Prestando particolare attenzione alla divulgazione di artisti sottovalutati o poco conosciuti, la collezionista Grażyna Kulcyzk ha ridato vita a un vecchio monastero nelle alpi svizzere. Nasce così Muzeum Susch.
Nei primi giorni del 2019, precisamente il 2 gennaio, è stato inaugurato un nuovo museo ai piedi delle montagne di Engadina (Svizzera): il Muzeum Susch (qui il sito). Il nuovo complesso sorge sulle rovine di un antico monastero medievale del 1157, riadattato nel XIX secolo a birrificio. L’egregio lavoro dei due architetti Chasper Schmidlin e Lukas Voellmy ha permesso di ridare vita all’intero complesso armonizzando le linee contemporanee con le rovine originarie, creando così uno spazio stimolante per la produzione artistica e una cornice perfetta per organizzare mostre d’arte. L’utilizzo di materiali provenienti dal sito stesso e la disposizione degli spazi, che rispecchia fedelmente quella originale, hanno permesso un restauro innovativo che ha creato uno spazio espositivo di 1500 mq su quattro piani, il cui punto focale è la torre di raffreddamento alta 17 m. Nelle altre zone del monastero sono stati ricavati la sede della fondazione, un ristorante e una casa per la residenza degli artisti, nell’assoluto rispetto della legge di conservazione storica cantonale.
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Lo spazio ospita sia mostre temporanee sia una collezione permanente con opere di artisti concettuali provenienti soprattutto dall’est Europa, spesso sottovalutati o ignorati storicamente. Ogni opera è stata creata per armonizzarsi perfettamente con la struttura del museo: ne è un esempio l’opera Scale (2016-17) di Monika Sosnowska, collocata nella torre di raffreddamento. Tra i molti artisti in mostra son da segnalare le tante artiste che propongono opere d’arte a sfondo politico. Tra queste troviamo Joanna Rajkowska, che presenta una riproduzione della bomba atomica (Painkillers, 2014 – 2017) che invita a ragionare sul ruolo della guerra nella società contemporanea. E ancora Zofia Kulik che, con Ethnic Wars. Large Vanitas Still Life (1995/2017), ha creato un’installazione composta da teschi (finti) appartenenti a vittime anonime delle stragi in Serbia e tessuti etnici ripresi dalle sciarpe indossate dalle donne serbe in lutto.
Tutta al femminile sarà la mostra temporanea in corso fino alla fine di giugno, “A Woman Looking at Men Looking at Women” , che analizza il ruolo della donna nella società contemporanea. Gli artisti partecipanti si sono interrogati sul concetto di emancipazione femminile, sulla teoria dei generi e sul movimento femminista. Il Muzeum Susch si configura, quindi, come un museo d’arte contemporanea sui generis, situato in una location da sogno e con un’identità ben precisa legata alla narrazione di tematiche attuali e impegnate.