L’estate degli artisti (Pt.7)

Tra le tante opere d’arte che esaltano l’estate, il quadro di Christian Købke  è un vero e proprio inno alla luce e ai panorami infiniti, un  paesaggio che nessuna fotografia può contenere, per farlo è salito sui tetti per catturare l’estate di sorpresa. 

L’estate è vacanza, è relax, ma per qualcuno è anche lavoro, cosa fanno gli artisti d’estate? Scopriamolo…

Alessandro Grimoldieu

Alessandro Grimoldieu

Si definisce un “transumanista”, nelle sue opere d’arte vi è sapientemente istillata una riflessione sulla condizione umana attuale e futura, nonché sul rapporto tra Essere e Apparire che governa oggigiorno l’esistenza.

L’estate è sempre stata un’occasione per poter dedicare tutto il mio tempo alla ricerca artistica. Il paradosso di un artista è quello di non avere mai un periodo di vacanza e, al tempo stesso, non averne mai uno di lavoro. È proprio questa libertà, senza tempo e senza orari, ad alimentare al meglio il processo creativo. L’altra faccia della medaglia è il rischio di perdersi senza una forte disciplina interiore. Per questo motivo l’estate per me è un momento in cui concentrare le mie energie verso nuovi progetti. Qualche viaggio sarà sicuramente fonte di ispirazione per poi tornare nel “qui ed ora” dell’atto creativo.

Uno dei miei obbiettivi è quello di espandere le mie conoscenze tecniche e di sperimentare con nuovi materiali; mi sto avvicinando al mondo della ceramica e vorrei portare le mie Personae verso una nuova struttura fatta di fragilità ed intimità. Questo medium sicuramente potrà donare alle mie opere una nuova chiave di lettura: spostando la forza e l’eternità data dalla fusione a cera persa, con la ceramica, si evidenzia la delicatezza delle forme e dei legami che stanno dietro ad ogni maschera.

L’elemento resta il fuoco che tempra il carattere, ma la vera forza sarà data dalla debolezza stessa. Conoscersi e riconoscere in noi i punti più fragili ci permette di accettarci per quello che siamo e spronarci ogni istante a diventare la versione migliore di noi stessi. La vita è un percorso evolutivo che, prima di tutto, risiede dentro di noi.

Le nuove Personae saranno maschere cotte col fuoco ma fatte di terra e più vicine a quei tratti della nostra personalità che suonano corde dell’anima molto profonde e spesso gelosamente custodite interiormente. L’obiettivo sarà quello invece di portarle fuori ed esibirle in una manifestazione fatta di consapevolezza ed accettazione.  Il mio vero e proprio viaggio sarà dentro la mia mente.

Sandra Rigali

Sandra Rigali

Temi cari all’artista sono da sempre la donna, il territorio e il pop, fa uso di una pittura stratificata, più o meno materica, Nella recente produzione ha utilizzato collage di carte orientali, ritagli di quotidiani e materiali d’archivio, con interventi dattiloscritti, impreziositi con la foglia d’oro e un nuovo colore fluo.

Ho la fortuna di avere uno studio a Barga, il borgo toscano scelto da Giovanni Pascoli come dimora creativa, un luogo molto frequentato e vivace durante la stagione estiva, ma allo stesso tempo pacifico e circondato dalla natura. Qui posso dipingere con serenità, osservando le persone che, provenienti da ogni parte del mondo, passano per le viette medievali e si fermano in questo tempo lento. Proprio alla Fondazione Giovanni Pascoli di Barga è in corso la mia mostra personale “Puccini e Pascoli. Note ai margini”, a cura di Alice Traforti. Pascoli e Puccini si incontrarono veramente poche volte, ma rimase nell’aria l’idea di fare qualcosa insieme.

Il dipinto “Troppa Primavera” è ispirato al momento in cui Butterfly chiede alla fidata Suzuki di tagliare tutti i fiori per allestire la casa per l’imminente ritorno dell’amato Pinkerton. Nel quadro, come un’istantanea del pensiero di Butterfly, si affaccia anche il pettirosso che doveva precedere l’arrivo di Pinkerton: “tornerò colle rose alla stagion serena quando fa la nidiata il pettirosso”.

Questo rappresenta proprio quella collaborazione mai realizzata tra Puccini e Pascoli. Come emerge in alcune lettere ritrovate di recente, il compositore aveva infatti proposto ai suoi librettisti di far scrivere al poeta, amante delle piccole cose e della natura, la breve aria sul pettirosso di Butterfly, ma la cosa alla fine non si rivelò necessaria.

Perciò la mia è un’estate di lavoro, in cui comunque mi ricarico e mi diverto in quel di Barga e nella città di Lucca, dove vivo.

Il Lucca Summer Festival è infatti una fonte di ispirazione importante per la mia serie di ritratti pop sulle personalità di ieri e di oggi, dedicati anche alle star della musica internazionale che si esibiscono sul palco di Lucca. Questi ritratti vengono esposti in contemporanea nelle prestigiose vetrine del Grand Universe Hotel di Lucca.Sto preparando inoltre la prossima personale che si terrà in dicembre al Palazzo delle Esposizioni di Lucca, sempre per il centenario di Puccini; perciò, continuo a dipingere i nuovi lavori.

Medhat Shafik

Medhat Shafik

Il suo è un invito ad esplorare, a conoscere le culture che si incontrano durante il cammino. La metafora del suo viaggio è il non luogo a cui tuttavia si tende, spinti dal desiderio di vedere oltre il nostro comune orizzonte per scoprire nuovi modi di leggere il mondo. 

Per me l’estate è famiglia, andremo a Il Cairo e poi a Sharm el Sheik al  mare, mi porterò dietro il mio solito carico di libri,  adesso sto leggendo un bel libro, si intitola “La mia vita a Jenin” di una scrittrice palestinese. E poi tanta musica e chiacchierate, non voglio pensare al lavoro. Devo rifarmi perché in questi mesi sono stato molto impegnato a preparare le mie quattro personali a  Milano, Torino, Verona e poi adesso Pietrasanta.

L’estate continua e anche le nostre interviste…

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