Il Collettivo artistico Not Surprised critica lo Stedelijk Museum di Amsterdam per il mancato prestito dell’installazione “Bakunin’s Barricade”

Critiche e polemiche si abbattono sul prestigioso Stedelijk Museum di Amsterdam, dopo una controversia scaturita dal mancato prestito di un’opera d’arte che avrebbe dovuto essere utilizzata come barricata durante una manifestazione pro-Gaza. La problematica è stata resa pubblica dal collettivo di artisti Not Surprised, che si è detto deluso ma non sorpreso dalle scelte del museo.

Il fulcro della questione riguarda l’opera “Bakunin’s Barricade” dell’artista Ahmet Öğüt, acquistata dal museo con un contratto che ne permetteva l’utilizzo in manifestazioni o proteste. L’installazione, che ricrea una barricata con oggetti ritrovati e dipinti facenti parte della collezione del museo tra cui opere originali di Nan Goldin, Kazimir Malevich e Käte Kollwitz, era stata richiesta dal collettivo per essere utilizzata nella protesta a tutela degli studenti dalle possibili violenze della polizia.

Lo Stedelijk, aderendo alla richiesta ma puntando a preservare il patrimonio artistico, ha proposto di sostituire le opere originali presenti sull’installazione con delle repliche. Proposta che è stata immediatamente rifiutata dal collettivo, inaccettabile sia dal punto di vista etico, che artistico.

Nel dettaglio, Not Surprised lamenta un’eccessiva protezione dei beni culturali a scapito delle persone e una quasi mercificazione delle opere, che perdono il loro significato rivoluzionario a favore di un mero valore economico. Ancora più grave, secondo il collettivo, sarebbe stato l’intento del museo di utilizzare delle copie nelle proteste senza avvertire il pubblico che si tratterebbe di falsi, pratica che sfocia quasi nella falsificazione.

La polemica riguarda anche il rispetto dello spirito dell’opera stessa, ispirata alla proposta rivoluzionaria dell’anarchico Mikhail Bakunin del 1849 di usare i dipinti del Museo Nazionale di Dresda come barricata contro le truppe prussiane. Pertanto, l’utilizzo di repliche avrebbe svilito sia il messaggio politico che l’intento estetico dell’opera, riducendone il valore simbolico e rendendola puramente performativa.

Il collettivo non ha mancato di evidenziare l’urgenza della situazione in Palestina che richiede azioni concrete al di là delle discussioni nell’ambito sicuro di un museo. Ribadiscono che l’installazione “Bakunin’s Barricade”, concepita con un preciso intento di protezione, avrebbe potuto fornire un sostegno tangibile nelle proteste degli studenti contro le violenze che avrebbero subito in diverse città come Amsterdam, Groningen e Utrecht.

Not Surprised contesta, infine, l’interpretazione data da Artnet News sulla questione, sostenendo che il fallimento non sia stato suo nel chiedere il prestito dell’opera, bensı è stato dello Stedelijk nello non accogliere tale richiesta.

Anche lo stesso Ahmet Öğüt ha espresso la sua disapprovazione per la posizione del museo, criticando l’utilizzo di clausole contrattuali per giustificare il mancato prestito e lamentando un’equivoca comprensione delle condizioni contrattuali, che avrebbero dovuto permettere il prestito dell’installazione per scopi protestativi, a meno di situazioni estreme di insicurezza per l’integrità museale.

Il caso dello Stedelijk Museum di Amsterdam rimane aperto e la polemica sulle priorità e le responsabilità dei musei nel contesto politico-sociale contemporaneo si infiamma. Non resta che attendere sviluppi futuri, sperando in un dialogo costruttivo tra le parti coinvolte.

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