Un San Valentino speciale al Teatro La Fenice di Venezia

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Incontriamo oggi Elisa Marzorati, pianista veneziana, fondatrice e ideatrice di Teatro Aperitivo, stasera in scena nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice con lo spettacolo Valentino alla Fenice, un’esperienza di teatro “immersivo”.

Elisa, di cosa si tratta Valentino alla Fenice?

Valentino è uno spettacolo che il Gran Teatro La Fenice offre al suo pubblico la sera di San Valentino, oggi alle 19.30 alle Sale Apollinee del Teatro. E’ prevista una cena con dei tavoli allestiti per coppie e, durante la cena, avrà luogo questo spettacolo; siamo cinque musicisti, una cantante lirica e due mimi. Lo spettacolo, che si chiama Valentino, in origine era pensato anche con figuranti e ballerini. In questa occasione per esigenze di spazio abbiamo preferito ridurre l’organico. L’ambientazione è quella di un bistrot dei primi ‘900, la Belle Epoque, che rispecchia perfettamente anche il repertorio musicale e i costumi.

Cos’è Teatro Aperitivo?

Ho ereditato dalla famiglia Marzorati e in particolare dal nonno Virgilio, un grande archivio di musiche da caffè concerto e mi sono domandata cosa avrei potuto farci. Siccome amo l’arte, soprattutto pittorica di fine ‘800 – primi ‘900, in particolare l’Impressionismo, e anche quella musicale dello stesso periodo, ho deciso di diffondere le modalità attraverso cui veniva ascoltata la musica. La musica veniva vissuta nei bistrot o nei teatri. La radio ancora non esisteva. Si poteva ascoltare solo dal vivo.

Il caffè concerto gioca un ruolo chiave. E’ un modo per poter far sentire alle persone le musiche dell’epoca anche con organici strumentali diversi. Quello che per esempio era un notturno di Chopin per pianoforte solo, veniva trascritto da un arrangiatore dell’epoca per un piccolo ensemble di musicisti. L’ensemble è sempre allargabile; parte da un minimo di tre strumenti ( pianoforte, violino e violoncello) fino ad allargarsi e diventare anche una piccola orchestrina.

Poteva succedere anche il contrario, che un pezzo per grande orchestra, come il Bolero di Ravel, venisse arrangiato per orchestrina per ensemble piccolo. Oppure addirittura che un compositore dell’epoca prendesse un’opera lirica, ne estraesse le parti più orecchiabili, a volte cambiando anche tonalità e ordine e le mettesse in forma solo strumentale dove il violino fa il soprano, il violoncello il tenore e il pianoforte le veci dell’orchestra. 

Come ti sei mossa per dare una forma concreta al tuo progetto?

Mi sono rivolta alle persone interessate. Il nonno Virgilio non c’era più, allora ho parlato con lo zio Sergio (pianista) e con mio papà (contrabbassista) che, da giovani, suonavano questi repertori insieme. Sono stati loro a dirmi, di tutto questo grande archivio, quali fossero i pezzi più belli; mi hanno raccontato le loro esperienze, mi hanno suggerito l’organico più adatto per ogni pezzo. Io ho deciso che la mia base non sarebbe stato un trio ma un quintetto: due violini, violoncello, contrabbasso ( che per me non può mancare essendo io figlia di un contrabbassista) e pianoforte. Da lì, guardando i quadri che rappresentano questi bistrot, mi sono focalizzata su tutto quel che si vede sotto un punto di vista di intrattenimento. Toulouse Lautrec fa vedere i pagliacci. Degas fa vedere le ballerine, oltre all’orchestra. Quindi, in maniera un po’ romantica e cercando di conferire un tocco di eleganza, ho cercato di trovare una formula per raccontare delle storie mimate con il movimento corporeo della danza e dei mimi, senza tralasciare la chanteuse che, all’epoca, era la diva, il personaggio più interessante. Inizialmente, nel 2014, il primo spettacolo l’ho fatto sotto forma di pillole. Ogni pezzo era un numero a cui era abbinata una performance di danza o di mimo o di una cantante. Ogni pezzo era a sé, era una storia circoscritta. Il tempo è passato, la mia idea era sempre quella di arrivare ad avere il pubblico seduto ai tavolini, come succedeva nella Belle Epoque. Tutti mi dicevano che fosse un desiderio irrealizzabile.

Ho continuato quindi a muovermi con la mia associazione nel campo della musica classica, perché, da musicista classica, mi sono resa conto che non è più come una volta: il pubblico è sempre meno, in Italia c’è un’educazione musicale molto superficiale. La musica viene diffusa solo a livello turistico ed elitario, mentre, se si va in altri paesi, la musica è un bene comune. Anche chi non fa musica nella vita ne è comunque attratto e partecipa attivamente alla sua fruizione.

L’Associazione è pensata per promuovere l’arte performativa in generale. Un’ arte aiuta l’altra, la musica aiuta un gesto corporeo e a volte un quadro può essere descritto attraverso la musica, così ho deciso di promuovere principalmente la musica classica, ma anche la musica in generale, attraverso le altre arti. Ecco che sono nati progetti come Chi ha paura del lupo? ( pensato per avvicinare i bambini alla musica francese di metà ‘800). Tutto sempre mimato, non c’è mai nessuno che parla. E’ solo la musica a farlo. Un po’ come succede nei cartoni animati, Fantasia di Walt Disney è il mio prototipo.  In occasione della mostra “Chagall il colore dei sogni “ della Fondazione dei Musei Civici di Venezia, abbiamo preso spunto dai quadri esposti, costruito sopra un repertorio musicale che è stato eseguito al Centro Culturale Candiani di Mestre, durante la proiezione di un video che racchiudeva tutte le opere esposte. Parallelamente c’era una performance di una pittrice e di una danzatrice. 

In cosa differisce lo spettacolo di stasera rispetto ai precedenti?

Lo spettacolo di oggi è un remake di quel primo spettacolo che avevo iniziato a fare nel 2014. L’ho chiamato Valentino perché non è più una serie di pillole singole ma è diventata una storia unica: Valentino è il proprietario del bistrot dove vanno diverse tipologie di clienti con i quali lui interagisce.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

I progetti futuri sono legati all’Associazione. Io vorrei lavorare non solo con questi mimi e con questi artisti che ho contattato finora ma vorrei allargare il progetto. Vorrei includere anche altri generi musicali, recitativi e di danza. Tutto questo dipende dai finanziamenti che arriveranno e dalle possibilità che incontrerò. Ho già diversi spettacoli pronti con questo format. L’Associazione sta crescendo e ci sono possibilità concrete all’orizzonte.

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