Ottantatrè personaggi voltati di spalle, disegnati da altrettanti fumettisti, stretti attorno ad Handala, personaggio-bambino creato dal disegnatore palestinese Naji al-Ali negli anni Sessanta, per chiedere il cessate il fuoco immediato nella striscia di Gaza. È il soggetto del poster, ospitato oggi dal “Fatto Quotidiano”, ideato da Francesca Ghermandi per la casa editrice Eris, che ha coinvolto alcuni dei più famosi e attivi fumettisti e disegnatori italiani, che hanno messo a disposizione le loro matite per sostenere la fine immediata del terribile disastro umanitario che si sta consumando in queste settimane, sotto gli occhi del mondo, a seguito dell’invasione dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza come reazione all’orribile massacro di Hamas del 7 ottobre in Israele, che sta costando la vita a migliaia di bambini, ragazzi, donne e civili palestinesi.
Handala, il bambino disegnato da Naji al-Ali di spalle perchè “non poteva sorridere” finché il suo popolo era oppresso e sofferente, oggi non può battersi contro il massacro di civili a Gaza perché il suo autore venne ucciso da mano ignota (ma armata di una pistola di precisione, con tanto di silenziatore), la sera del 22 luglio 1987 a Londra, dove continuava a battersi, con le sue vignette, per la causa del popolo palestinese.
A farlo per lui, allora, sono oggi gli ottantatrè personaggi riuniti nel poster promosso dalla casa editrice Eris: ci sono un po’ tutti, da RatMan di Leo Ortolani al Cipputi di Altan, da Lupo Alberto di Silver ai Ronfi di Adriano Carnevali, e ancora da Vauro a Mauro Biani, da Riccardo Mannelli a Nantangelo a Giuseppe Palumbo, e avanti con Fumettibrutti, Hurricane, Massimo Giacon, Dario Arcidiacono, Paolo Bacilieri, Rastabello, Squaz, Stefano Zattera, Davide Toffolo, Dast, Danilo Maramotti e molti altri… tutti coi loro personaggi girati di spalle, a circondare, con la loro presenza, il piccolo Handala, quello che diceva di sé: “Sono Handala, vengo dal Campo Profughi di Ain al-Hilwa, e giuro che rimarrò fedele alla mia causa e al mio popolo”. Il nome di Handala derivava da un’erba selvatica mediorientale dai frutti amarissimi, metafora di un’esistenza, per i piccoli palestinesi, che non è mai potuta essere né semplice né felice, causa l’esilio, le guerre, l’oppressione. Oggi, le storie di Handala sono raccolte in un volume (Filastin, l’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji Al-ali) edito dalla casa editrice Eris, scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice.