Tra gli eventi collaterali della 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia la Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore, già teatro di un insieme di architetture che ne disegnano la topografia, ospita il progetto della Fondation Cartier per il nuovo museo che aprirà a fine anno a Parigi.
The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel fino al 14 settembre 2025 racconterà il nuovo spazio progettato dall’architetto francese, nato a Fumel nel 1945. Nouvel aveva già realizzato l’edificio precedente per la fondazione inaugurato nel 1994, al 261 di Boulevard Raspail. Una soluzione architettonica in vetro e acciaio che anticipava quella attuale al numero 2 di Place du Palais-Royal, in cui l’imponente struttura si appresta a interpretare una rinnovata leggerezza attraverso le trasparenze del vetro che rafforzano “[…] il senso di appartenenza al cuore di Parigi […]”, scrive l’architetto nel catalogo in uscita a fine anno, in concomitanza con l’apertura della fondazione.
L’edificio haussmanniano risalente al 1855 manterrà la sua estetica esterna originaria, integrandosi con il paesaggio urbano attraverso la scelta delle vetrate di sette metri, che si si affacciano su rue de Rivoli e rue Saint-Honoré, e coinvolgeranno l’isolato intero fino a rue Marengo. Se da un punto di vista tecnico ci sarà una continuità tra spazi e luoghi, tra interno e esterno; da un punto di vista concettuale le vetrate si posizioneranno come un dispositivo estetico e progettuale anche per gli artisti, diventando un palcoscenico in cui ogni elemento si fa portatore di nuove riflessioni e significati.

Una scelta estetica che rimanda all’approccio “contestualista” di Nouvel, come spiega nella pubblicazione Béatrice Grenier (Direttore dei progetti strategici e internazionali della Fondation Cartier) in cui “Una città, in quanto collezione di opere architettoniche, può essere paragonata a un museo. Ogni nuovo edificio può dare espressione al patrimonio urbano che ha contribuito a plasmare il luogo in cui è stato eretto”.
La nuova sede di Fondation Cartier non risponde solo alla sua funzione museale di contenitore, ma differentemente dai modelli chiusi tradizionali, ne crea uno innovativo ripensando a nuove modalità di dialogo tra opera, contesto, pubblico e città. “Il progetto architettonico appare ibrido, in parte edificio e in parte macchina” scrive Antoine Picon (G. Ware Travelstead, e Professore di Storia dell’Architettura e Tecnologia presso Harvard GSD), poiché al suo interno, come mostra il modellino in sezione, il complesso ingranaggio progettato da Nouvel rivoluziona gli ambienti. Li svuota abbattendo le pareti, attrezzandoli con una “macchina” scenica con cinque piattaforme regolabili, soffitti retrattili, pavimenti mobili, parapetti meccanici, persiane orizzontali e dispositivi luminosi, trasformandolo in un “[…] un edificio culturale modulabile e adattabile”, come scrivono nella prefazione del catalogo Alain Dominique Perrin (Presidente Fondation Cartier pur l’art contemporain) e Chris Dercon (Direttore generale).

Adattabile alle esigenze estetiche di ogni attore invitato e ospitato (artista, curatore, pubblico che sia diretto o indiretto attraverso le riflessioni delle vetrate), che dovrà necessariamente ripensare alla sua relazione con lo spazio. “[…] Senza pareti, ciò che viene esposto può essere visto dalla strada […]. Questo nuovo spazio si integra nel paesaggio urbano, […]. Offre nuove possibilità di esposizione dell’arte, non solo al pubblico che entra nell’edificio, ma anche ai passanti, […]”, scrive Beatriz Colomina (Professoressa con cattedra Howard Crosby Butler di Storia dell’Architettura all’Università di Princeton).

Il percorso della mostra oltre al plastico dell’edificio, si articola intorno a immagini in scala 1:1, disegni, video, tre film che raccontano la collaborazione tra architetto e fondazione, e a un palinsesto di incontri pubblici con professionisti che si interrogheranno sul ruolo dei musei. Musei che si pongono all’interno del tessuto cittadino come “luogo ideale per esprimere idee, per parlare, per essere lì, per essere altrove, per essere dentro, per essere fuori, per essere nella città… “, conclude l’architetto. Le forme pensate da Jean Nouvel per la Fondation Cartier diventano materia viva che agisce all’interno (e all’esterno) di uno spazio più ampio, che si colloca nell’elegante layout dell’8 arrondissement mantenendo la sua storia ma interpretando una nuova idea di modernità o postmodernità.


