Schiaparelli Pink: il cambiamento è rosa

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Schiaparelli Pink è la mostra ospitata al Chiostro delle Clarisse di Noci, in provincia di Bari, dal 5 al 30 maggio 2024, esposizione collettiva al femminile a cura di Sara De Carlo.

Il nome dell’esposizione prende spunto da Elsa Schiaparelli, stilista surrealista, amante dei cappelli e del gusto eccentrico che, nel 1937, ha lanciato il suo profumo Shocking de Schiaparelli, un’essenza il cui packaging aveva ben chiaro sia il messaggio, sia il suo pubblico: un flacone a forma di manichino da sarta, disegnato dall’artista Leanor Fini, ispiratasi al busto della diva hollywoodiana Mae West, poi riposto in una confezione rosa intenso. Ecco come nasce il rosa shocking.

Uno dei più noti utilizzi del colore è stato quello del vestito di Marilyn Monroe nel film Gli uomini preferiscono le bionde. Diceva la stilista: “Il colore d’un tratto mi si parò davanti agli occhi: brillante, impossibile, sfrontato, piacevole, pieno di energia, come tutta la luce, tutti gli uccelli e i pesci del mondo messi insieme, un colore proveniente dalla Cina e dal Perù, non occidentale, un colore shocking, puro e non diluito”. Da questo incontro di rosa e rosso, che mirava a sconcertare per l’eccessiva concentrazione di “così tanto in così poco”, nacque la poesia con cui l’americana Anne Sexton rese omaggio a Schiaparelli, Song For A Red Nightgown (Love Poems), e con cui è stata tappezzata la città di Noci, dal centro alla periferia, per promuovere l’inaugurazione della mostra.

Vale la pena citarla per intero:

No, non proprio rosso, 

ma del colore di una rosa che sanguina.

Un fenicottero sperduto,

da qualche parte detto Rosa Schiaparelli

e non direi rosa, ma color sangue

caramella cuoricini di cannella.

Di lei mi cattura profondamente il colore.

Io la chiamavo la donna in rosso,

la chiamavo la ragazza in rosa,

ma lei era dieci donne

e dieci colori.

Mi è molto difficile darle un nome.

Dietro questa trovata, pubblicitaria, ma non solo, ci sono le parole della curatrice Sara De Carlo: “In un momento storico come questo, in cui ancora vengono messi in discussione i diritti fondamentali delle donne – gli stessi per cui abbiamo già lottato in passato e che davamo per assodati – si fa forte l’esigenza di portare l’arte e la cultura tra la gente, partendo dalle strade e dai luoghi pubblici”.

La sensibilizzazione, che parte dell’esterno, trova la sua conclusione nel Chiostro delle Clarisse, nel centro storico di Noci, dove si raccoglie il lavoro di quattordici artiste che, come spiega De Carlo, “guideranno nella ricerca di un’identità femminile, lontana da quella che il patriarcato e la società hanno apparecchiato per noi molto tempo fa”.

Contro ogni schema costituito, si è aperta la mostra: Loredana Savino a dirigere Donato Console, Gianni Console, Vittorino Curci, Walter Forestiere e Valerio Fusillo, la cui “massa sonora” irritante e violenta, fatta di suoni, parole e vocalità di soli uomini, potrà essere contrastata solo dalle opere delle artiste. A loro, e al pubblico invitato a partecipare, spetta trovare la cura.

Natascia Abbattista, Mariantonietta Bagliato, Natalia Bartoli, Maria Grazia Carriero, Marika D’Ernest, Angelica Intini, Aurora Lacirignola, Ezia Mitolo, Angela Rapio, Michela Rondinone, Rosemarie Sansonetti, Loredana Savino, Elisabetta Sbiroli e Andy Trema sono le quattordici sfumature di rosa protagoniste della manifestazione. Non un rosa qualunque, ma un rosa shocking.

Un rosa che sconvolge e scompiglia, come la creatura di Mariantonietta Bagliato, con i suoi grandi occhi e le labbra voluttuose, serpe e sirena; la scultura allo specchio di Ezia Mitolo, liberata dalle imposizioni sociali, di cui restano solo ossa e vestiti o la Venere di rame di Natalia Bartoli, imponente e sensuale.

Un rosa antico, ma estremo, a cui non siamo abituate, che Maria Grazia Carriero celebra nella sua elaborazione dell’iconografia classica della Madonna con Gesù Bambino. Un rosa scabroso, impertinente, quello de I fiori dimenticati di Andy Trema, un giardino abitato da donne mitologiche, capaci di parlare il linguaggio dei fiori e incarnare la forza degli animali.

Un rosa violento, inesorabile, rappresentato da 25.550 – selfportait, il progetto della fotografa nocese Angelica Intini, denuncia del rapporto che la società ha con il corpo delle donne. Un rosa caldo, quello della carne e del calore, nelle teche luminose di Rosemarie Sansonetti, rappresentazione del rapporto delle donne con la casa, con la cura, che è spettata loro senza che lo chiedessero, e con il cibo.

Un rosa impertinente, che indaga e non si accontenta, quello di Me, Myself and I di Natascia Abbattista e di Michela Rondinone in La trama di casa, metafora della terra lucana e di mani anziane impegnate a ricamare vecchi legami.

Un rosa indomabile, che lotta con la terra, dove è posta la tela grigio carbone in cui l’artista Elisabetta Sbiroli ha immaginato si fossilizzasse la vita e, con lei, le sue creature. Calpestata, percorsa e attraversata, dalla sua autrice e dal pubblico durante l’inaugurazione del 5 maggio, da suolo diventerà suono, campionato, amplificato e mescolato nell’opera di Aurora Lacirignola.

Un rosa che dal basso riparte, per scaraventarsi verso il cielo, in alto, lì dove sono liberi di volare gli aironi di Angela Rapio e dove restano impressi i ventotto tovaglioli dell’installazione di Marika D’Ernest, passaggio generazionale della sua famiglia, su cui l’artista ha dipinto delle lettere, a formare la frase “Il problema è che tu parli”.

Chiede Elisabetta Sbiroli, direttrice artistica del progetto Schiaparelli Pink: “Come si definisce oggi un’identità al femminile? Qual è lo scarto operato dalle nuove teorie sul genere e dalle lotte per la decolonizzazione? Proviamo a esplorare insieme, con gli strumenti dell’arte, della poesia e della letteratura, le mille sfumature di quel colore rosa che si tinge di sangue”.

Ciò che viene fuori dalla mostra è un insieme di forme, visioni e pensieri, che si fondono in una sola lotta comune, che necessita di voci ferme, teste alte e sguardi fieri, e a Noci si è macchiata di un unico fortissimo colore, quello della rivoluzione.

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