La Belle Époque italiana è un periodo di grande fermento culturale e artistico che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, accompagna l’unificazione e la modernizzazione del Paese. In questo contesto storico, caratterizzato da importanti trasformazioni sociali ed economiche, l’arte italiana vive una fase di transizione e di ricerca, in cui gli artisti abbandonano progressivamente i temi patriottici e rurali per abbracciare nuove suggestioni provenienti dall’Europa e riflettere sul cambiamento della società. È un’epoca in cui la nascente classe borghese e i ceti imprenditoriali emergenti assumono un ruolo fondamentale come mecenati e promotori delle arti, segnando il passaggio verso una modernità in cui la vita urbana, con le sue innovazioni tecnologiche, i suoi lussi e i suoi contrasti, diventa il centro della rappresentazione artistica.
Sempre in questo periodo, anche la città toscana di Carrara vive un momento di grande trasformazione, segnato dal boom economico legato all’estrazione del marmo e dall’affermazione di una coscienza politica e sociale tra i lavoratori delle cave. In queste stesse cave, in cui le condizioni di lavoro erano estremamente dure e le misure di sicurezza quasi inesistenti, nacque un forte movimento anarchico e sindacale.
Proprio in questo quadro storico si inserisce la mostra “Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla”, allestita presso la Fondazione Giorgio Conti di Carrara fino al 27 ottobre 2024. Curata da Massimo Bertozzi e ospitata nelle prestigiose sale di Palazzo Cucchiari, la mostra esplora le principali correnti artistiche italiane del periodo post-unitario, un’epoca segnata da un intenso dialogo tra la tradizione pittorica nazionale e le nuove tendenze europee.
Attraverso un percorso espositivo diviso in sette sezioni tematiche, l’esposizione ripercorre le trasformazioni dell’arte italiana tra gli ultimi echi del movimento macchiaiolo, la vivacità espressiva della scapigliatura e l’evoluzione finale verso il divisionismo. In questi decenni, la pittura italiana, pur radicata nelle diverse scuole regionali, cerca una nuova dimensione, sia nazionale che internazionale, esplorando i temi della vita moderna. La rappresentazione della “poesia frugale della natura” tipica della campagna cede il passo alla raffigurazione della vita cittadina, animata dal desiderio di progresso, dal dinamismo economico e dalle nuove esperienze mondane e culturali.
In questo contesto, la mostra mette in luce il ruolo crescente dei nuovi mecenati – imprenditori, aristocratici e protagonisti dell’alta finanza – che sostituiscono le accademie e gli enti pubblici come promotori delle arti, spingendo gli artisti a rappresentare non più scene storico-patriottiche, ma la quotidianità e i costumi della classe medio-borghese emergente. Le opere esposte testimoniano questa evoluzione, in cui il fascino della “vita moderna” porta gli artisti a esplorare nuovi temi, dall’intimità domestica al ritratto della mondanità urbana, fino alla riflessione più profonda sul destino e sulle contraddizioni della società contemporanea.
Tra le opere in mostra, figurano capolavori di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Plinio Nomellini e Giacomo Balla, provenienti da importanti gallerie e musei italiani ed europei. Queste opere sono affiancate da lavori di altri protagonisti della pittura italiana come Federico Zandomeneghi, Vittorio Corcos, Antonio Mancini, Tranquillo Cremona, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, offrendo una panoramica ricca e variegata di un’epoca complessa e affascinante.
L’allestimento della mostra, che occupa i due piani del Palazzo Cucchiari, è ulteriormente arricchito da una sezione dedicata alla scultura liberty, con opere di Leonardo Bistolfi e Paolo Troubetzkoy, che esplorano il simbolismo e l’eleganza della scultura italiana tra fine Ottocento e inizi Novecento.
Ogni sezione della mostra riflette un aspetto specifico di questo periodo di grandi cambiamenti: dall’esplorazione dei nuovi spazi urbani nella sezione “Tempi moderni”, alla rappresentazione dell’abitazione borghese in “Casa e famiglia”, fino alla celebrazione degli artisti stessi e dei loro circoli sociali in “I pittori della vita moderna”. Le sezioni successive, come “Vecchi e nuovi miti” e “Povera patria”, mostrano come l’arte italiana affronti le nuove aspirazioni e i nuovi disincanti della società post-unitaria, tra illusioni esotiche e realtà sociali complesse.Infine, la mostra si conclude con “Aspettando domani”, una sezione dedicata al divisionismo e al simbolismo, che anticipano il passaggio verso le avanguardie del Novecento, rivelando un’Italia pronta a confrontarsi con la modernità e con i suoi profondi contrasti.