Contaminazione e interconnessione: Pistoletto e la sua “Metawork” alla Reggia di Caserta

Non sembra un caso la scelta della parola composta Metawork, formata dai due idiomi che l’occidente, nel corso dei secoli, ha riconosciuto come universali. Il bisogno di creare interconnessioni tra culture, per scopi banalmente commerciali, quando nelle antiche popolazioni del Mediterraneo il greco era la lingua comunitaria per trattare gli scambi di merci, così come accade oggi con l’utilizzo diffuso dell’inglese per la comunicazione globale.

Una scelta simbolica, indice di una continuità che dura nel tempo, attraverso il corso dei secoli, del tentativo umano di incrociarsi e comprendersi tra culture. Metawork è il titolo della mostra, con oltre sessanta opere in esposizione, di Michelangelo Pistoletto (Biella 1933), visitabile dal 27 novembre fino al 30 giugno 2025, presso le sale della Gran Galleria, alle spalle della suggestiva Cappella Palatina all’interno della Reggia di Caserta.

Oltre al Museo della Reggia all’organizzazione dell’evento hanno concorso Opera Laboratori, in collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e Galleria Continua, offrendo un profondo viaggio nel concetto visionario di metamorfosi e interconnessione dell’artista biellese.

Divisione Moltiplicazione Terzo Paradiso © Foto Valeria Lombardi Reggia di Caserta

Come suggerisce Tiziana Maffei, direttore della Reggia e curatore dell’evento, “una mostra importante che nella sua molteplicità valorizza più temi coerenti alla nostra missione museale. Il filo rosso è con Terrae Motus che riporta costantemente la Reggia sui passi della contemporaneità con gli artisti coinvolti, al tempo, nell’operazione. L’attenzione al dialogo e all’arte trovano qui un riferimento persistente”.

Quella allestita con Lorenzo Fiaschi (Galleriacontinua), cocuratore dell’evento, è una mostra di assoluto spessore, con opere di grandi dimensioni e che tracciano con estrema chiarezza il percorso artistico di Pistoletto, con il poverismo e il concettuale, attraverso l’idea visiva dell’installazione, dove l’opera invade lo spazio reale.

E quindi ritroviamo in mostra l’idea di opera come ambiente,  frammenti di arte povera, riemergono come reperti archeologici: Labirinto (1969 – 2024), in cui una struttura di cartone da imballaggio forma un percorso sinuoso e variabile negli anni, sembra voler formare un labirinto di siepi del Seicento italiano. Al centro del labirinto, o a quello che può dare l’idea di un centro, il Pozzo (1965 – 2024), un larga vasca circolare sempre in cartone ondulato, con il fondo specchiante, che riflette le teste e gli smartphone di chi si affaccia, insieme al meraviglioso soffitto decorato di fine Settecento. Un pozzo che collega diverse epoche di sé.

Labirinto Il Tempo del Giudizio © Foto Alessandra Ammirati

Le due installazioni concorrono a completare l’opera più grande, Il tempo del giudizio (2009), in cui su due pareti opposte, un inginocchiatoio cristiano ed una statua del Budda, sono posizionate difronte ad uno specchio, obbligando a un dialogo i due simboli cultuali che nello specchio si riflettono e contemporaneamente assistono alla presenza dell’altro. 

Un tentativo di connessione diplomatica spirituale, al quale partecipano attivamente gli astanti visitatori, riflettendosi a loro volta. Il cartone ondulato da imballaggio, oltre ad essere un segno di appartenenza ad un determinato momento storico di Pistoletto, è una materiale diffusamente utilizzato nel poverismo anni 60 e 70, viene da pensare al Rotolo di cartone ondulato (1966) di Alighiero Boetti o alla Stanza delle similitudini (1966 – 1970) di Luigi Ontani con i suoi oggetti pleonastici o Stilemi.

Alla Formula Trinamica è dedicato l’ambiente successivo, con Terzo Paradiso – Le Religioni. Una sintesi di Spiritualità Universale (2024). Un simbolo che ricorda quello più sdoganato e ormai banalizzato dell’infinito, che in questo caso, non ha un solo intreccio, bensì due, formando quindi tre forme ellittiche, come emisferi. La terza forma centrale, aggiunta dall’artista, simboleggia l’armonia raggiunta tra le differenze delle altre due forme circolari opposte.

Simbolo riproposto dall’artista in occasioni differenti, facendone un proprio marchio per la pace preventiva ed esposto in varie occasioni: enorme e ben visibile per sei mesi nella Piramide del Louvre durante una sua mostra nel 2013; o nello spazio del Parco del Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra nel 2015, composta da 193 pietre provenienti dai 193 paesi membri; fino alla Stazione Spaziale Internazionale nel 2017, immortalata in una fotografia di un nastrino azzurro con le bandiere dei vari stati del mondo.

Divisione Moltiplicazione Terzo Paradiso Love Difference © Foto Valeria Lombardi Reggia di Caserta

Sul pavimento di questo secondo ambiente, il simbolo della formula trinamica contiene a sua volta le simbologie religiose delle diverse culture mondiali, che quindi devono concorrere a creare armonia tra le loro reciproche differenze, perché il contrario dell’armonia tra le differenze porta inevitabilmente ai conflitti.

I conflitti tra differenze sono al centro dell’installazione Love Difference – Movimento Artistico per un Movimento Intermediterrano, opera ideata nel 2022 e presentata alla Biennale di Venezia del 2003

Un tavolo in specchio, sagomato con la forma del Mediterraneo e i bordi frastagliati come le coste dei paesi che compongono il bacino. Intorno al tavolo alcune sedie, ciascuna differente dall’altra, a rappresentare una possibilità di incontro introno al Mediterraneo, ciascuna parte seduta al suo posto e riflettendosi contemporaneamente nel mare, nel tentativo necessario di trovare una soluzione pacifica tra le varie differenze. 

A tal proposito, osserva Pistoletto, che “da una parte la differenza tra etnie, religioni e culture è, oggi, causa di terribili conflitti; dall’altra vi è una drammatica situazione prodotta dalla supremazia dei poteri che producono l’uniformità e il livellamento delle differenze. Una politica che porti ad amare le differenze è vitale per lo sviluppo di nuove prospettive nell’intera compagine sociale”.

Divisione Moltiplicazione Terzo Paradiso Love Difference © Foto Valeria Lombardi Reggia di Caserta

A questo concetto fa seguito la sala più grande dell’esposizione, in cui la scritta Love Difference viene riprodotta sulle parete in diverse lingue, tramite l’utilizzo di neon tubolari di diversi colori. L’opera fu realizzata nel 2005 per la facciata del mercato multietnico in Piazza della Repubblica a Torino. 

Ad interagire con l’installazione luminosa, al centro della sala una fila di volumi apribili e uguali fra loro, in cui i due grossi pannelli contengono, fisicamente, ciascuno uno specchio e simbolicamente, i concetti di spazio/tempo e massa/energia. Passando gradualmente lungo tutto il centro del salone, da uno stato di chiusura totale ad uno finale di apertura a 180°, le forze contenute fuoriescono, e quelle forze contenute non sono altro che gli astanti che vi si riflettono in questo grande specchio, gli umani, che specchiandosi hanno la rivelazione di essere, nell’insieme del riflesso, ciascuno differente dall’altro. Il simbolo della Formula Trinamica partecipa al messaggio e stampato sullo specchio ci ricorda di dover trovare l’armonia nelle nostre differenze.

Anteprima Stampa © Foto Alessandra Ammirati

Nell’opera QR code Possession – Autoritratto (2019-2023), quella che ha prestato l’immagine alla locandina dell’evento, è evidente la sintesi tra la produzione dei primi lavori di Pistoletto, con gli specchi e le novità del mondo contemporaneo. La serigrafia di un suo autoritratto su acciaio inox supermirror, in cui mette a nudo il suo busto, mostrando una serie di QR code, come tatuaggi sulla pelle.

Quei codici una volta inquadrati aprono all’oltre, quindi vanno al di là dell’opera fisicamente presente, appunto introducono un meta-work, che è un libro che parla del suo lavoro dal titolo La Formula della Creazione, che è una visione dinamica di sé stesso in cui parla di una responsabilità comune, che ritroviamo, ancora una volta nell’atto dello specchiarsi.

Del resto, davanti a  QR code Possession – Atuoritratto, così come davanti al ciclo del 2020 Messa a Nudo, non guardiamo più un autoritratto o semplicemente il ritratto di qualcuno, ma guardiamo chiunque sia davanti all’opera, mettendo in atto una co-autorialità nel farla vivere. Questa co-autorialità è la stessa che bisognerebbe utilizzare per convivere pacificamente nonostante le reciproche differenze.

Al concetto di QR code Posession, nel 2023, dedica anche una serie di tele ad olio di 2 metri per 2, The Formula of Creation Meetings, raffigurando vari QR code colorati, inquadrabili e interattivi, in cui il quadro racconta online la produzione dell’artista.

Metawork – United Selfportait, opera che dà il titolo alla mostra, è un lavoro del 2024, in cui l’artista si incontra con l’AI e dove le persone rappresentate e apparentemente reali, non esistono perché sono la risultante della somma di altri due individui, che a loro volta non esistono. Un gioco che analizza la procreazione, il cui risultato è sempre un atto di contaminazione, o di interconnessione. Le differenze che si uniscono a loro volta generano altre differenze e tutto ciò appartiene alla natura.

Segno Arte © Foto Alessandra Ammirati

Nel percorso della mostra, infine, ci si scontra spesso con una forma geometrica, applicata a diverse strutture, elementi di design, funzionali alla vita dell’uomo, il Segno Arte (1976 – 1997).

Risultato di uno studio fatto da Michelangelo Pistoletto sull’Uomo Vitruviano, individuando nell’ombelico il centro preciso dell’uomo in relazione all’apertura degli arti (braccia e gambe), che come raggi di una circonferenza irradiano verso l’esterno, alla ricerca di ciò che è oltre il sé. 

Il Segno Arte è la forma che viene fuori unendo fra loro le estremità delle braccia e le estremità delle gambe e sembra essere perfettamente funzionale al corpo umano, in armonia con esso e con la sua natura adatta alla comunicazione, all’apertura e non ascrivibile in un cerchio chiuso.

Così, assecondando il concetto di funzionalismo, è stato utilizzato dall’artista per costruire mobili, tavole, elementi per la cucina, graticole, infissi e porte, casse per il trasporto di materiali che hanno quella forma, zerbini e tele, persino un termosifone tubolare e una tavola da ping pong. L’interazione linguistica del dialogo, come mezzo per unire e non dividere, nonostante le scontate differenze umane, l’apertura verso l’esterno per cercare un confronto per una pace preventiva in opposizione alla guerra preventiva, deplorevole vizio umano; la ricerca costante di una unione che sia prima di tutto spirituale. Tutto questo è alla base del complesso lavoro concettuale di Pistoletto in circa 70 anni di produzione.

Nelle sale del Museo della Reggia di Caserta, un’occasione unica per entrare in contatto con il lavoro del maestro biellese, al fine di comprendere a fondo il senso della propria esistenza, nella continua necessità del confronto con l’altro. 

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