In Primo Piano nell’Arte: Banksy, Louvre e il Centro d’Arte di St. Louis

Banksy, l’artista per definizione provocatore e indiscutibile interprete del nostro tempo, è nuovamente sotto i riflettori per una sua opera presentata di recente che ritrae una barca di migranti in plastica, portata in giro tra la folla durante il Glastonbury Music Festival. Il pezzo ha riscosso critiche significative, guidate dal Segretario dell’Interno britannico, James Cleverly. Quest’ultimo ha dichiarato con disprezzo che l’opera “non è divertente, è velenosa” e “una celebrazione della perdita della vita nel Canale”.

Cleverly, interrogato da Sky News su come potesse essere così sicuro che l’arte fosse destinata ad essere divertente e se non potesse essere vista piuttosto come un commento sulla sua incapacità di affrontare la situazione dei migranti, ha evitato la domanda insistendo di essere “determinato” a fermare i trafficanti di migranti. Sottolineando inoltre, come i politici di sinistra avrebbero ostacolato gli sforzi conservatori per garantire le frontiere del Regno Unito, Cleverly ha insistito sul fatto che l’opera di Banksy equivaleva a “scherzare (sui migranti) e celebrare” il problema. Nonostante l’arte sia soggettiva, Cleverly ha reso evidente che talvolta l’ignoranza può essere una forza di volontà.

Allo stesso modo, altrettanta tensione ha scosso l’area artistica di St. Louis, dove il Craft Alliance Art Center ha chiuso un’esposizione pro-palestinese e licenziato due dei suoi partecipanti. L’esposizione, intitolata “Planting Seeds, Sprouting Hope”, è stata accusata di antisemitismo e, pertanto, rimossa. Gli artisti Dani Collette e Allora McCullough, hanno visto le loro opere rimozioni, tra cui sculture a forma di semi di cocomero incise con la frase “Land Back”, e schede titolate con la frase “Dall’fiume al mare”. Bryan Knicely, direttore esecutivo della Craft Alliance, ha asserito che tali opere incitavano alla violenza, accusa respinta dai due artisti.

Il panorama artistico continua ad essere teatro di controversie anche oltre oceano. Recentemente, la compagnia di danza newyorkese Monica Bill Barnes and Company ha accusato il celebre museo del Louvre a Parigi di aver copiato il suo programma di danza itinerante, Museum Workout, debuttato al Metropolitan Museum of Art di New York nel 2017. Robbie Saenz de Viteri, direttore artistico della compagnia, ha dichiarato di essere stato “scioccato” quando ha scoperto le somiglianze tra il suo lavoro e il nuovissimo workout del Louvre, chiamato “Courir au Louvre”, che non menziona assolutamente la compagnia newyorkese.

Nonostante le avversità, il Louvre ha comunque riportato un bilancio positivo per l’anno 2023, con un aumento delle vendite dei biglietti di oltre 19,5 milioni di euro rispetto al 2022 per le sue sedi di Parigi e Abu Dhabi.

In queste dispute si riflette lo spirito turbolento e appassionante del mondo dell’arte, un terreno fertile per il dibattito, spesso segnato da incomprensioni e controversie, dove l’intenzione artistica si scontra con l’interpretazione pubblica. Ma in fondo, non è forse questo uno dei grandi fascini dell’arte stessa? Un terreno comune in cui le idee sono libere di mescolarsi, scontrarsi e talvolta sconvolgere, in attesa di essere reinterpretate e comprese.

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