Paulina Almira, chi è la giovane artista che ha ridisegnato la lingua degli Stones

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Se dovessimo descrivere la Pop Art usando un’immagine, il primo oggetto che ci verrebbe in mente sarebbe la famosissima lattina Campbell di Andy Warhol o l’iconico ritratto di Marilyn Monroe. Se invece volessimo raffigurarci in una sola immagine la quintessenza della bibita gasata o quella del fast food, automaticamente ci apparirebbero davanti agli occhi la scritta rossa della Coca-Cola e i due archi dorati del McDonald’s. Invece, cosa spunterebbe fuori se volessimo immaginare il simbolo del Rock? Senza ombra di dubbio, la famosissima lingua dei Rolling Stones, presente ovunque nel mondo tra magliette, tazzine da tè, matite, poster o prodotti d’ogni tipo, acquistabili nei negozi di souvenir, nei mercatini e ovviamente online.

Eppure, tutto cambia prima o poi, e anche la famosa lingua oggi ha deciso di rifarsi il look. E, per ridisegnarla, è stata chiamata una giovanissima ragazza filippina, Paulina Almira, artista, illustratrice, graphic designer, digital e NFT artist, che ha collaborato anche con Vault Art Space, la galleria di criptoarte creata dalla partnership tra Gucci e la piattaforma SuperRare. Con uno stile giocoso, pop, coloratissimo, ironico e ricco di riferimenti floreali e al mondo naturale, ma con un suo originalissimo tocco neosurrealista, Paulina ha conquistato la band rock più celebre del mondo, che l’ha contattata per rifare il look della sua popolarissima lingua. L’occasione, naturalmente, è l’uscita del nuovo album della band (a distanza di 18 anni dall’ultimo disco), Hackney Diamonds, che sarà reso pubblico integralmente solo il 20 ottobre prossimo.

Una ventata fresca e giovanile che già avevamo potuto vedere nel video del primo singolo uscito, Angry, che aveva come protagonista la giovane attrice, conosciuta per aver interpretato Cassie Howard in Euphoria, Sydney Sweeney.

Noto come “Toungue and Lips” o “Hot Lips”, il marchio firmato Rolling Stones fu disegnato, nel lontano 1971, dal giovane John Pasche, studente d’arte del Master of Arts al Royal College of Art di Londra. Era al suo terzo anno di accademia quando Mick Jagger gli chiese di creare un logo per il tour europeo della band del 1970. Pasche affermò in un’intervista che “la scintilla che ha portato al design del logo è scattata durante un incontro con Mick, a casa sua, quando mi ha mostrato un’immagine della dea indiana Kali”.

Oggi dunque, dopo oltre 50 anni, anche quel logo cambia e si ringiovanisce, con lo stile pop della giovane digital artist. E Paulina ha creato un’immagine nuova, di grande impatto visivo: frammenti di vetri o di “diamanti” sono infatti raggruppati – quasi riproducendo l’effetto mosaico –, per ricreare la lingua degli Stones in questa chiave ipercontemporanea del loro logo. I colori rosso brillante, l’effetto vitreo dei vari cocci taglienti e il look tridimensionale della linguaccia più famosa al mondo hanno invaso la copertina del disco, quella del vinile, i muri dei palazzi e monumenti delle diverse città in tutto il mondo e il merchandising del gruppo. Anche il nome del gruppo ha cambiato look: infatti la scritta è formata da scampoli di vetro trasparente luccicanti su un fondo scuro per risaltarne lo splendore. Insomma, una lingua che sembra appena uscita da un negozio di gioielli, del tutto coerente con il titolo del nuovo album in uscita.

Ma a Paulina Almira è stato chiesto non solo di operare il restyling del logo della band, ma anche quello di realizzare un’immagine per la nuova copertina del disco. Anche in questo caso, l’artista ha dato vita a un’immagine mozzafiato, formata da due mani femminili di color rosso sangue: una regge un cuore di vetro spezzato a metà dal pugnale (sempre in cristallo), che è impugnato dall’altra mano. Il tutto circondato da scaglie di vetro. Per la copertina del singolo, campeggia invece un pugno, che pare la quintessenza stessa della rabbia (a richiamare il titolo Angry), sempre rosso acceso, che distrugge in mille pezzi un ripiano di vetro.

In questa intervista esclusiva, Artuu magazine ha chiesto a Paulina di raccontare di sé, delle sue passioni e di come sia arrivata a creare la copertina del nuovo album degli Stones.

Paulina, raccontaci un po’ di te. Sin da ragazzina hai avuto la passione per l’arte?

Sì, sono stata creativa fin da giovane.

Ci sono stati degli artisti che ti hanno inspirata, o dei momenti memorabili o delle immagini che, nella tua infanzia, ti hanno spinta a dire che avresti voluto essere un’artista? 

Non ci sono stati artisti che mi hanno inspirata, però ho amato gli abbigliamenti, le bambole come le Barbie e le Bratz e guardare le Superchicche in televisione. Ho sempre amato la Power Ranger rosa anche se in realtà non ho mai visto la serie. Adoravo quando con mia madre guardavo le sfilate di moda in tv. I giocattoli e i programmi televisivi che guardavo hanno avuto una forte influenza sulla mia arte da bambina e anche adesso da grande. Sono sempre stata una ragazza molto femminile. Ho sempre indossato solo abiti lunghi, gonne, calzini con volant e scarpe Mary Janes. Il rosa e l’oro erano i miei colori preferiti.

Com’è nato questo amore per l’arte e l’arte digitale in particolare?

Sono entrata nel mondo dell’arte digitale per la prima volta all’università e me ne sono subito innamorata.

I tuoi genitori ti hanno spinta a diventare un’artista?

No, non hanno avuto bisogno di spingermi per diventare un’artista. Ho sempre saputo che avrei scelto una carriera in campo creativo.

So che il tuo primo amore è stato per la moda. Avresti voluto fare la stilista? Cosa ti ha portato a cambiare strada?

La moda è stata un settore che ho considerato molto, ma era anche qualcosa che richiedeva più tempo e più sforzi di quanto io fossi disposta a dare. Il periodo del Covid, poi, mi ha indotto a ripensare profondamente il mio cammino. Quando ci fu la pandemia, le offerte di lavoro che mi erano state fatte sparirono. Mi sono accorta che l’industria della moda era un settore troppo incerto, e ho deciso che non faceva per me.

Modella che indossa un capo disegnato da Paolina Almira

Che studi hai fatto prima di diventare un’artista?

I miei studi sono stati Information design seguito da Fashion design. Con l’arrivo del Covid nel 2020, io non avevo soldi né un lavoro, quindi ho deciso di creare opere d’arte e di postarle online ogni giorno. Ho lentamente ottenuto un seguito, e le persone hanno cominciato ad approcciarmi per delle commissioni.

Com’è la tua vita nelle Filippine?

Io attualmente vivo nelle Filippine e la mia vita qui è sempre stata comoda e rilassante. Le spiagge e i posti all’aperto sono sempre stati punti di riferimento per la mia arte.

Hai avuto difficoltà nel mondo dell’arte per il fatto di essere donna e filippina?

Per fortuna finora non ho trovato nessuna difficoltà, ma attribuisco il merito al fatto di essere rappresentata professionalmente da un’agenzia di design affermata e rispettabile. Penso che sarebbe molto diverso se operassi in modo indipendente. La mia più grande fonte di stress come libera professionista è quella di non sapere quando arriverà il mio prossimo progetto.

Per un periodo hai anche vissuto negli Stati Uniti. Perché avevi deciso di trasferirti lì?

Mi ero trasferita nel 2018 per studiare Fashion design, e sono rientrata nelle Filippine nel 2021. Se non avessi mai vissuto in America, probabilmente la mia carriera nel mondo della digital art avrebbe impiegato molto più tempo a spiccare il volo. Sono stata frenata in America per via del Covid ed è lì che ho iniziato a postare quotidianamente la mia arte sul web. Ed è stato proprio attraverso questa pratica quotidiana che ho trovato il mio stile distintivo.

Il tuo è uno stile psichedelico e onirico, con citazioni dall’arte classica, al surrealismo fino a influenze contemporanee, come per esempio da Jeff Koons. Ci sono gli artisti a cui hai guardato in maniera particolare?

Il trittico del Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch è stato una grossa ispirazione per me in questi ultimi anni. Qualunque cosa di Raxenne Maniquiz: la prima volta che vidi le sue opere rimasi ipnotizzata e da lì sono diventata una sua fan. E ancora, i lavori di Guillermo Lorca García, Hajime Sorayama, Peter Palombi e Moebius (Jean Giraud) hanno aiutato a ispirarmi e a creare uno stile tutto mio, anche se non ho mai conosciuto personalmente nessuno di questi artisti.

Tu hai lavorato con il digitale e anche gli NFT. Come consideri gli NFT e lo sviluppo dell’arte sempre più “immateriale”?

Io credo che gli NFT siano un buon modo per gli artisti indipendenti di far girare i propri lavori e potenzialmente anche di venderli, senza dover passare attraverso il tradizionale percorso della galleria.

Ho visto che hai creato anche alcuni capi di abbigliamento. Ti interessa ancora la moda, e vorresti integrarla nel tuo lavoro di artista?

Non è necessariamente una priorità in questo momento, ma potrei sempre considerarla in un futuro.

Ti consideri un’artista pop o new pop?

Non mi piace ripormi in una categoria o etichettarmi. Mi sento limitata. Vorrei poter esplorare qualunque e tutti i tipi di arte senza dover preoccuparmi di rientrare in un genere particolare. L’arte e l’immaginazione sono fluidi. Puntiamo a quello che ci interessa.

La tua arte è incentrata sul rosa, sul corpo femminile, con tacchi, make up, unghie smaltate e moda: è una forma d’arte che afferma l’emancipazione femminile in questo mondo sempre più maschilista? Hai un interesse particolare per le tematiche del femminismo?

Io disegno questi oggetti perché mi interessano nella vita reale e anche perché sia questi che il corpo femminile sono esteticamente piacevoli. La femminilità dovrebbe essere celebrata. Il femminismo e l’uguaglianza sono sinonimi, quindi sì, ho un vivo interesse per l’uguaglianza nel mondo, specialmente quando si tratta dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ.

Ci racconti come ti sei trovata a realizzare la cover del nuovo disco degli Stones?

Lo Studio Fury ha contattato la mia agenzia H+ Creative, per commissionarmi un’opera d’arte originale per il loro nuovo album.

E come hai reagito quando ti hanno detto che avresti fatto un lavoro per i Rolling Stones?

Ero scioccata! Ma non ho potuto emozionarmi fino a quando non ho visto il lancio del singolo Angry e l’intervista dal vivo degli Stones con Jimmy Fallon e le mie opere sullo sfondo.

Hai avuto la possibilità di incontrare la band?

Purtroppo no, non ho ancora avuto la possibilità di conoscere i Rolling Stones. Speriamo in un futuro!

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