Le impronte di Toti Scialoja a Verona

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Le “Impronte” del titolo rappresentano forse la stagione artistica più nota di Toti Scialoja. E sono impronte quelle fissate su tela da parte dell’artista romano, rispondendo a una “coscienza dell’ignoto” (parole del curatore) che lo allontana dall’espressività formale. Molto ben curata da Giuseppe Appella, la mostra, ospitata nei solenni ambienti della veronese Galleria dello Scudo con una trentina di opere provenienti dalla Fondazione Toti Scialoja fino al 30 marzo, conduce il fruitore in un viaggio interiore libero che Scialoja emana su grandi dimensioni.

In una testimonianza riportata dal curatore, Toti Scialoja in questo periodo creativo “riempie di colore un foglio, lo rovescia sulla tela e lo stampa battendo forte con le mani”. È questa la tecnica che rimanda a due evidenti impossibilità: correggere e diluire nel tempo. Infatti, come ebbe a dire l’artista a New York nel 1960, “l’impronta è un avventarsi contro e insieme un venirsi incontro alla realtà”, certificando dunque la pressione fisica necessaria per attuarlo e l’istantaneità fulminea del gesto. 

“Sabato sera” (1958, vinavil, pigmento e sabbia su tela di canapa, 199,5 x 142,5 cm); “Rosa Rosae” (1958, vinavil, pigmento e sabbia su tela di canapa, 200,5 x 140 cm)

“Sabato sera” e “Rosa Rosae”, opere del 1958, sono i primi frutti, visitando la mostra, di questa fatalità del gesto. La rosa è un elemento presente anche nella poetica scritta di Scialoja (che è stato anche poeta, proprio a partire dagli anni focalizzati da questa mostra) e la sabbia quasi obbliga ad avvicinarsi alla tela per indagarne le innumerevoli e casuali striature.

“Ripetizione sabbia” (1958, vinavil, pigmento e sabbia su tela di canapa, 145,3 x 244,5 cm)

“Ripetizione sabbia” è personalmente il fulcro centrale del percorso espositivo. Il titolo evoca la ripetitività del gesto, l’impronta che replica se stessa in un fluire che lascia davvero senza fiato e immobili in un’atmosfera silenziosamente museale. La carica materica di Scialoja plana con energia per lasciare impronte che ci rimandano a un corpo a corpo molto fisico con la fragilità della tela.

“Ininterrotto” (1958, vinavil, pigmento e sabbia su tela di canapa, 114 x 146,1 cm)

“Ininterrotto”, sempre del 1958, già dal titolo mostra quanto il flusso creativo e il gesto su tela siano praticamente irrefrenabili come il flusso sanguigno, confermando la serialità dell’impronta e quanto il “premere fisico e il peso corporale sono totali ma al tempo stesso ciechi” (da un giornale dell’epoca).

Del 1960 è “Come vuoi” e qui l’artista ci conferma la predilezione di impronte fissate nell’ampiezza della dimensione. Ci sono segni di verticalità nello spazio visivo, una verticalità è un po’ più rarefatta che anticipa la creatività degli anni successivi. Il titolo sembra suggerire la superiorità dell’impronta che decide in autonomia cosa significare di sé, i differenti gradi di visibilità della pigmentazione, l’alternanza tra presenza e assenza. 

Issoire argento” (1961, vinavil, pigmento, garza, sabbia e corda su tela di cotone, 106,5 x 244,5 cm)

Con un piccolo salto temporale e geografico, l’artista nel frattempo vive e opera a Parigi, “Issoire argento” del 1961 ci mostra anche una piccola variante materica: la garza e il cotone si aggiungono agli altri elementi materici e la tela di cotone. Cambia anche la spazialità delle impronte: qui sono verticali, il vuoto e il pieno si inseguono per comporre un trittico astratto. Affascina gli occhi del fruitore anche la predilezione di Scialoja per dimensioni delle tele assolutamente non convenzionali, con decimali inusuali che rafforzano il senso di anonimato del soggetto scelto in questo periodo dall’artista.

Va segnalata, infine, anche la geografia fisica che accompagna questi anni felici di Scialoja: da Procida al Greenwich e poi a Parigi, in un continuo fluire che lo porta – come emerge dall’osservazione dei lavori parigini – dall’assenza di forme alla piccola urgenza di comunicare forme e ritmo.

Questa mostra preannuncia la presentazione, nei locali della Galleria, del Catalogo generale 1940-1998 delle opere pittoriche e scultoree: una pubblicazione che metterà ordine all’edificio artistico di Toti Scialoja.

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