Loris Di Falco, grazie all’AI Duchamp gioca a scacchi con Boris Vian

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L’intelligenza artificiale ha ancora una volta riscritto, o meglio ancora, ricreato la storia, dando vita, di fatto, a una macchina del tempo e catapultandoci nel periodo parigino del primo dopoguerra. Sono fotografie antiche, consumate dal tempo e che ci riportano a una realtà ormai distaccata dalla nostra: una realtà che non ci appartiene più ed è solo presente grazie ai ricordi tramandati di generazioni in generazioni, alle fonti scritte e alle pochissime tracce lasciate dal passato. 

La fee verte cm 100×130 Tecnica mista su tela 2023

Ed è il caso della mostra intitolata Parisiennes dell’artista italiano Loris Di Falco (nato a Milano nel 1961) e curata da Marco Meneguzzo, che sì, ci scaraventa di primo acchito in una Parigi sospesa ma utilizzando puramente uno strumento d’avanguardia contemporanea, anzi, futuristico: l’AI. L’artista, infatti, ha esposto nella galleria Fabbrica Eos (viale Pasubio 10, Milano) 20 fotografie, talvolta bicromatiche e talvolta a colori, creando un vero e proprio collage di immagini usando esclusivamente l’intelligenza artificiale.

La schiuma dei giorni cm 112×162 Tecnica mista su tela 2023

Le immagini proposte sono per lo più figure femminili, tra cui Nadja, protagonista dell’omonimo romanzo di André Breton, seduta in bar e bistrot alle volte affollati, creando, con il loro sguardo, un clima di attesa, sospensione. Sono presenti anche Marcel Duchamp che gioca a scacchi con una ragazza nuda, i protagonisti del romanzo di Raymond Queneau I fiori blu, lo scrittore Boris Vian, il poeta Jean Cocteau e molti altri.

L’uso di una macchina così affascinante, e al tempo stesso anche temuta da tanti per via della sua incredibile capacità di generare immagini stupefacenti e surreali, può, non solo riprodurre tramite la fotografia dei momenti storici precisi del tempo ma anche di generare una storia, un pensiero, un legame tra l’opera e lo spettatore. La capacità dell’artista di dare senso, forma e coerenza alle immagini è poi il tassello che trasforma una novità tecnologica in opera d’arte. 

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