Uno sguardo capace di trasformare l’ordinario in straordinario: Elliott Erwitt, il grande maestro della fotografia al Palazzo Reale di Palermo

Per la prima volta in Sicilia la Fondazione Federico II organizza una grande retrospettiva dedicata a Elliott Erwitt. Dal 29 maggio al 30 novembre 2025, le sale del Palazzo Reale di Palermo accolgono oltre 190 scatti del fotografo franco-americano scomparso nel novembre 2023, in una mostra che attraversa decenni di storia e di costume.

L’esposizione, organizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura e del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America, offre una selezione inedita delle opere di Erwitt, suddivise tra 110 fotografie fisicamente esposte, di cui oltre 40 in grande formato, e più di 80 immagini proiettate in alta definizione.

Il percorso espositivo si snoda tra le celebri serie “Icons”, “Kolor”, “Family” e “Self Portrait”, mettendo in mostra sia le immagini in bianco e nero che lo hanno consacrato a livello internazionale, sia quelle a colori, raramente esposte e valorizzate in questa occasione. La visita è accompagnata da una playlist ispirata allo storico concerto di Simon & Garfunkel a Central Park, omaggio all’amore di Erwitt per New York e la cultura americana.

Le fotografie di Elliott Erwitt, con la loro miscela di umorismo e poesia, parlano un linguaggio universale raggiungendo pubblici di ogni età e cultura. Erwitt è noto per la sua capacità di cogliere l’attimo con ironia, trasformando momenti di vita quotidiana in immagini universali. Tra i suoi soggetti prediletti figurano ad esempio quei cagnolini “carini” della upper class, ritratti con il loro sguardo tipico, oscillante tra l’affettuoso e il buffo, che raccontano molto delle relazioni umane nella società dei consumi.

Ma Erwitt si rivela un maestro soprattutto nell’immortalare figure leggendarie come Marilyn Monroe, John F. Kennedy, Andy Warhol, Sofia Loren, Muhammad Ali o ancora il giovane Arnold Schwarzenegger. Molti di questi ritratti sono entrati nell’immaginario collettivo, primi fra tutti quelli che immortalano Marilyn cogliendone il fascino imperfetto della sua spontaneità, per non parlare della celebre foto con il vestito sollevato, scattata sul set di “Quando la moglie è in vacanza”, che è diventata parte dell’iconografia del XX secolo.

A questo sguardo sensibile e attento, che il grande fotografo ha sempre rivolto verso l’universo femminile, è dedicata un’intera sezione della mostra. Infatti è alle donne che Erwitt ha dedicato un intero volume nel 2015, nella cui premessa di Charles Flowers si legge: 

«con quattro ex mogli, quattro figlie adulte e quattro nipotine, per non parlare delle molte donne che, nel corso dei decenni, non si sono collocate in nessuna di queste categorie, Erwitt ha accumulato molte risposte alla domanda sulla natura delle donne».

La mostra che gli dedica la Fondazione Federico II mette in evidenza diversi aspetti chiave del suo lavoro e del suo impatto artistico anche attraverso scatti celebri come l’incontro tra Nixon e Kruscev, il funerale di JFK con Jackie Kennedy, e il match di pugilato tra Muhammad Ali e Joe Frazier. Immagini che non solo documentano la storia, ma la reinterpretano con uno sguardo personale, mostrando come la fotografia possa essere sia cronaca che arte.

Erwitt è riconosciuto come un narratore visivo capace di trasformare momenti quotidiani in storie emblematiche, questo suo linguaggio capace di superare le barriere culturali ha influenzato generazioni di fotografi. Egli ha saputo raccontare la realtà con ironia e umanità, come in Maja vestida e Maja desnuda la foto scattata nel 1995 che, come confermò egli stesso, non fu costruita: aveva atteso paziente che si verificasse l’esatta scena ironica che si vede ripresa. 

Questa sensibilità paziente, tipica dei grandi fotografi, capaci di attendere per lungo tempo l’attimo perfetto, quello in cui luce, gesto e sguardo si allineano, è il segreto per rendere ogni fotografia un piccolo capolavoro. Ma la vera cifra stilistica di Erwitt è stata la sua vena giocosa e autoironica, capace di divertire senza perdere in profondità, egli ha saputo cogliere l’essenza della vita nelle sue contraddizioni e bellezze imperfette, il suo sguardo è stato capace di cogliere l’attimo in cui l’ordinario diventa straordinario.

Questa particolare combinazione di sensibilità e ironia ha infatti ispirato generazioni di fotografi, spingendo i confini del fotogiornalismo e della fotografia d’arte.

L’approccio di Erwitt ha influenzato la fotografia contemporanea perché ha mostrato come l’ordinario possa diventare straordinario attraverso uno sguardo empatico, ironico e al tempo stesso umano, trasformando ogni immagine in una storia che parla a tutti.

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