Il blu come simbolo di sicurezza e protezione. Marco Lodola alla Galleria Deodato Arte di Roma

Ha da poco inaugurato alla Galleria Deodato Arte di Roma, “Marco Lodola. Luci Blu”, una mostra personale di Marco Lodola, uno dei principali esponenti della Pop Art italiana. La mostra, che durerà sino al 16 novembre, offre una collezione inedita di 15 opere luminose e bozzetti che Lodola ha realizzato ispirandosi all’Arma dei Carabinieri.

Attraverso le sue sculture luminose, Lodola rende omaggio a questa storica istituzione italiana, ormai parte del patrimonio culturale e iconografico popolare. Il blu, nella sua tonalità elettrica, domina l’intera collezione, e Lodola lo descrive come “il colore dell’anima, ma anche il colore che rappresenta la sicurezza nella nostra società.” La mostra “Luci Blu” offre quindi uno spunto per esplorare il rapporto tra luce, colore e identità culturale.

Abbiamo incontrato l’artista per farci raccontare come ha pensato la mostra.

“Luci Blu” è una mostra che unisce il tuo linguaggio pop a simboli iconici dell’Arma dei Carabinieri. Cosa rappresenta per te questa connessione tra il mondo dell’arte e quello delle istituzioni italiane?

Il connubio è proprio la parola luce, in questo caso il blu che è un colore che io amo perché, è profondo, è il colore dell’anima e quando ho avuto a che fare con il calendario della Benemerita ho immaginato appunto la luce della fiamma che poi è lo stemma dell’Arma. Quando ero ragazzino i carabinieri mi spaventavano un po’, adesso invece li trovo rassicuranti, mi danno un senso di protezione e di sicurezza, ecco da lì il titolo della mostra.

Infatti, nella tua dichiarazione parli del colore blu come simbolo di sicurezza e profondità, e lo descrivi come il “colore dell’anima”. In che modo il blu elettrico che hai scelto riesce, secondo te, a creare un legame tra arte e percezione sociale?

Non so esattamente la risposta, so che il primo blu di cui mi sono innamorato è stato sicuramente quello di Klein, che addirittura si era inventato, e poi l’altro era il Cavaliere Azzurro di Kandinskij giocato su questi toni di blu. Sono ripetitivo, ma il senso è proprio la sicurezza, e poi per me rappresenta anche il senso del lavoro che faccio. Penso che, se non c’è ordine, non c’è rigore, non c’è rispetto delle istituzioni, non può esserci libertà. 

È quello che faccio anche nei miei lavori che possono sembrare casuali, ma non lo sono affatto. Nel mio lavoro c’è una forma di geometria, di rispetto delle forme, delle sagome, è per questo che ho trovato questo binomio tra le due cose. I miei lavori devono avere un’armonia di proporzioni, uso un trucco imparato da un mio professore all’Accademia che diceva “se un’opera funziona la puoi vedere anche al contrario”, al di là della lettura figurativa che può avere, ma se le armonie sono giuste, i meccanismi sono giusti, funziona comunque.

“Blu elettrico è un karma scettico,
il tono ironico di un sogno elastico,
il salto artistico che amavi in distico
per flash iconici di corpi elastici,
non trovo igienico il vuoto onirico,
produco immagini in tono lirico,
aiuto corpi blu a vivere nel blu
lasciando tracce blu, amore scritto in blu”.

La poesia di Angelo Mellone che accompagna la mostra è ricca di immagini vivide legate al colore blu. Come è nata la vostra collaborazione e in che modo la poesia amplifica il significato delle tue opere?

Angelo Mellone (Direttore Intrattenimento Day Time, scrittore e giornalista ndr) è prima di tutto un amico, mi è piaciuto abbinare il fatto che lui scrivesse un pezzo sul colore blu. Perché anche la poesia perché funzioni deve seguire certe regole volevo creare, quindi, un’assonanza tra parole e immagini.

Un po’ quello che è successo anche per il calendario dell’Arma che hai firmato insieme a Maurizio di Giovanni (scrittore e drammaturgo, dalla cui penna è nato il Commissario Ricciardi)?

Sì, infatti, ho interpretato i racconti di Maurizio De Giovanni, i testi che accompagnano le 12 tavole descrivono un dialogo epistolare fra un maresciallo comandante di Stazione, vedovo, e suo figlio, studente alle prese con le sfide del quotidiano e con il dolore, condiviso con il padre, per la scomparsa della madre. Secondo me, la poesia, la scrittura e l’arte figurativa, o comunque l’arte in generale, si sposano benissimo insieme.

Luci Blu Marco Lodola Courtesy Galleria Deodato Arte Credits Vittorio Lico

Quello che poi il cinema raggruppa, c’è la scrittura, l’arte visiva, la musica. Infatti, quando opero su certi meccanismi dico sempre che sto facendo un film, mi faccio aiutare dalle persone che fanno questo viaggio insieme a me. Ad esempio, in questo catalogo c’era lo studio grafico, la lettura di Luca Beatrice, la scrittura di Maurizio De Giovanni, la musica di Rosalino (Ron ndr). Compongo proprio uno staff, non dico mai che ho realizzato una cosa, dico sempre che ho fatto un film.

Questa mostra è una celebrazione della tua nuova collezione, ma anche un’opportunità per avvicinare il pubblico al tuo lavoro. Quale reazione ti aspetti dai visitatori, e che tipo di connessione speri possano stabilire con le tue sculture ispirate all’Arma dei Carabinieri?

È lo stesso concetto con cui è stato concepito il calendario della Benemerita, cioè, attirare l’attenzione dei giovani. Forse la scelta è ricaduta su di me proprio per il linguaggio che uso, grafiche pop, che sono di più facile lettura, con uno stile assolutamente contemporaneo.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno