Il Matisse della Seconda Guerra Mondiale: il Museo Stedelijk restituirà l’opera venduta sotto costrizione.

Un viaggio che parte da Parigi nel 1920, attraversa le pagine più tragiche della storia del Novecento e, dopo 80 anni, ritorna al punto di partenza. Questa è la storia di un dipinto, l’Odalisca, opera di Henri Matisse, ai vertici dell’arte novecentesca. Giunge al termine una lunga e complessa vicenda che ne restituisce il legittimo possesso agli eredi di Albert Stern, industriale tessile ebreo, patrono dell’arte e collezionista, forzato ad abbandonare la sua collezione artistica per sfuggire al terrore nazista.

Il dipinto, che dal 1941 trovava dimora nel prestigioso Museo Stedelijk di Amsterdam, è adesso stata restituito, come annunciato dalla stessa istituzione. A sancire la decisione, la Commissione Olandese di Restituzione che ha conclusero essere “abbastanza plausibile” che Stern fu costretto a vendere l’opera. Insperatamente, gli eredi della famiglia Stern ritrovano un pezzo del patrimonio culturale dei loro antenati.

Albert Stern, insieme al fratello Siegbert, volle modernizzare l’industria tessile e perfezionò una formula vincente nella produzione di moda femminile con il marchio Graumann and Stern fondato nel 1888. Mecenate sensibile, Stern nell’intimità domestica faceva da padrino a nomi come Van Gogh e Edvard Munch.

Accerchiati dal terrore nazista, Albert e la moglie Marie Stern tentarono ripetutamente di ottenere i visti per proteggere se stessi e i propri discendenti, ma le domande di asilo vennero ripetutamente rifiutate da Stati Uniti, Cuba, Messico, Uruguay, Brasile, Haiti e Repubblica Dominicana.

Per finanziare la fuga e garantire la salvezza della famiglia, nel luglio 1941 Stern si separò con dolore dall’Odalisca. La vendita, medianata da Lieuwe Bangma, fu al Museo Stedelijk. Da quel momento, l’opera fece parte della collezione del museo, mentre Stern, catturato dai nazisti, venne dichiarato morto nel 1945. Rudolf e Erich, i figli di Stern, e due nipotini furono vittime dell’Olocausto.

La famiglia Stern dichiara: “La restituzione del Matisse è un momento toccante per tutti noi. […] Il dipinto ha compiuto lo stesso viaggio dei nostri nonni da Berlino ad Amsterdam, con una sosta di 80 anni al Museo Stedelijk”.

La vicenda, è stata anche un’occasione per il Museo Stedelijk di approfondire e rendere transparenti le modalità di acquisizione dell’opera. Come ha segnalato Rein Wolfs, direttore del museo: “Quest’opera rappresenta una tristissima storia e si ricollega alla sofferenza inenarrabile inflitta a questa famiglia.” Il caso, avviato nel 2013 quando il museo iniziò a indagare il proprio patrimonio artistico, è giunto oggi a una conclusione: “La sentenza della Commissione di Restituzione rende giustizia a questa storia e naturalmente seguiremo il loro consiglio obbligatorio”.

Un episodio che rischia di rimanere un caso emblematico nel difficile percorso di restituzione delle opere d’arte saccheggiate o vendute sotto costrizione durante la seconda guerra mondiale. Un esempio di responsabilità e rispetto per la memoria condivisa e per la storia di tutte le vittime del nazismo.

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