“Tempi Nuovi”: arte, tecnologia e società a confronto da CUBO Unipol a Bologna

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Merito dell’omonimo progetto espositivo di Stefano Non, curato da Claudio Musso, e visitabile fino all’11 maggio 2024

In questi ultimi anni si è molto parlato di “musei d’impresa”, del loro ruolo e degli obbiettivi prefissati, complice la proliferazione di tal tipo di istituzioni soprattutto in Italia. Tra queste si annovera una realtà che a Bologna si sta facendo strada con una visione ben precisa: dialogare con il pubblico raccontando l’identità, il patrimonio e la storia della corporate che rappresenta tramite esperienze culturali coinvolgenti. Si tratta di CUBO, il museo d’impresa del Gruppo Unipol: un luogo dove passato e futuro si intrecciano in un affascinante dialogo tra arte e tecnologia. Fondato nel 2013 è stato di recente ampliato con l’aggiunta di nuovi spazi presso la cosiddetta Torre Unipol, l’edificio in Via Larga che ha superato in altezza la storica Torre degli Asinelli diventando la costruzione più alta di tutta l’Emilia-Romagna. 

La sede aggiuntiva di CUBO, in uno dei piani più alti del grattacielo, non è però dedicata esclusivamente all’esposizione artistica: ospita anche eventi ed incontri. Insomma più che un museo statico un vero e proprio centro culturale che, di volta in volta, diventa il palcoscenico di conferenze con esperti, spettacoli, concerti e rassegne come “Cubo Live” e “Non Ballo da Sola” che promuovono il dialogo e l’inclusione sociale.

01_Stefano Non, DADA 3000 I.E., 2024, 2 video CGI, 6’ ciascuno

Tornando, invece, alle mostre temporanee, fino all’11 maggio 2024 nei due plessi è visitabile l’esposizione “Tempi Nuovi”, curata da Claudio Musso: un’immersione nell’universo creativo dell’artista bergamasco Stefano Non, noto per il suo lavoro multidisciplinare che spazia dalla scultura alla videoarte, dall’installazione alla performance. Classe 1984, Non ha sviluppato fin da subito un marcato interesse per l’arte e la tecnologia, acquisendo competenze e conoscenze grazie a un percorso da autodidatta e alla sperimentazione di materiali e tecniche sempre differenti. La sua formazione multidisciplinare gli ha permesso di integrare elementi provenienti da campi quali la scienza e la filosofia. 

Le opere di Stefano Non esplorano temi legati alla società contemporanea, al progresso tecnico, alla natura umana e alla relazione con il mondo che lo circonda. Attraverso l’uso di media innovativi l’artista sfida le convenzioni creative e invita lo spettatore a riflettere sulle complessità della vita moderna.

Stefano Non, “Giraffa con Giraffine Cosmiche” al Museo terrestre, 2024, installation view, ph Vincenzo Ruocco

Seguendo questo filone il progetto per Unipol “Tempi Nuovi” pone i visitatori di fronte a tematiche cruciali della quotidianità come la gamification e l’ibridazione tra τέχνη e umanità, offrendo una prospettiva unica e stimolante sulla società contemporanea e sul futuro. L’esposizione, nel suo complesso, si suddivide tra la mostra inedita “Menopermenougualepiù (Costruire sull’assenza del referente)”, allestita presso CUBO in Torre Unipol, e “Giraffa con giraffine cosmiche al Museo terrestre” nella sede del Museo in Porta Europa. 

La prima è un’esperienza che trasporta chi la osserva in scenari futuribili attraverso opere video, azioni dal vivo e performance, immergendolo in paesaggi ricostruiti in chiave videoludica. Stefano Non, grazie ad un’estetica geometrica ispirata a videogiochi quali SimCity e Minecraft, crea un dialogo perfetto con l’architettura circostante e il panorama che si ammira dai vetri del grattacielo, generando una vera e propria immersione totale. In particolare l’opera “DADA 3000 I.E.”, collegando audacemente teoria scientifica ed estetica tecnologica, si configura come uno dei momenti culminanti nella trilogia dell’artista.

Stefano Non, “menoxmenougualepiù”, 2024, installation view, ph Vincenzo Ruocco

Le sequenze narrative, che fanno collidere temporalità diverse, offrono una visione straordinaria e inquietante di un futuro intriso di rimandi al passato. In questo contesto emergono le figure di Marie Curie, Maria Lai e Ursula K. Le Guin sedute su divani e poltrone ispirati al gruppo Memphis, mentre Nam June Paik cerca di sintonizzare i tubi catodici delle sue opere. Una sorta di tableau che richiama tanto il surrealismo cinematografico quanto le metafore accessibili delle animazioni Pixar, offrendo una visione suggestiva e immediatamente comprensibile del funzionamento del pensiero astratto.

Dal ragionamento sulla concezione tradizionale di museo come luogo umano di conservazione della memoria emerge, invece, un’immagine paradossale e inquietante di un futuro postumano, in cui le forme della vita terrestre sono conservate in lamine lucenti, emanazioni di energia e materia. In questo scenario “Giraffa con giraffine cosmiche al Museo terrestre” mostra la madre e le sue piccole come pura luce: simboli di sopravvivenza in un ambiente completamente mutato. Nelle opere di Stefano Non evoluzione e futuro si intrecciano, così come museo e memoria, sfidando gli spettatori a trovare un modo per coniugare questi concetti nella complessità del nuovo mondo che si delinea.

Ancora una volta CUBO si conferma un’ istituzione in cui arte e tecnologia si incontrano per ispirare, educare e trasformare, guidando il dialogo culturale e sociale del nostro tempo e offrendo esperienze significative e stimolanti per tutti i visitatori.

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