Milano, a Palazzo Reale il trionfo barocco di Dolce&Gabbana

È proprio di queste ultime ore la notizia che Virginie Viard, storico braccio destro di Karl Lagerfeld, lascia la direzione creativa di Chanel, ruolo che ha ricoperto sin dalla dipartita del maestro nel 2019. Il mondo della moda è quindi nuovamente in subbuglio, prepotentemente scosso dall’ennesimo cambio di direzione creativa. Ed è forse un micro mondo quello della moda che, nel suo caos di oggi, più che mai chiede ordine, linearità. 

Dolce (Dolce&Gabbana, ndr), come lo chiamiamo in gergo noi fashion victims, racconta una storia semplice. Semplice intesa come lineare, lapalissiana, scevra da fraintendimenti e, in questi ultimi anni di cambi eclatanti e repentini di direzioni creative con cui la moda tenta di asservirsi ad una zona comfy del mercato sacrificando la sua natura intrinsecamente creativa, riassumibile finanche come una storia coraggiosa. 

Il messaggio di Dolce&Gabbana infatti è unico e unilaterale: la storia del marchio è una storia di italianità pura, di amore incondizionato per il Bel Paese e per il suo tanto acclamato Made in Italy, che non scende a compromessi o sconti di sorta per compiacere quel mercato o quell’altro, il che significherebbe sostanzialmente generare insicurezza. La coerenza del marchio, una vera e propria, per dirlo alla Dolce&Gabbana maniera, “fashion devotion”, si evince sicuramente dalla realizzazione della monumentale e assai strutturata mostra “Dal cuore alle mani: Dolce&Gabbana“, che abiterà gli spazi di Palazzo Reale a Milano fino al 31 luglio prossimo. 

Una serie di installazioni immersive e di opere d’arte digitale appositamente commissionate per la mostra si pongono in dialogo con i pezzi unici del brand per costruire un percorso che attraversa i temi cruciali dello stile di Dolce&Gabbana: arti visive, architettura, musica, tradizioni italiane, teatro e lifestyle

Felice Limosani, Le Mani dell’Umanità.

Questo straordinario racconto ha inizio dagli spazi esterni di Palazzo Reale con Le Mani dell’Umanità di Felice Limosani (innovatore ed esperto di Discipline Umanistiche Digitali) nella sua opera posizionata in Piazza Duomo l’artista rende le mani veicolo di un passaggio extra corporeo per toccare l’anima, invitandoci a riflettere sull’autenticità dei gesti e sull’impatto delle nostre azioni nel mondo.

Obvious Art, Eco Eterno.

Troviamo poi Eco Eterno di Obvious Art (Obvious è un collettivo di ricercatori e artisti che lavorano con gli ultimi modelli di deep learning per esplorare il potenziale creativo dell’intelligenza artificiale), un’opera ispirata al futuro della moda: un’opera generativa audio-sincronizzata in cui vengono presentati modelli senza volto, con un’aura permeata da grande enigmaticità. Il percorso prosegue poi con Origini di Alberto Maria Colombo, artista che fa uso dell’intelligenza artificiale per narrare il concetto di metamorfosi, in questo caso applicato alla genesi del duo Dolce&Gabbana: in video l’esibizione di una coppia di ballerini. 

Quayola, Jardin #U1-1.

Quayola ha utilizzato la tecnologia per esplorare equilibri e squilibri tra forze apparentemente opposte: il reale e l’artificiale, il figurativo e l’astratto. Ispirato dalla poetica delle collezioni Dolce&Gabbana Alta Gioielleria e Alta Sartoria, Quayola ha creato un video, Jardin #U1-1,
che indaga la tradizione della pittura di paesaggio: una serie di composizioni floreali sono mosse dal vento diventando la sorgente di dati per la generazione di nuovi dipinti “computazionali” e “algoritmici”. 

Vittorio Bonapace, Deus Ex Machina.

Vittorio Bonapace è invece un maestro dell’arte 3D che con il suo Deus Ex Machina presenta una serie di dieci opere digitali visionarie dove l’elemento androide si mescola e confonde all’umanità in un’atmosfera distopica: una narrazione che oscilla tra passato e futuro, guidata da percorsi visivi in cui si mescolano richiami all’arte del Rinascimento, all’opera, al teatro, al costume, all’architettura. Un insieme che senza fatica richiama l’iconografia estetica tipica di Dolce&Gabbana.

Cartelloo, Brossura.

Il percorso dell’arte visiva si conclude con la firma di Catelloo, artista NFT italiano noto per nascondere nelle sue opere volti ed espressioni facciali per esprimere emozioni solo attraverso forme, colori e luci. Per la mostra ha realizzato appositamente Brossura, una serie di ritratti dalle suggestioni futuristiche, che propongono una nuova visione di bellezza.

Spostandoci poi all’interno delle sale di Palazzo Reale (il percorso prosegue al Piano Nobile), troviamo spazi unici di narrazioni che esplorano le fonti di ispirazione che hanno plasmato la mente e le mani di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che spaziano dalla passione per la cultura italiana all’amore per la tradizione artigianale, tutto rivisitato in chiave contemporanea.

Anh Duong.

La sequenza di sale che esplorano le tematiche fondanti dell’essenza di Dolce&Gabbana ha il suo inizio da uno spazio interamente dedicato al fatto a mano. Troviamo i dipinti di Anh Duong ispirati alle collezioni Alta Moda, la cui estetica si fonde perfettamente con l’identità del marchio, e che sono presentati in stretto dialogo con la selezione di capi presentati in questa prima sala. La seconda sala è invece dedicata all’arte della lavorazione del vetro veneziano: si snoda tra specchi e lampadari di alta caratura artigianale, creazioni pensate per riflettere i minuziosi dettagli di ricami e cristalli che arricchiscono gli abiti presentati al loro fianco. La terza sala presenta un tributo a Il Gattopardo di Luchino Visconti (film che ha come soggetto il celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa), che da sempre rappresenta un riferimento certo nella visione del marchio: gli ambienti del film di Visconti sono rievocati a Palazzo Reale con un setting immersivo che riproduce la famosa scena del ballo.

Al tema della devozione è dedicata la quarta sala, completamente avvolta in un’atmosfera barocca: lo spazio presenta un contemporaneo sancta sanctorum, uno scrigno che custodisce una selezione di creazioni di Alta Moda e Alta Gioielleria. Ma il cuore della mostra è la quinta sala: che fornisce uno speciale scorcio su quella pratica laboratoriale che è il fulcro dell’Alta Moda, dell’Alta Sartoria e dell’Alta Gioielleria del marchio. Questo spazio riproduce fedelmente gli ambienti della sartoria e dei laboratori della casa di moda: sarti e artigiani vi lavorano realmente tutti i venerdì dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 18 per offrire al visitatore un realistico viaggio nella realizzazione delle creazioni dall’idea alla finalizzazione della stessa. 

Il percorso prosegue poi con un focus sull’architettura, disciplina da cui Domenico Dolce e Stefano Gabbana attingono frequentemente per l’ispirazione che guida lo sviluppo delle collezioni di abiti: l’installazione immersiva presentata evoca questa connessione ricorrendo ad una mappatura video delle opere d’arte rinascimentali che decorano la selezione di abiti posta al centro della sala. La ricchezza della tradizione artigianale siciliana rivive invece nella settima sala, grazie a un’installazione decorata a mano da maestri pittori di maiolica e carretto siciliano e arricchita da un minuzioso docu-video del loro lavoro in corso d’opera. 

Qui si stagliano alcune delle creazioni Dolce&Gabbana Alta Moda che trasformano il simbolo popolare del Carretto Siciliano in arte da indossare.

Dal cuore alle mani: Dolce&Gabbana in definitiva rappresenta un gigantesco omaggio alle maestranze italiane: nulla sarebbe possibile senza le mani sapienti di artigiani, veicolo di splendore. La sfida di concepire una mostra di moda in movimento e di grande impatto estetico certamente non è stata disattesa. La mostra è curata da Florence Müller, promossa dal Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale e IMG. 

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