L’enigma e il segreto di Vettor Pisani alla Fondazione Pino Pascali

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Era un vero anticonformista Vettor Pisani (Bari, 1934), uno che per quasi tutti gli anni ’60 ha deciso, contro ogni tendenza, di restare al Sud Italia, precisamente a Bari, la sua città. Nel 1963 inaugura la Galleria La Metopa, nel 1966 porta al Teatro Piccinni il Living Theatre, riunendo gli intellettuali baresi e provando a dare una nuova linfa culturale alla città. Ma il richiamo del mondo è troppo grande per un artista che vive la sua epoca inserendosi nei meandri dell’arte d’avanguardia, provando a trovare la sua dimensione. Va a Roma nel 1970, dove comincia a diventare uno dei punti di riferimento dell’Arte Povera, con Achille Bonito Oliva e un giovane Pistoletto. Da lì solo il mondo sarà il limite: partecipa alla Biennale di Venezia ben 7 volte e alla mostra “Italian Art Now: an american Perspective” al Guggenheim Museum di New York nel 1982, al culmine della sua carriera.

Vettor Pisani, Eros e Tanathos 2006

Oggi la Fondazione Pino Pascali presenta “L’enigma e il segreto”, una mostra interamente dedicata agli anni baresi di Vettor Pisani. Nel 1970 infatti, il maestro aveva vinto l’ambìto premio Pascali, e per questo il direttore Giuseppe Teofilo ha deciso di inserirlo all’interno del programma del format “Confluenze”, dedicato agli artisti che, pur non avendo conosciuto direttamente Pino Pascali, ne sono stati influenzati oppure hanno creato “straordinarie congiunture”.

A cura di Giovanna dalla Chiesa, direttrice dell’archivio Vettor Pisani, e Carmelo Cipriani, con oltre 60 opere tra disegni, collage, sculture, installazioni, progetti e stampe in pvc, la retrospettiva si configura come la più ampia mai dedicata a Pisani in terra di Puglia, un labirinto di specchi, ogni opera riflette e moltiplica temi e significati, invitando lo spettatore a una partecipazione attiva, a un dialogo con l’artista e la sua visione del mondo. Vettor infatti configura il mondo come un racconto numerologico, cabalistico, ermetico e iniziatico: tutto ruota sul numero 7 (così come 7 sono, non casualmente, le stanze della mostra), simbolo della Fortuna e delle Muse, con un nucleo che è invece il Theatrum – R. C. Theatrum, un teatro Rosacrociano e insieme teatro del mondo.

È una struttura architettonica ideale, una doppia semi croce intorno alla quale ruotano le espressioni del mondo fenomenico, in continua metamorfosi. Eros e Thanatos, Realtà e Finzione, Vita e Morte sono i temi che si intrecciano in questo teatro, dove ogni spettatore è invitato a cercare la propria chiave interpretativa, rispettando il segreto che sta al fondo di ogni esistenza. Ed è anche quando parla di se stesso che Vettor mischia le carte: dice di essere nato a Ischia o forse a Napoli, figlio di un ufficiale della marina e di una ballerina di strip-tease; tutti elementi di una mitologia personale volutamente inventata.

ettor Pisani, L’isola azzurra 2007

La mostra presenta anche un lato più intimo e personale dell’artista, con incursioni in un mondo privato e ricco di sogno ed erotismo, come nell’ambiente di Animanimale, o nella riflessione sulla tragica storia dell’Occidente in GER:MANìA, le installazioni di Concerto invisibile di Gino De Dominicis e Il Ventre della Gioconda svelano ulteriori sfaccettature del suo genio creativo. Per arrivare poi a delle opere come “L’isola azzurra” dove si intrecciano morte, riti esoterici, l’alchimia – tutti elementi a lui cari – con il personale rimando all’isola di Ischia.

In collaborazione con l’Archivio Vettor Pisani, l’esposizione offre un’ampia selezione di opere, inclusi video di Mimma Pisani, e si completa con un catalogo bilingue, arricchito dai saggi di esperti del calibro di Giovanna dalla Chiesa, Carmelo Cipriani, Asia Benedetti, Achille Bonito Oliva e la stessa Mimma Pisani.

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