Oltre l’audioguida – sulle orme del Bauhaus per una nuova fruizione uditiva

Quando visitiamo un museo di solito a guidarci è una gerarchia sensoriale che affida alla vista la prima percezione di ciò che ci circonda. Sulla base di questa convinzione nel tempo si sono sperimentati e brevettati tutta una serie di strumenti che hanno cercato di supplire con descrizioni il più dettagliate possibile il presunto vuoto che si viene a creare quando questo tipo di fruizione viene meno.

C’è un nuovo e più recente filone di sperimentazione che invece di cercare di compensare la mancanza, tenta di sovvertire l’ordine tradizionale partendo dal presupposto che l’attivazione del processo cerebrale di comprensione della realtà non sia mai lo stesso per tutti e che proprio in virtù di questo non debba necessariamente passare per la vista.

La stessa descrizione inoltre non deve essere per forza verbale ma può nutrirsi di suoni e rumori e lasciare aperto lo spazio a diverse suggestioni che permettano di abitare un luogo in modo diverso e perciò generativo di nuove interpretazioni.

Registrazione di suoni alla Haus Am Horn. Weimar, 2022.
© Georg Muche: Bauhaus-Archiv Berlin

Questo è quanto proposto nel corso di varie letture sonore degli oggetti, degli ambienti e dei paesaggi, che ormai da diversi anni spopolano nelle rassegne, nelle esposizioni, nelle performance e anche in cataloghi dedicati, perseguendo un approccio multisensoriale alla realtà che incentivi la creatività e moltiplichi le letture possibili del contesto.

Nella sua epoca la scuola del Bauhaus fu tra le prime a teorizzare questo tipo di approccio innovativo, proposto da Walter Gropius, e condiviso da László Moholy-Nagy, Johannes Itten e Josef Albers, inserendo nelle proprie pratiche didattiche esercizi di esplorazione tattile e acustica, utili a scardinare la tradizionale gerarchizzazione tra le arti. 

E ancora oggi proprio i luoghi tra Weimar, Dessau e Berlino, che sono stati protagonisti di questa nuova rivoluzionaria concezione, cercano di offrire i loro spazi e la loro storia alla ricerca e alla sperimentazione al fine di ottenere possibilità di fruizione mai scontate o prevedibili. 

È il caso della performance realizzata nel 2017 a Dessau alla Bauhausfest da Hainbach, Anja Dietz e David Weber, che si è servita di suoni provenienti dagli oggetti e dagli elementi architettonici dell’edificio del Bauhaus, per creare un dialogo improvvisato, coinvolgente e dagli esiti non prevedibili, tra tubi, travi, finestre, sgabelli e altri oggetti attivati attraverso modalità sonore inedite ma partecipate. 

O ancora la successiva performance sonora compiuta nel 2018 sempre a Dessau nella casa del maestro Moholy-Nagy da Špela Mastnak e Paul Beckett, in cui gli spazi sono percorsi in maniera descrittiva per rendere il suono veicolo delle caratteristiche architettoniche e materiche degli spazi.

Un altro interessante progetto si colloca a metà tra quanto queste performance ci hanno permesso di sperimentare con i nostri sensi e quanto tradizionalmente viene proposto per una fruizione accessibile delle opere, che lascia ben sperare per aiutarci nel cammino verso un cambio di paradigma per ciò che riguarda l’inclusione sociale.

Nel 2022 è nato un innovativo prototipo per la fruizione uditiva chiamato Trace the Sound che è ancora adesso in fase di sperimentazione. Ideato da Isabella Louise Küchler col supporto di Christian Upmeier della Libera Università di Bolzano, è stato poi realizzato e testato in collaborazione con la Klassik Stiftung Weimar e l’Associazione per ciechi e ipovedenti di Turingia.

Questo dispositivo audio, immaginato per lo specifico contesto della Haus Am Horn, la prima casa prototipo del Bauhaus, oggi tutelata dall’UNESCO e originariamente progettata nel 1923 da Georg Muche sotto la direzione dello stesso Gropius, è in realtà applicabile a diversi nuovi contesti di fruizione.

Trace the Sound offre un modo nuovo ed inclusivo per percepire l’architettura e permette un’esplorazione sonora e tattile degli oggetti, degli arredi e degli spazi dell’edificio. Essendo la struttura mancante della maggior parte degli arredi originari, tutti gli utenti si trovano ad apprezzare qualcosa che non c’è più attraverso le indicazioni fornite e la personale rievocazione sensoriale che ne deriva.

L’iconicità dell’architettura diviene quindi accessibile attraverso la funzione di mediazione che il congegno attua. Questo passa dall’attenzione di dettagli descritti verbalmente alla loro evocazione ‘poetica’ attraverso suoni e sensazioni tattili, per arrivare a comprendere quelle che erano le esigenze abitative moderne dell’epoca e contemporaneamente ottemperare in modo implicito alla funzione di wayfinding tra le sale. 

I suoni in questo caso, infatti, non cercano solo di descrivere ma di evocare tutte quelle percezioni che ci permettono di abitare lo spazio in modo familiare: attraverso delle cuffie collegate ad un campione tattile tascabile da portare appeso al collo è possibile ascoltare una voce che più che la funzione di guida tradizionale ha quella di mediatrice tra gli ambienti della casa e i visitatori, facilitando la rielaborazione interiore delle percezioni.  

Visitatore alla Haus Am Horn durante l’esperienza di Trace the Sound. Il tappeto non più esistente riprende vita attraverso i suoni. Weimar, 2022. © Georg Muche: Bauhaus-Archiv Berlin

Diverse informazioni sono rese implicite dalla guida stessa per facilitare l’apprendimento in maniera intuitiva come la percezione della grandezza dei vani mediante il solo cambio di acustica dell’audio o come l’orientamento dedotto seguendo la voce e i passi della guida che si sposta da un punto ad un altro.

Ecco quindi che un progetto come questo va ad integrare alla descrizione verbale un aspetto di partecipazione e di coinvolgimento attivo degli utenti attraverso la loro attivazione sensoriale rendendo maggiormente inclusivo un supporto che arricchisce l’esperienza di visita di tutti. In questo modo Trace the Sound non solo raccoglie l’eredità del Bauhaus ma apre nuovi orizzonti di interazione e pari opportunità di fruizione del patrimonio culturale per tutti. 

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