominato dall’algoritmo e dalle logiche dell’automazione. In un mondo in cui le barriere tra l’umano e il digitale si fanno sempre più sottili, la mostra di Francesca Fini offre uno spazio per riflettere su come queste interazioni stanno ridefinendo la nostra comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda.

l tema della mostra, centrato sul rapporto tra umano e tecnologia, consolida la collaborazione tra Ibrida Festival e la Fondazione Dino Zoli e introduce il tema del Festival di quest’anno: Artificial Reality. Come sottolineano Leoni e Mastrangelo, “Creare sinergie con altre istituzioni ci permette di crescere insieme e di offrire al territorio attività culturali di alto livello. La collaborazione con la Fondazione ci ha permesso di allargare i nostri orizzonti e di portare a Forlì artisti di spicco nel panorama artistico digitale e tecnologico”.

L’incontro con le opere di Fini ci lascia con domande aperte, ci costringe a considerare le implicazioni del vivere in un’era in cui il naturale e l’artificiale si mescolano continuamente, e ci invita a pensare al futuro dell’arte come mezzo per esplorare questi territori inesplorati, traendo significato dal caos e dall’incertezza che caratterizzano il nostro tempo.

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