Alla Galleria Giovanni Bonelli di Pietrasanta: “Unfinished Business” di Nicky Hoberman

La Galleria Giovanni Bonelli presenta “Unfinished Business,” la prima mostra personale dell’artista inglese Nicky Hoberman nella sede di Pietrasanta, curata da Gianni Romano. L’inaugurazione avrà luogo sabato 29 giugno alle ore 19 e la mostra sarà aperta al pubblico fino al 28 luglio. Hoberman è nota per realizzare ritratti di bambini dai volti sovradimensionati, caratterizzati da uno sguardo penetrante e preciso.

I volti dei bambini ritratti da Hoberman trasmettono emozioni forti, compensate o amplificate da un uso ludico dei colori cangianti per gli sfondi o per i dettagli. Queste immagini non sono frutto di fantasia, ma sono basate su frammenti di realtà elaborati da foto polaroid scattate ai figli di amici e familiari, poi tradotte in pittura. L’artista si caratterizza anche per rendere leggermente sfuocate le sue opere, dettaglio che facilita il riconoscimento dei suoi lavori.

Nei progetti più recenti, i colori accesi degli sfondi sono stati sostituiti da un bianco abbagliante, rendendo la linea del colore protagonista. Questa nuova direzione crea un ibrido tra pittura e disegno, dove lo spazio vuoto tra le pennellate diventa importante quanto quello dipinto. Un esempio di questa produzione è l’opera “ButterflyEye Ball,” composta da ventisei tele bianche di piccolo formato che, a un primo sguardo, ricordano il volo di tante farfalle colorate. Avvicinandosi, questo volo si trasforma, rivelando volti disegnati con pochi tratti colorati e veloci che delineano occhi, nasi e bocche.

Il tratto sempre più rarefatto degli ultimi lavori di Hoberman riflette la sua volontà di liberare la pittura, consentendole di “respirare” senza diminuire l’intensità delle emozioni trasmesse. Anche la giocosità è un elemento cruciale della pratica artistica di Hoberman, che bilancia l’intensità emotiva più cupa delle sue figure. I suoi colori vivaci, simili a quelli di caramelle o giocattoli, sono ludici e spesso accompagnati da elementi animali come gattini, cuccioli, galline e anatre, e da titoli che alludono a metafore fantasiose.

La mostra è accompagnata da uno scritto di Gianni Romano e prosegue nella sede di via Nazario Sauro 56 con una selezione di opere di grandi dimensioni della fine degli anni Novanta. Questa sezione aggiunge ulteriore profondità al percorso espositivo, offrendo una panoramica sullo sviluppo artistico di Hoberman e sulle diverse fasi della sua carriera.

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