Chiara Calore: “Vivo in una dimensione onirica, tra storia, mito e web. Anche gli alieni, però…”

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Arrivata terza nel nostro premio “Artist of the Year” (il primo classificato è stato Giuseppe Veneziano, il secondo Andrea Crespi), Chiara Calore, nata ad Abano Terme nel 1994, è oggi considerata una delle più promettenti pittrici italiane delle ultime generazioni.

Il suo è un linguaggio che nasce da diverse influenze: il web, la fotografia, manufatti antichi, la fiaba, il mito e poi il tutto reinterpretato dalla pittura. Ma non mancano certamente i riferimenti alla storia dell’arte e del mondo naturale e animale. Un linguaggio molto “attuale”, sia nelle tematiche, che nella composizione, che creano una struttura espressiva conturbante, visionaria, volutamente oscura ed enigmatica o come afferma la stessa artista: “un incomprensione dei corpi”, che ci conduce in un ipotetico mondo alieno, ultraterreno, non ancora umano o non più solamente antropico.

L’abbiamo intervistata, per farci raccontare come nasce il suo lavoro, quali sono le sue radici, i suoi riferimenti e i suoi progetti per il futuro.

Chiara Calore.

Chiara, come nasce un tuo lavoro? Se non sbaglio ci sono diverse commistioni: inizialmente prendi spunto dal web, da immagini fotografiche, icone della storia dell’arte ecc., che poi rielabori e solo successivamente trasponi in pittura. Esatto?

Esattamente come hai detto tu, il mio lavoro nasce da una ricerca intuitiva e simbolica di immagini che catturo da siti come Pinterest o dal web in generale; come già dicevamo è una miscellanea di figure che possono comprendere opere d’arte passate medievali, barocche, fiamminghi, sino a comprendere figure attuali come ad esempio modelle che indossano capi bizzarri, o scene di qualsiasi tipo di quotidianità.

Chiara Calore, Arenite, 2023, olio su tela, cm 200×280. Courtesy Galleria Giovanni Bonelli.

Anche la natura e il mondo animale rientrano spesso nel tuo lavoro. Esiste un motivo particolare?

Sì, esattamente, le scene che io spesso elaboro sono collocate in spazi naturali o in ambienti dove le figure si mescolano o interagiscono con presenze animali o ibridate. Non esiste un motivo specifico rispetto questa scelta, credo si possa ricondurre a qualcosa di inconscio, a me ha sempre affascinato l’ibridazione delle figure, come quando ad esempio gli dèi greci mutavano di aspetto, e assumevano forme animali, o figure già nate metà metà come ad esempio i satiri o le primissime sirene, che non erano creature per metà pesce ma erano più vicine alla rappresentazione delle arpie. Io credo che questo tipo di narrazione mitologica mi abbia contaminato involontariamente, e allo stesso tempo l’ho declinata rispetto al tempo che sto vivendo, dunque assume più una forma digitalizzata quasi aliena.

Chiara Calore, Venere 6, 2021-22, olio su tela, cm 130×180.

Prima abbiamo accennato alla storia dell’arte, a cui tu fai molto riferimento: potremmo dire una sorta di d’apres, cioè degli omaggi reinterpretati di importati capolavori della storia dell’arte. Questo è un genere a cui si sono dedicati tanti artisti durante la storia dell’arte, solo per fare alcuni nomi: Goya, Picasso, Bacon, Lichtenstein e tanti altri. Cosa ti ha portato in questa direzione?

Mi sono sempre sentita di voler cogliere il meglio dai maestri passati, perché credo che riservino lezioni importantissime e formative per chiunque, credo che essi possedessero una ricerca e una tale cultura cosi ampie che attualmente sia difficile aver un riscontro se non in rari casi. Io copio e rubo le immagini ad altri, ma spesso poi quel che riproduco è una versione completamente distaccata dall’originale: tutto è sempre legato ad una sensazione inconscia della scelta di immagini di tempi remoti.

Chiara Calore, Venere 1, 2021-22, olio su tela, cm 130×180.

Le tue molteplici visioni, le tue suggestioni, i tuoi riferimenti sono certamente tutti elementi molto suggestivi e altrettanto oggettivamente nelle tue opere emerge un’importante padronanza della tecnica pittorica. Tuttavia non pensi che con questa sovrapposizione, interazione e perdita d’identità di alcuni soggetti ci sia il rischio, che possa risultare un po’ confusa la comprensibilità della visione e di conseguenza ne possa risentire il messaggio che vuoi comunicare?

Io credo di non voler propriamente divulgare un messaggio, nel senso che io ho sempre visto quel che rappresentavo come una lunga narrazione. È come se me il racconto me lo immaginassi in movimento, ovvero come quando si legge un libro di favole, e ciò che emerge nella mente del bambino sono molteplici suggestioni, ricche di riferimenti e talvolta confusionarie, quasi come in una dimensione onirica. Penso di esser ancora fortemente legata alle mie suggestioni infantili.

A tal proposito cosa ti spinge a celare, oscurare, quasi privare d’identità i volti dei tuoi soggetti?

Penso sia un po’ legato al discorso precedente, ossia nella dimensione onirica ci creiamo e inventiamo i nostri personaggi e talvolta però loro non hanno identità, ne volto e però spesso li riconosciamo anche se si celano. Poi questa pratica nasce anche dalla commistione delle figure che io sovrappongo digitalmente, di frequente si deformano e sono incomprensibili.

Chiara Calore, Venere 5, 2021-22, olio su tela, cm 130×180.

I  tuoi lavori mi rimandano anche ad un tempo non reale: non mi riferisco solo al fatto che siano tematiche mitologiche, bibliche, del mondo fiabesco ecc., ma in quanto ho la sensazione di osservare un tempo onirico, lontano da quello diurno, nel quale appunto avvengono fatti ed interazioni non sempre coerenti con la possibilità del reale; ciò che ne deriva è una visione atemporale, oscura,ma anche enigmatica, misteriosa quasi celata, che mi riconduce spesso ad associare le tue opere a quello straordinario quadro, che è La tempesta di Giorgione.

Esattamente.

Oltre alla pittura stai indagando anche la scultura?

Sì, ho già utilizzato la creta e ho riprodotto alcuni dei personaggi per me emblematici sotto forma di piccole statuette, le prime si rifacevano alle rappresentazioni di Aldovrandi, ma anche dai Modi di Marcantonio Raimondi (celebre libro erotico rinascimentale, ndr).

Chiara Calore, Venere 2, 2021-22, olio su tela, cm 130×180.

Come mai hai abbandonato gli studi presso l’Accademia di Belle Arti?

Ho lasciato l’Accademia perché vinsi una residenza artistica presso la Fondazione Bevilacqua la Masa a Venezia, ed era il periodo nel quale avrei dovuto fare la tesi, ma ci fu una scissione con il mio atelier, che mi portò ad avere dei problemi e litigare con il docente e da lì ho deciso di abbandonare definitivamente e prendere la mia strada.

Hai studiato anche restauro?

Ho fatto un breve percorso riferito al restauro lapideo, ci siamo occupati del restauro del caffè più antico di Padova ossia il Pedrocchi, nella sala rinascimentale dove c’erano interventi degli anni Settanta fatti molto male, e poi in un oratorio sconsacrato vicino la Specola sempre a Padova, l’Oratorio di San Michele, li abbiamo ritoccato gli affreschi antichi. E poi molto cantiere… Ma non era la mia strada.

Chiara Calore, Ibridi, 2023, olio su tela, cm 170×190.

Hai dei riferimenti culturali ai quali ti ispiri o ai quali devi la tua formazione ed ispirazione?

Credo che io tragga ispirazione soprattutto dai maestri fiamminghi ma non credo di aver un riferimento preciso al quale io mi ispiro; cerco di cogliere differenti stimoli, anche attraverso la conoscenza di qualcosa distante dall’arte come ad esempio l’uso del corpo all’interno di attività fisiche, credo che mente e corpo siano inevitabilmente dipendenti l’uno dall’altra e se si cura il corpo la mente ne gode. Poi ho una passione molto forte per il mondo alieno e delle abduction (rapimenti alieni, ndr) e tutto ciò che ne consegue e anche quello dell’ipnosi regressiva.

Sei una giovane artista, ma già con un curriculum interessante, con esperienze importanti. Ti chiedo se è stato difficile riuscire a fare questo percorso, ad avere opportunità per poter lavorare nell’ambito artistico?

È stato complesso agli inizi, perché dovevi cercare di convincere curatori etc. che potevo avere un linguaggio potente. Io nel complesso comunque mi sento fortunata, perché in fondo hanno sempre avuto fiducia in me stessa e io ne ho anche riposta molta. Ma ho sempre pensato prima alla pittura e a fare tutto in modo riflessivo, il lavoro che arriva agli altri credo ne sia la conseguenza. Penso che le persone si accorgano quando sei un artista “sincero”.

Chiara Calore, Venere 4, 2021-22, olio su tela, cm 130×140.

Che consiglio daresti ad un giovane che vuole provare ad intraprendere il lavoro di artista?

Credo che consiglierei di non demordere, ma allo stesso tempo di farsi valere e cercare però di distaccarsi dalla massa e dalle volontà collettive.

Quali progetti stai realizzando e se potessi quale ti piacerebbe realizzare?

Sto lavorando a differenti progetti. Due a Napoli: il primo Made in Cloister, una mostra curata da Demetrio Paparoni, sul tema che riguarda l’inclusività e legato anche all’immigrazione. Il secondo è una collettiva a sempre a Napoli da Annarumma. Poi anche una mostra a Canneto sull’Oglio, seconda sede, oltre a quella milanese, della galleria Giovanni Bonelli, sul tema del diavolo in corpo curata da Daniele Capra e Massimo Mattioli. E ancora una mostra nel museo di Calasetta in Sardegna: una bipersonale con Nicolò Bruno. Il premio Vaf a giugno a Kiel e poi al Mart di Rovereto. Credo che vorrei poter entrare all’interno di uno spazio storico museale o alla Doria Pamphili di Roma.

Grazie Chiara: che l’arte sia sempre con te!

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