L’architettura dentro l’architettura. Luisa Lambri ripensa gli anni Settanta per Artefiera

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La chiesa di Santa Maria Assunta, a Riola di Vergato (nel comune di Grizzana Morandi, a una trentina di chilometri da Bologna), è uno di quegli edifici che si amano o si detestano, senza vie di mezzo. Gli assolutisti della tradizione probabilmente inorridiscono davanti alla facciata in odore di architettura industriale e forse ancora di più girando intorno alla gelida torre campanaria, pensata come un sovrapporsi di sottili fogli verticali, ma non c’è dubbio che questo progetto di Alvar Aalto – l’unico in Italia firmato dall’architetto finlandese nonché la sua unica chiesa cattolica – emani un certo fascino. Non proprio mistico, forse, ma decisamente intrigante. Voluto dal cardinale Giacomo Lercaro sull’onda dell’esigenza, dopo il Concilio Vaticano II, di modernizzare la chiesa anche dal punto di vista estetico, l’edificio ci mette dieci anni – dal 1966 al 1976 – per essere realizzato e dodici per essere aperto al pubblico, che finalmente può varcare l’ingresso e andare oltre la facciata asimmetrica spoglia e liscia, sormontata da una sorta di onda stilizzata, e immergersi dentro l’unica navata, retta da archi irregolari dal vago aspetto industriale e illuminata dalle vetrate a soffitto.

Luisa Lambri, Untitled (Turegano House, #01), 2010. (courtesy Thomas Dane Gallery).

Oggi è proprio la chiesa di Alvar Aalto la protagonista del progetto L’Esprit Nouveau che Artefiera ha commissionato alla fotografa Luisa Lambri, designandola protagonista per quest’anno di Opus Novum, lo spazio che dal 2019 la Fiera di Bologna dedica a un artista contemporaneo (Lambri arriva dopo Flavio Favelli, Eva Marisaldi, Stefano Arienti, Liliana Moro e Alberto Garutti in un’alternanza di genere che, se non è un caso, si rivela di una regolarità sorprendente).

Luisa Lambri (Foto by Maria Continella).

Luisa Lambri è una poetessa dell’obiettivo. Le sue fotografie scandagliano lo spazio abitativo individuando infallibilmente i punti nevralgici dell’equilibrio spaziale e ci restituiscono una realtà altra, rigorosa e lirica al tempo stesso, fatta di spiragli segreti, spigoli sussurranti e corridoi misteriosi che sembrano poterci portare oltre lo specchio di Alice; un’indagine sul pieno e sul vuoto e sulla luce e il buio che non a caso, dagli organizzatori, è paragonata all’ossessiva ricerca sulle forme portata avanti da Giorgio Morandi attraverso le sue nature morte.

Luisa Lambri – Untitled (The Met Breuer, #02) Courtesy Thomas Dane Gallery.

Nel progetto in mostra ora – durante il periodo di apertura della Fiera e poi fino al 3 marzo – Lambri sceglie di isolare dei dettagli, portandoci su un terreno che lei ama, e cioè quello che ci lascia in bilico tra figurazione e astratto. E il progetto assume un nuovo e più ampio respiro grazie alla sede che è stata scelta per esporlo: il Padiglione Esprit Nouveau che si trova proprio all’ingresso del quartiere fieristico. L’edificio è stato realizzato da Giuliano e Glauco Gresleri e da José Oubrerie nel 1977, riproducendo nei minimi particolari la costruzione firmata nel 1925 da Le Corbusier e da Pierre Jeanneret per l’Exposition Internationale des Arts Décoratifs di Parigi del 1925, e in seguito demolita.

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