“A Digital Framework”: il contemporaneo osservato attraverso la lente dell’AI

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Torna “A Digital Framework”, il ciclo di conferenze scaturito dalla necessità di conoscere e monitorare l’influenza delle tecnologie digitali sul settore delle arti visuali e performative. La crescente diffusione dei software di elaborazione grafica, disegno vettoriale, editing video e recentemente dell’Intelligenza artificiale con la tecnologia text-to-image, ha suscitato scandalo e dibattiti incentrati sulla rilevanza estetica e culturale delle opere prodotte. Eppure, dietro a questi interrogativi si cela una banalizzazione del concetto di arte e di intelligenza artificiale.  

In questo contesto in continuo mutamento nasce l’iniziativa promossa e ospitata dall’Accademia di Belle Arti, a cura dei docenti di Design Grafico Carlo Branzaglia e Danilo Danisi, che intende esplorare le possibilità dell’identità generative, del video mapping, della realtà aumentata/immersiva e dell’AI, per indagare la loro portata rivoluzionaria sul processo di ideazione, generazione e fruizione delle immagini e dei suoni. 

Dal 30 aprile al 31 maggio 2024, l’evento ospiterà quattro protagonisti del mondo digital allo scopo di avvicinare il pubblico ad un universo per molti ancora sconosciuto, ma fondamentale per il futuro, o meglio il presente della comunicazione e degli artisti. Professionisti che rispecchiano aspetti differenti del digitale indagando la loro applicazione nell’intrattenimento e nelle industrie creative.

Il mondo dell’arte digitale ha fatto enormi progressi instaurando collaborazioni e trovando una sua collocazione nel mercato, come dimostra il vertiginoso aumento delle mostre e dei premi in Italia e all’estero dedicati proprio alla sensibilizzazione verso questa nuova tipologia di arte. Sebbene l’arte digitale in Italia non sia ancora presente quanto in altri paesi, esistono già numerosi artisti digitali. Passo dopo passo, andiamo incontro alla completa integrazione del digitale nella nostra quotidianità, nell’epoca delle case high-tech e dello smart-phone vissuto come prolungamento stesso della persona e delle sue capacità di memorizzazione, si manifesta il bisogno di conoscere a pieno ciò che condiziona il giudizio, la vita e il gusto estetico delle persone.

L’incontro d’apertura, “L’opera d’arte nell’epoca dell’intelligenza artificiale”, tenutosi lo scorso 30 aprile, ha esposto una serie di esperienze condotte da artisti tramite l’uso dell’intelligenza artificiale tramite il racconto di Rebecca Pedrazzi. Storica dell’arte che focalizza i suoi studi sulla relazione tra arti e nuove tecnologie, oltre che curatrice della prima mostra collettiva di artisti italiani sull’Intelligenza artificiale, ospitata nel programma del Festival Parma 360.
La conoscenza, i miti, i sogni, l’ambiente, la specie animali e vegetali possono essere plasmati, subire mutazioni, attraverso l’uso della GAN (Generative Adversarial Networks), degli algoritmi e della AI Generative generando glitch art, realtà aumentata, VR e molte altre forme di espressione digitale divenute ormai parte integrante del nostro patrimonio visuale. Attraverso il dialogo avviato durante la conferenza, la studiosa ha introdotto i temi e le forme d’arte su cui si focalizza “A Digital Framework“, presentando i futuri possibili, gli scenari aperti dalle recenti innovazioni tecnologiche, spesso messe in dubbio proprio dagli operatori del settore culturale. 

Nel panorama artistico è sorta la controversia sugli strumenti generativi, la questione è stata: possiamo considerare un algoritmo, un calcolo dell’AI, un artista e le immagini così create delle opere d’arte? Seppure giustificato dall’assenza di un’attenta regolamentazione riguardo questi prodotti visuali, siamo di fronte ad un interrogativo sciocco, concepito senza riflettere sul concetto di medium. Portare avanti questa polemica sarebbe come sostenere che la pittura a olio, la serigrafia o l’acquerello producano automaticamente arte. Sarebbe paradossale. L’impatto dei nuovi medium sul mondo dell’immagine è sicuramente più complesso e articolato di come appare. Dietro a questi prodotti visuali si cela un linguaggio scritto, guidato nella creazione delle immagini, con le proprie regole studiate per avvicinare il risultato finale a ciò che l’autore aveva in mente. 

Difatti, da un lato il digitale necessità della costruzione di interfacce e di competenze che di fatto appartengono ai progettisti, dall’altro propone una riforma dei processi di progettazione, elaborazione e collaborazione che sono oggetto di studio del design.

Questo linguaggio, noto come prompt design, è l’argomento del secondo incontro, “Case studies sulla grafica e sulla progettazione AI generated”, programmato per il 6 maggio alle ore 11 e condotto da Gianluca Bernardini, professore all’Accademia di Palermo e professionista digitale, il quale analizzerà una serie di progetti che hanno usufruito delle intelligenze artificiali per generare illustrazioni editoriali, fashion design, character design per video gaming e gamification. Rivolgendo particolare attenzione ai processi di progettazione tramite l’utilizzo dell’AI stessa, Bernardini spiegherà i fondamenti di questo meccanismo destinato a diventare basilare per chiunque ambisca a lavorare nelle arti. 

Proseguirà questo percorso Sergio Corini, Graphic e Communication Designer, che presenterà il suo libro “Identità dinamiche: un’analisi” nel quale espone un nuovo sistema di classificazione delle identità visive dinamiche, che non si limita ad un’unica suddivisione, ma al contrario considera separatamente diverse categorie per un attento studio tecnico e dettagliato delle diverse soluzioni grafiche che le caratterizzano. La sua è una lettura innovativa dell’idea di immagine generativa, dinamica, gestita a livello algoritmico e spiegata tramite casi studio, tabelle ed immagini. 

Questa conferenza programmata per il 23 maggio alle ore 14, fornirà le basi su cui elaborare una riflessione e un approccio nuovo all’argomento, con la volontà di divulgare e fornire maggiori informazioni ai designer e agli appassionati di grafica per padroneggiare al meglio i propri strumenti. 

Il ciclo si concluderà venerdì 31 maggio alle ore 10 con la conferenza “Lo spazio digitale”, tenuta da Marco Grassivaro, videomaker appassionato delle nuove tecnologie multimediali applicate a musica e teatro, che parlerà dell’invasione dello spazio fisico da parte del videomapping e dell’installazione digitale. Ambiti in cui può vantare una lunga esperienza grazie alla collaborazione con la compagnia di ricerca Teatrino Clandestino e con i festival di autoproduzione e arti digitali HomeworkFestival di Bologna, MUV, DoRave, Nextech e Dancit, oltre che con i registi Romeo Castellucci, Pamela Recinella e Alessandro Talevi

Grassivaro è fondatore di Cera Persa Visual Design e co-fondatore di Apparati Effimeri, aziende operanti nel Visual Design che portano avanti la ricerca nel campo dei nuovi linguaggi digitali, rispondendo alla crescente richiesta di creatività avanzata dal mercato e soddisfacendo le esigenze di promozione e sperimentazione artistica tramite l’innovazione tecnologica. Il suo intervento si concentrerà sulle tecniche di Projection mapping e VR 360°, sottolineandone il funzionamento e la capacità di agire sulla percezione della realtà muovendosi al suo interno per aumentare il coinvolgimento emotivo del fruitore

Esperienze didattiche e divulgative come “A Digital Framework”, sono possibili solo grazie all’impegno e alla devozione di esperti e studiosi che dedicano energia e tempo all’innovazione e alla ricerca per offrire una didattica e un’informazione al passo con i tempi, con l’obiettivo di rinnovare l’arte italiana ed esplorare le dimensioni offerte dal panorama internazionale. Eventi come questo dimostrano come solo dalla collaborazione e lo scambio culturale possa prendere vita il progresso, spingendo artisti e appassionati ad approcciarsi al cambiamento con curiosità ed interesse abbandonando preconcetti e dogmi ormai obsoleti.

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