Trent’anni di attività sono un traguardo significativo per un’istituzione culturale. Sono la misura di un impegno costante e di una visione che ha saputo rinnovarsi nel tempo, sempre un passo avanti rispetto al presente. Quello che la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sta celebrando in questi giorni, in contemporanea con l’Art Week torinese, non è soltanto un anniversario, ma è la testimonianza viva del coraggio, della visione e della dedizione di una donna, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, che ha saputo trasformare la propria passione per l’arte contemporanea in un progetto culturale di respiro internazionale. Poteva essere una bella collezione privata, accessibile a pochi fortunati; invece è un progetto in costante divenire visibile a tutti.

Nel raccontare la mostra News from the Near Future, curata da Bernardo Follini ed Eugenio Re Rebaudengo, che la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha allestito per celebrare questo importante anniversario, non si può prescindere dal ruolo che l’istituzione torinese ha svolto nell’arte contemporanea italiana. Fin dalla sua nascita, nel 1995, la Fondazione – che oggi ha sedi a Torino, Guarene, Venezia e Madrid – si è imposta come uno dei principali centri italiani per la ricerca e la promozione dell’arte del presente con una sfida culturale originale: portare nel nostro Paese un modello di fondazione privata capace di dialogare con la scena artistica internazionale, di formare nuove generazioni di curatori e di avvicinare il pubblico all’arte contemporanea, spesso percepita come distante, attraverso la didattica e un public program.
Allestita in due sedi – negli spazi della Fondazione e al Museo Nazionale dell’Automobile (MAUTO) – la mostra offre un ampio sguardo sui tre decenni di attività della Fondazione, raccontando una storia che intreccia ricerca artistica, memoria istituzionale e visioni del futuro. Il titolo deriva dalla videoinstallazione News from the Near Future (2003) di Fiona Tan che rielabora filmati d’archivio che raccontano la relazione tra l’uomo e l’acqua esplorandone la dimensione personale/familiare ma anche la potenza distruttiva legata all’emergenza climatica. Come l’opera di Tan, infatti, la mostra ricompone frammenti di storie e memorie collettive per restituire nuove possibilità di lettura del presente e del futuro, riaffermando la missione della Fondazione: sostenere la ricerca artistica come strumento critico e visionario capace di immaginare ciò che sta per arrivare. “In questi trent’anni”, ci racconta Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, “il futuro è sempre stato la chiave con cui ho cercato di trasformare intuizioni e desideri in una visione condivisa, in un progetto culturale vivo. Oggi continuo a guardare avanti con la stessa passione di allora, pronta a sostenere le nuove generazioni di artisti e ad attraversare, insieme a loro, i linguaggi in continua evoluzione del nostro tempo“.

In continuità con le precedenti celebrazioni decennali – Bidibibodibiboo (2005) e Something old, something new, something borrowed, something blue (2015) – News from the Near Future ripercorre, attraverso oltre cento opere provenienti dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo, l’evoluzione dell’arte dagli anni Novanta a oggi, offrendo al pubblico una riflessione profonda su come essa possa ancora anticipare, interpretare e trasformare il nostro futuro prossimo.
Non si tratta di una semplice retrospettiva cronologica, ma di un archivio visivo, affettivo e concettuale. Le opere – alcune dei quali sono dei capolavori di valore assoluto, come l’incredibile video-installazione Electric Earth (1999) di Doug Aitken, a mio parere tra le opere più belle mai realizzate, e il gigantesco autoritratto di Rudolf Stingel che troneggia nella seconda sala della fondazione – esplorano il dialogo tra linguaggi e media, in un percorso che attraversa tre decenni di mutamenti estetici, politici e sociali. Dai video del già citato Doug Aitken e Steve McQueen alle sculture di Urs Fischer, Berlinde De Bruyckere e Andra Ursuta; dalle installazioni di Tobias Rehberger e Adrián Villar Rojas alle fotografie di Cindy Sherman e Wolfgang Tillmans; fino alle pitture di Glenn Brown, Tauba Auerbach e Ambera Wellmann – il percorso espositivo, a mo’ di manuale della storia dell’arte recente, sottolinea genealogie, convergenze e punti di rottura tra opere e generazioni artistiche.

Sia negli spazi della Fondazione che in quelli del MAUTO, la mostra è articolata in sezioni tematiche: Dal corpo e la sua performatività – con lavori di Matthew Barney, Cindy Sherman, Catherine Opie, Paul Pfeiffer, Janet Cardiff & George Bures Miller e Steve McQueen, che esplorano il corpo come luogo di tensione e identità fino alle fragilità fisiche ed interiori di Vanessa Beecroft, Rudolf Stingel e Charles Ray – alla riflessione sul tempo, la memoria e la storia – con i lavori di Maurizio Cattelan, Claire Fontaine, Tony Cragg, Reinhard Mucha, le installazioni di Slavs and Tatars e Adrián Villar Rojas, che evocano la ciclicità del tempo e la stratificazione della memoria.
Se di futuro si tratta, non poteva mancare all’appello il grande tema della smaterializzazione del corpo e la sua trasformazione della percezione nell’era digitale – con Thomas Hirschhorn, Tauba Auerbach, Avery Singer e Andreas Gursky che con i loro lavori mettono in dialogo materialità e immagine virtuale e, al tempo stesso, la videoinstallazione di Harun Farocki che traccia la storia dei videogiochi come specchio etico e sociale – ma anche una premessa di immaginari futuri con un’idea di mondi possibili, sospesi tra realtà e sogno. Il percorso si conclude idealmente al Mauto con la videoinstallazione The End – Rocky Mountains (2009) di Ragnar Kjartansson, un concerto immerso nel silenzio delle Montagne Rocciose canadesi che invita il pubblico a un ascolto intimo e contemplativo, come un epilogo super poetico.
Parallelamente alla mostra, il MAUTO ospita il progetto Convergenze, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, che inserisce una selezione di opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo all’interno del percorso permanente del Museo. L’iniziativa intende creare un dialogo inedito tra arte contemporanea e cultura automobilistica, restituendo nuove narrazioni sui concetti di movimento, tecnologia e visione del futuro.


