Dall’8 maggio al 7 giugno 2025, Antonio Colombo Arte Contemporanea apre le porte a due mostre personali che, pur diverse per stile e linguaggio, dialogano tra loro attraverso un comune interesse per il simbolico, il visionario e il fantastico. Due esposizioni curate da Ivan Quaroni che confermano l’impegno della storica galleria milanese nel promuovere artisti capaci di costruire universi immaginifici, in bilico tra mito e contemporaneità: “In the Shadow of the Giant Frog” di El Gato Chimney e “Lucid Dreams” di Nicola Caredda.
Nella sala principale della galleria di via Solferino, il protagonista è El Gato Chimney, pseudonimo di Marco Campori, artista milanese classe 1981, qui alla sua quinta personale con Antonio Colombo. Il titolo della mostra, In the Shadow of the Giant Frog, allude a una delle figure ricorrenti nella nuova serie di opere su carta dell’artista, ma anche, più in profondità, a quell’ombra che si allunga sulle nostre coscienze collettive fatta di inquietudini e paure globali.

Le grandi chine su carta che compongono l’esposizione sono il risultato più recente di un percorso artistico che ha fatto della fascinazione per il magico e il misterioso il suo segno distintivo. El Gato Chimney, autodidatta, ha iniziato nel mondo della street art milanese degli anni Duemila, per poi dedicarsi a una ricerca pittorica più intima e antropologica, costruendo nel tempo un personale atlante di immagini, simboli e figure tratte da culture e folklore di tutto il mondo.
Il suo è un approccio che guarda tanto all’occidente medievale e barocco — dai Libri d’Ore a Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio — quanto all’estetica giapponese del sumi-e e dello shodo. In questa mostra, El Gato Chimney rielabora antiche iconografie giapponesi adattandole a temi di stretta attualità: le tecniche di controllo e sorveglianza digitale, il degrado ambientale causato dal fast fashion, le tensioni legate al cambiamento climatico.
A incarnare simbolicamente questi temi sono i suoi Yōkai, creature soprannaturali, spiriti e demoni mutaforma che secondo la tradizione nipponica popolano le strade nelle notti d’estate, in lunghe processioni grottesche e fantastiche. Accanto a loro ritroviamo i personaggi zoomorfi tipici dell’artista: animali antropomorfi vestiti di abiti cerimoniali, scimmie, lepri, rospi, volpi e uccelli, che diventano protagonisti di scene corali e allegoriche, in cui il confine tra favola e realtà si dissolve.
In alcuni lavori, El Gato Chimney riprende anche il formato degli emakimono, gli antichi rotoli illustrati giapponesi, disponendo le sue figure su supporti orizzontali, come fossero capitoli di una narrazione senza tempo. Il risultato è un universo visivo densissimo, dove ogni dettaglio è carico di significato e ogni creatura è portatrice di un messaggio nascosto. Un invito, come sottolinea lo stesso artista, a riflettere su come le antiche paure collettive si siano trasformate in nuove, più sofisticate e pervasive, ma altrettanto ancestrali.

Nella Magic Bus Project Room della galleria, è invece Nicola Caredda (Cagliari, 1981) a raccontare il proprio viaggio nel territorio incerto tra veglia e sonno con Lucid Dreams. La sua pittura si nutre di estetica psichedelica, cultura pop e suggestioni metafisiche, componendo visioni oniriche dove mito e immaginazione si intrecciano.
Caredda, che dopo una solida formazione in Sardegna si è trasferito a Milano, ha costruito negli anni un percorso espositivo importante tra Italia, Stati Uniti e Regno Unito, partecipando a fiere internazionali e collaborando con gallerie come la Jonathan Levine Gallery di New York e la Thinkspace Gallery di Los Angeles. Nelle sue tele, l’artista dà forma a paesaggi simbolici e apparizioni enigmatiche, in cui l’intuizione prevale sulla logica e l’invisibile si fa visibile.
Se le opere di El Gato Chimney sono dense di riferimenti antropologici e folklore arcaico, quelle di Caredda nascono da un immaginario più personale e psichedelico, fatto di allucinazioni, sogni lucidi e narrazioni visive sospese, capaci di evocare stati di coscienza alterati.
Le due personali proposte da Antonio Colombo Arte Contemporanea sono quindi due viaggi complementari attraverso i mondi del simbolico, tra il recupero di iconografie antiche e la creazione di nuovi immaginari. Due linguaggi diversi che, seppur con strumenti differenti, restituiscono il senso di un presente complesso e stratificato, in cui mito, storia e futuro si intrecciano continuamente.