Nuove cartografie per gli artisti del domani. Tra attivismo e geografie digitali

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Occorre possedere una autentica e infallibile vocazione per occuparsi di arte e cartografia, e delle reciproche convergenze tra quei mondi, scientifiche e spirituali. Lorenza Pignatti non solo se ne occupa, ma ne è occupata e ne è pure posseduta. “Cartografie radicali”, il suo ultimo libro pubblicato per i tipi di Meltemi Editore (205 pagg, 18 euro) è un racconto gulliveriano tra “Attivismo, Esplorazioni Artistiche, Geofiction”, come recita il sottotitolo del volume.

Come Jonathan Swift, esattamente come il romanziere irlandese che non credeva nella realtà se non come a qualcosa che contenesse ipotesi irreali, e con ciò vere, Pignatti conduce chi legge la sua fantasmagorica mappa in un mondo reale, ma deformato nel fantastico contemporaneo, e cioè condizionato irreversibilmente dall’irrealtà digitale, che si fa mondo vero e reale. La liberalizzazione dei segnali Gps ha accolto la verità del mondo nascosto e lo ha reso manifesto agli artisti, che a loro volta ne hanno fatto narrazione e logo intelligente per il pubblico. È questo il nuovo ecumene che esplora Pignatti con il coraggio e la fede nell’ignoto dei grandi esploratori. Il mondo che ricerca l’autrice è terra incognita per i più, ma per l’arte è intuizione, ricognizione, passaggio obbligato, incontro necessario.

Come sir Livingstone e sir Stanley sulla pietra del lago Tanganika, in questo libro si narra di come e qualmente gli umani incappano nelle tracce del futuro umanoide: pen drive incassate nei muri urbani a cui collegarsi per ottenere indizi sul percorso, mappe google che deformano paesaggi e disorientano navigatori in preda a incubi lisergici, dubbi amleticamente non risolvibili sulla corrispondenza effettiva tra geografia, ovvero lo spazio in cui si vive, e le trasformazioni del territorio terrestre determinate dal cambiamento climatico. Anche di questo, e aldilà del dovuto conformismo della maggioranza degli artisti, si occupa l’arte, scandagliando le aree maggiormente non battute dai più. In questi territori si spinge Pignatti, alla scoperta dei risultati delle ricerche più avanzate, meno dogmatiche, ma non perciò più consolanti, dello stato dell’arte sull’uomo nuovo, che ha perso la bussola in un universo nuovo in cerca di una guida attendibile.

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