Palazzo Reale di Milano ospita fino al 22 settembre un’antologica dedicata a celebrare i sessantacinque anni di carriera di Valerio Adami, uno dei più influenti pittori italiani del Dopoguerra. La mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale in collaborazione con l’Archivio Valerio Adami, è curata da Marco Meneguzzo e coordinata da Valeria Cantoni Mamiani, presidente dell’Archivio.
Valerio Adami, nato a Bologna nel 1935, ha iniziato la sua formazione artistica a Milano, sotto la guida di Achille Funi all’Accademia di Brera. Fin da giovane, ha riconosciuto l’importanza di un’esperienza internazionale, viaggiando con la moglie Camilla Cantoni Mamiani in diverse città del mondo. Questi viaggi, in luoghi come Parigi, Londra, New York, e molti altri, hanno arricchito la sua arte venuta a stretto contatto con scrittori, musicisti e intellettuali.
La mostra presenta oltre settanta grandi quadri e circa cinquanta disegni, che coprono un arco temporale compreso tra il 1957 al 2023. Le opere esposte illustrano l’evoluzione artistica di Adami, caratterizzata da uno stile che fonde elementi della Pop art, come la linea nera, i colori vivaci e piatti, con riferimenti alla tradizione e al classicismo. Fin dagli anni Sessanta, Adami ha sviluppato una pittura figurativa che narra miti e leggende, recuperando il corpo umano in un’epoca dominata dall‘Astrattismo, dall’Arte Povera e dal Concettualismo.
Durante gli anni Sessanta, Adami ha ottenuto notorietà all’interno della corrente della pop art, ma già dai primi anni Settanta ha iniziato a distaccarsene, sviluppando una vocazione “letteraria” nella sua arte. Le sue opere sono ricche di citazioni visive e verbali, che lo hanno avvicinato alla “figuration narrative” francese. Dietro immagini di immediata leggibilità, le opere di Adami nascondono narrazioni profonde, popolate da sofisticate metafore visive che incorporano concetti filosofici, letterari e mitologici, rappresentando l’evoluzione del pensiero occidentale.
Adami è noto per il cromatismo acceso delle sue narrazioni, ma è il disegno il vero punto di partenza di ogni suo quadro. Il disegno rappresenta il nucleo del suo pensiero artistico, il “nulla dies sine linea” che permette di comprendere il rapporto tra idea, soggetto, narrazione e parola, che poi esplode nella pittura. Questa esposizione, intitolata “Valerio Adami. Pittore di Idee”, ripercorre cronologicamente la produzione del Maestro, con alcune variazioni significative.
Le prime due sale della mostra espongono i lavori degli esordi, a partire dal 1957 con “La giostra“, fino alla fine degli anni Sessanta. La terza sala raccoglie le opere degli anni Settanta, con alcune aperture verso gli anni Ottanta, mentre la quarta sala è dedicata ai ritratti dei “padri nobili” dell’artista, realizzati nel corso dei decenni. Le sale successive si concentrano sugli ultimi quattro decenni della produzione di Adami, testimonianza della sua fecondità artistica. Un passaggio stretto tra le sale è decorato dai recentissimi ritratti ideali realizzati dall’artista negli ultimi mesi.
L’esposizione offre anche l’opportunità di conoscere il lavoro dell’Archivio Valerio Adami, fondato nel 2021 con l’obiettivo di valorizzare, conservare, promuovere e tutelare l’opera dell’artista. Il pubblico potrà inoltre vedere il documentario “Valerio Adami, il pittore di poesie”, prodotto da Artery Film e diretto da Matteo Mavero. Questo docufilm, con la partecipazione di Adami stesso e di vari filosofi e artisti, mette in luce la parte più introspettiva dell’artista.
Il catalogo della mostra, edito da Skira Arte in edizione bilingue italiano e inglese, accompagna la rassegna. The Macallan ha supportato l’avvio della mostra. La sua collaborazione con Adami risale al 1993, quando l’artista disegnò l’etichetta per una storica annata di whisky del 1926.