Il Codice Stones

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Questa storia a che a che fare con due ottantenni e un settancinquenne, le verità rivelate solo agli iniziati come nel Codice da Vinci, e con Banksy, campione del mondo di cattura dell’attenzione pubblica. Ma veniamo ai fatti.

Alcune settimane fa è comparso un annuncio pubblicitario su due quotidiani di quartiere di Londra: la “Hackney Gazette” e la “Islington Gazette”. L’annuncio si presentava come un rettangolo rosso mattone in basso a destra nella pagina del tabloid, con un logo di dubbio gusto in alto, a cui segue un testo centrato in maiuscolo con il messaggio pubblicitario, lo “slogan” vero e proprio. L’inserzione promuoveva l’apertura di un negozio di riparazione di vetri, chiamato “Hackney Diamonds”, e il testo conteneva tre citazioni di canzoni dei Rolling Stones: (I Can’t get No) Satisfaction, Gimme Shelter e Shattered.

Sopra la “i” di “Diamonds” compariva il celebre logo della band con la linguaccia, era scritto che l’attività è stata fondata nel 1962, anno di fondazione degli Stones, e il font della scritta “Hackney Diamonds” era lo stesso usato per il titolo del disco del 1978 Some Girls. Nell’annuncio erano indicati anche un numero di telefono per richiedere un preventivo e un sito web. Chiamando il primo si ascolta un messaggio registrato in cui una voce femminile ci informa che il negozio aprirà a inizio settembre, mentre il sito rimanda alla pagina di iscrizione a una mailing list collegata alla Universal, etichetta discografica della band. Possibile che “Hackney Diamonds” fosse quindi il misterioso titolo del prossimo disco dei Rolling Stones, il leggendario 31esimo album della band e il primo da Blue & Lonesome del lontano 2016? E è possibile che gli Stones lo abbiano annunciato al mondo non con una strategia di engagement online, un concerto nel metaverso, una performance con un IA, ma con un finto annuncio su un quotidiano di quartiere di Londra? Gli Stones non hanno confermato, la “Hackney Gazette” è rimasta sul vago, ma ha fatto sapere di aver già ricevuto numerose richieste per tenere da parte le copie del numero che contiene l’annuncio.

È stato Simon Harper a postare per primo su X la foto dell’annuncio il 21 agosto scorso. Harper è il fondatore di “Clash Magazine”, una rivista britannica che si occupa di musica e moda, su X scrive:

Qualcuno lo vede? Sulla “Hackney Gazette” è apparso l’annuncio di una società chiamata Hackney Diamonds che citava i titoli delle canzoni dei Rolling Stones. La loro data di fondazione è il 1962, lo stesso anno in cui si formarono gli Stones. Il sito sembra essere gestito dalla Universal Music, l’etichetta degli Stones. Un indizio che il loro tanto atteso nuovo LP sia in arrivo?

È lui che ha decifrato il Codice Stones, dal post di Simon in poi, la rete che connette gli umani ha fatto il resto, l’informazione di valore si è amplificata e ci ha attinto tutti.

Per mettere in atto la strategia dell’annuncio urbi et orbi di una rivelazione attraverso un messaggio pubblico in codice servono degli iniziati, gruppi o individui che possiedono una conoscenza in comune che altri non possiedono e che si attivano al segnale prestabilito, nel nostro caso Simon Harper. Poi bisogna saper giocare al gioco del vero e del verosimile, vecchio come Platone, il cui sommo sacerdote è Banksy e il cui scopo è la mitopoiesi. Appena si è diffusa la notizia molti hanno pensato a Banksy, è stato lui a sistematizzare l’uso del verosimile nel détournement (deviazione) attraverso le sue opere, una pratica teorizzata dal situazionista Guy Debord che consiste nell’usare oggetti e concetti per scopi diversi o addirittura opposti a quelli per cui essi esistono (il libro sotto la gamba della sedia è un détournement del libro).  Si tratta di un gioco sottile in cui il vero e il falso si scambiano ruolo ad ogni passaggio.

Una falsa pubblicità di riparazione vetri è il vero comunicato di lancio mondiale del 31esimo album dei Rolling Stones

Qualche esempio? Nel 2003 Banksy entra alla Tate Britain e appende un suo vero dipinto aggiungendo una didascalia perfettamente identica a quelle del museo, facendone un falso dipinto museale, farà la stessa cosa anche al MoMa, al Louvre e in altri musei, in tutti i casi le opere rimangono più a lungo del dovuto, apparivano verosimili. Nel 2019 apre un finto negozio a Croydon, quartiere periferico di Londra, per lanciare un vero progetto online, nel 2016 apre un vero parco a tema per lanciare un falso parco tema (“Dismaland”), poi ovviamente, la sua stessa identità, un falso nome per un vero artista.

Anche Damien Hirst ha usato il verosimile come strategia per comunicare il suo lavoro al mondo, nel 2017 Hirst presenta a Venezia una mostra ciclopica, si chiama “I Tesori del Relitto dell’Unbelievable” e presenta statue, sculture e manufatti recuperati dal relitto di una nave affondata nel I secolo d.C. con tanto di riprese subacquee che mostrano il recupero. Ovviamente non c’è nessuna nave affondata ma il frame serve ad Hirst come a Bansky, come agli Stones per presidiare alcune riflessioni in un periodo di cambiamenti così pervasivi. Non scelgono i social media gli Stones per il lancio del loro album, seppure sia lì che il pubblico si trova, ma un quotidiano di quartiere, al livello urbano, quello in cui opera Banksy, perchè non c’è tutta questa fiducia nel futuro e lì, in strada, nel reale quotidiano degli annunci di piccole attività sui quotidiani locali, il mondo sembra più riconoscibile.

Quando si entra nel tempo della post-verità in un ambiente socialmente digitalizzato, il gioco del vero e del falso cede spazio al verosimile, o virtuale se volete, che si presenta come un ambiente complesso, in cui è difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, proprio come nei social media in cui ci mostriamo tutti felici, verosimilmente felici. E allora, quello che questa operazione ci dice è che nel mondo in cui siamo verosimilmente felici, gli Stones sono verosimilmente un negozio di riparazione vetri, ma in quello in cui possiamo essere anche tristi, sono la più grande rock band della storia.

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