Le estasi di Santa Rosalia di van Dyck, Novelli, Preti e Giordano a Palermo

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È Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, la protagonista della mostra ambientata nella Pinacoteca di Villa Zito, fino al 19 maggio, in occasione della ricorrenza giubilare dei 400 anni dal ritrovamento delle spoglie sacre. Le estasi di Santa Rosalia Antoon van Dyck, Pietro Novelli, Mattia Preti, Luca Giordano, curata da Maria Concetta Di Natale espone alcuni capolavori straordinari della storia dell’arte moderna presi in prestito da istituzioni straordinarie del panorama internazionale. Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia ente promotore della mostra, afferma di aver realizzato un «ponte culturale con altre istituzioni europee» tra cui il Museo del Prado, la Real Academia des Bellas Artes de San Fernando di Madrid, l’Archivio Diocesano dell’Arcidiocesi di Malta, il Museo Diocesano di Palermo e il Palazzo Reale di Palermo.

Antoon van Dyck e aiuti, “Santa Rosalia”, 1625 ca., olio su tela, 51×41 cm, Palazzo Reale, Palermo

Santa Rosalia – Rosalia Sinibaldi – nacque a Palermo presumibilmente nel XII secolo e secondo la storiografia morì il 4 settembre del 1160. La tradizione la descrisse come figlia di un nobile feudatario che lasciò l’agiatezza della vita di corte, per avvicinarsi alla vocazione eremitica. Giunse a ritirarsi dapprima in una grotta del feudo paterno di Quisquina e successivamente in un’altra situata su di un promontorio svettante sulla città di Palermo: Monte Pellegrino. È nel 1624 che Palermo divenne palcoscenico di un’epidemia di peste. Santa Rosalia, così, apparve in sogno a un cacciatore e indicandogli la via per trovare le sue sante reliquie, promise di liberare la città dalla dilagante pestilenza, se solo le sue spoglie fossero portate in processione per la città in modo da purificarla e liberarla dal male. È da quel momento che santa Rosalia – anche detta la Santuzza dai palermitani – diviene una delle sante più note e pregate della cristianità siciliana.

Pietro Novelli, “Santa Rosalia di Palermo in gloria”, ante 1647, 204×180 cm, Real Academia des Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Il culto della santa e la sua iconografia si diffusero, valicando i confini di Palermo, giungendo in tutta Europa. Fu Antoon Van Dyck a contribuire alla sua diffusione iconografica, poiché tra il 1624 e il 1625, nella fase più acuta della pandemia, si trovava a Palermo. È in mostra, per la prima volta, un raro esemplare rinvenuto dal fondo antico della Biblioteca della Fondazione Sicilia, una raccolta di incisioni realizzate nel 1629 da Philips de Mallery sui disegni di Van Dyck, S. Rosaliae Virginis Panormitanae Pestis Patronæ iconibus expressa.

I dipinti in mostra testimoniano la fervida produzione artistica successiva al 1624, la cui eterogeneità pittorica testimonia la straordinaria vividezza espressiva di pittori e artisti che restituiscono su tela la santità della patrona palermitana. È del 1625 la Santa Rosalia di Van Dyck, presa in prestito dal Prado di Madrid, originariamente posseduta da Giovan Francesco Serra di Cassano e acquistato da Flippo IV di Spagna. Nel dipinto, la santa, la cui posizione varia leggermente rispetto alle altre tele a soggetto identico dell’artista, ha il volto inclinato verso l’alto ed è raffigurata nel momento della totale contemplazione estatica. È un quadro che restituisce il pieno stile barocco e la straordinaria capacità di Van Dyck di leggere l’animo umano e comprendere le complesse psicologie, ritraendole sulla tela; segno della più tradizionale arte fiamminga.

Luca Giordano, “Santa Rosalia”, 1697, olio su tela, 81×64 cm, Museo del Prado, Madrid

La sofficità delle carni e il chiarore che accompagna la sua santa contrastano con l’oscurità dilagante del paesaggio ombroso, specie la parte destra. Un manto di capelli rossastri scende sul volto perpetuo, incorniciandolo caldamente. La mano destra della santa è poggiata al petto simbolo di penitenza e devozione, nell’altra tiene uno scheletro brunastro. A restituire un dinamismo soave è il piccolo putto, che è pronto a porgere sul capo di Santa Rosalia una corona di fiori.

È presente anche la Santa Rosalia, datata 1677-1678 di Mattia Preti, artista definito da Roberto Longhi «veristico e apocalittico» che maturò nella stagione del barocco e dell’influsso caravaggesco. Vi è la Santa del 1697 del pittore napoletano Luca Giordano e Santa Rosalia in gloria coronata dagli angeli intercede per la città di Palermo, 1625-1649 ca di Pietro Novelli, pittore e architetto monrealese. La mostra si offre, mediante i musei prestatori, come un grandioso ritorno di queste opere nel loro luogo d’elezione; esse sembrano ritornare nella terra della loro originaria ispirazione.

La Pinacoteca di Villa Zito diviene, in quest’occasione, un museo sacro che ripercorre per mezzo di tele plurime, il viaggio esistenziale della santuzza palermitana, che pur vivendo brevemente ha lasciato impresso il suo ricordo nella cristianità di Palermo e nella storia dell’arte non solo nazionale ma in quella di tutta l’Europa.

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