Tra Wattpad e Amazon: il self publishing rivoluziona l’editoria

Mai come oggi si pubblicano libri in maniera più accessibile e in quantità un tempo inimmaginabili. Nel 2024, secondo Bowker, sono stati oltre 3 milioni i titoli autoprodotti nel mondo, e ogni mese Amazon accoglie più di 250mila nuovi ebook. Una valanga di storie, voci e idee che sta riscrivendo il concetto stesso di editoria. Ma se la quantità è in crescita esponenziale, la visibilità resta il vero nodo: emergere in un mare di autori indipendenti è sempre più difficile. Come osserva Letizia Sechi, esperta di editoria e scrittura e autrice della newsletter “Alternate Takes”, “il rischio più grande per qualunque libro, self o no, è di restare sconosciuto: l’oscurità è il vero nemico dei contenuti. Con la rete, la quantità di opere è diventata esponenziale, ben oltre la nostra capacità di orientarla. La sfida non è che tutti leggano tutto, ma che le persone giuste incontrino il gusto e il pubblico più adatto”.

Una riflessione che sposta il discorso dal mito della “democratizzazione” alla realtà di un mercato dove la libertà di pubblicare non garantisce visibilità. “Forse nel primo decennio del 2000 aveva senso parlare di accesso più democratico – aggiunge Sechi –  perché all’epoca le piattaforme sembravano aprire davvero spazi nuovi. Oggi funziona in modo molto diverso: è una democratizzazione condizionata dagli algoritmi e dai modelli economici delle piattaforme stesse”.

Come va in Italia? 

In Italia il self publishing è ormai una realtà strutturale del mercato editoriale. Secondo i dati diffusi dall’Associazione Italiana Editori (Aie) nel 2024, l’autopubblicazione rappresenta nel nostro paese il 16,1% della produzione complessiva, con oltre 26 mila titoli pubblicati tra cartacei (13.238) e digitali (13.500).

Nel calcolo rientrano però anche le realtà dell’editoria ibrida e i micro-editori di servizio, che pubblicano su richiesta degli autori senza assumere il rischio d’impresa. Tra i generi, la narrativa resta dominante, segno che una parte significativa dell’offerta di intrattenimento si muove oggi fuori dai circuiti tradizionali, soprattutto attraverso piattaforme come Kindle Direct Publishing di Amazon, Youcanprint, StreetLib, Lulu, Ilmiolibro e Lampi di Stampa. “Difficile avere il polso dello scenario italiano – sottolinea Sechi -, perché è un fenomeno che si muove ‘a bolle’. Se guardi una bolla, sembra che tutti leggano self publishing; se ne guardi un’altra, sembra che tutti scrivano. Il dato dell’Aie segnala un aumento, ma va analizzato con prudenza perché comprende anche editoria ibrida”. 

Da creator a scrittori

Negli anni, il self publishing ha trasformato gli scrittori da semplici aspiranti autori a protagonisti del proprio percorso editoriale: chi scrive oggi può condividere la propria voce senza passare necessariamente per il giudizio di un editore. Il self publishing è quindi passato da elemento residuale del vasto mondo editoriale a vero ecosistema di economie, fatto di autori, piattaforme, editor freelance, grafici e community online in grado di generare fatturato e produrre importanti volumi di contenuti.

C’è poi il magmatico mondo delle piattaforme utilizzate da potenziali autori e lettori a caccia di produzioni stravaganti e fuori dal mainstream. Wattpad, Inkspired, Royal Road e le altre realtà consentono a tutti di cimentarsi con la scrittura di racconti e romanzi a puntate e di trovare il proprio pubblico di lettori fedeli. Un’evoluzione che avvicina la scrittura alle logiche dei social e della creator economy. La narrativa diventa contenuto condiviso prima ancora che libro. “After” di Anna Todd, “Fabbricante di lacrime” di Erin Doom e “The Heartbreakers” di Ali Novak sono tre storie, in alcuni casi diventati romanzi seriali, con un solo elemento in comune, oltre ai milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Le autrici hanno tutte mosso i primi passi su Wattpad, dove hanno proposto storie e personaggi inediti. Oggi i nuovi autori nati sulle piattaforme online o su TikTok non aspirano più a essere scoperti da un grande editore: pubblicano per costruire una community di lettori, prevalentemente teenager, non necessariamente per entrare in catalogo. Anche se spesso, soprattutto negli Stati Uniti, il grande salto riesce con soddisfazione economica reciproca, tanto per gli autori quanto per i big dell’editoria. “La narrativa autopubblicata – spiega Sechi – è trainata da generi come il romance e il romantasy, che sul digitale funzionano bene. La serialità è un elemento chiave: tanto più scrivi, tanto più guadagni. Piattaforme come Wattpad incoraggiano questa forma di scrittura continua, direttamente dallo smartphone, nata proprio da quella cultura dei forum e delle fanfiction dei primi anni di internet. Non sempre c’è una controparte economica, ma fa parte del terreno fertile da cui il self publishing è nato”.

Il futuro tra intelligenza artificiale e sostenibilità economica

Guardando avanti, il futuro del self publishing resta imprevedibile, soprattutto sul piano economico e della durabilità dei contenuti. “La sfida principale – prosegue Sechi – sarà la sostenibilità economica: capire quanto investire e quanto bisogna vendere per iniziare a guadagnare. Ma anche la durata: tra vent’anni, di tutti questi contenuti, cosa resterà? Quali libri sopravvivranno nel tempo? Possiamo guardare ai mercati che hanno iniziato prima, come gli Stati Uniti: di quelli che pubblicavano nel 2011, quanti titoli troviamo ancora oggi in catalogo o in libreria?”.

A queste incertezze si aggiunge l’impatto crescente dell’intelligenza artificiale. L’Ia  già oggi incide molto, non solo sulla produzione dei testi, ma anche sulla veste grafica del prodotto finale, a cominciare dalla creazione delle copertine. “In quel caso – conclude – l’impatto è visibile ma nei testi è più insidioso, difficile da cogliere e quindi più preoccupante. Ma quando è usata bene diventa quasi impossibile distinguere l’origine artificiale da quella umana e questo deve tenerci all’erta”. 

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