Dal 20 febbraio al 18 maggio 2025, la Fondazione Merz di Torino ospita DEADHEAD, mostra personale di Yto Barrada, curata da Davide Quadrio con Giulia Turconi e realizzata in collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale. L’esposizione presenta una selezione di opere significative dell’artista franco-marocchina, tra film, sculture, installazioni, tessuti e stampe, molte delle quali create appositamente per questa occasione.
Il titolo DEADHEAD rimanda alla pratica botanica della rimozione di fiori e foglie appassiti per stimolare la crescita della pianta. In questa prospettiva, l’artista propone una riflessione su come il ritorno all’essenziale possa generare nuove energie creative. Questo principio guida l’intera esposizione, che si sviluppa attraverso una narrazione visiva e materica incentrata su memoria, colore e processi artigianali, dove il passato si traduce in nuove forme espressive.
Al centro della ricerca di Barrada vi è l’indagine sulle strutture del colore e sulla loro funzione narrativa. La mostra trae ispirazione dagli studi di Emily Noyes Vanderpoel (1842–1939), artista e collezionista americana autrice del rivoluzionario Color Problems (1902), un manuale che analizzava il colore attraverso griglie geometriche, trasformando immagini di oggetti in campi cromatici relazionali. Questa metodologia, che Vanderpoel definiva “la musica della luce”, diventa per Barrada uno strumento di reinterpretazione storica e culturale.
In questo solco si inserisce la serie Color Analysis, in cui l’artista applica le tecniche di Vanderpoel su griglie di velluto tinte a mano, trasformando immagini tratte dalla collezione personale dell’autrice, da opere della collezione d’arte islamica del MAO e da un disegno di Marisa Merz. I pigmenti utilizzati in queste opere provengono da The Mothership, un progetto concepito da Barrada come un “eco-campus femminista” dedicato alla coltivazione e produzione di tinture naturali, situato nel suo giardino a Tangeri. Qui, la ricerca artistica si intreccia con pratiche artigianali e saperi tradizionali, dando vita a un processo di riscoperta delle tecniche indigene di colorazione tessile.
La mostra si inserisce nel consolidato dialogo tra Fondazione Merz e MAO Museo d’Arte Orientale, avviato con la collettiva Trad u/i zioni d’Eurasia (2023-24), dove Barrada ha già presentato un primo nucleo di lavori legati alla teoria del colore. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo edito da hopefulmonster, che raccoglie approfondimenti critici e documentazione sulle opere esposte.
Yto Barrada è la quarta artista a ricevere il Mario Merz Prize, premio internazionale che celebra il lascito di Mario Merz e sostiene la ricerca di talenti nell’ambito delle arti visive e della musica. L’edizione 2025 ha premiato, oltre a Barrada, la compositrice Füsun Köksal, il cui concerto si terrà il 2 luglio 2025 alla Fondazione Merz. Parallelamente, prosegue la quinta edizione del premio, con una selezione di cinque finalisti: Elena Bellantoni, Mohamed Bourouissa, Anna Franceschini, Voluspa Jarpa e Agnes Questionmark, i cui lavori saranno esposti in una mostra collettiva nel giugno 2025.
Riconosciuta a livello internazionale, Yto Barrada è stata recentemente selezionata per rappresentare la Francia alla Biennale di Venezia 2026, consolidando il suo ruolo di artista capace di esplorare le intersezioni tra arte, artigianato, ecologia e politica. Con DEADHEAD, la sua pratica si manifesta in una dimensione immersiva e tattile, dove il colore diventa memoria e la materia si fa linguaggio, in un continuo dialogo tra passato e presente, tra tradizione e innovazione.


