Anora: una pellicola cruda nata dall’incontro con la marginalità. La recensione

Anora“, film del 2024 diretto da Sean Baker, rappresenta un’opera che cattura al tempo stesso la vitalità e la crudezza di un’America nascosta, raccontando con autenticità e partecipazione una storia d’amore e sopravvivenza in un contesto di profonde disparità sociali. Baker, noto per la sua sensibilità verso i personaggi ai margini, porta sullo schermo un dramma umano intimo e complesso che gli è valso la Palma d’Oro al 77° Festival di Cannes, un traguardo che segna un riconoscimento importante per il suo stile di regia unico e attento.

Il percorso creativo che ha portato Baker a concepire Anora è legato a un profondo viaggio interiore e fisico attraverso i quartieri periferici di New York, una città dove le contraddizioni sociali diventano esperienze di vita vissuta. Nei luoghi meno noti di Brighton Beach, nei vicoli dimenticati e tra le strade affollate di una Brooklyn che pulsa di storie non raccontate, Baker ha raccolto voci, sguardi e vissuti che sono diventati la linfa vitale di questa pellicola. È qui che il regista si è imbattuto in persone capaci di esprimere una resilienza e un desiderio di appartenenza che raramente trovano spazio nei racconti mainstream, e proprio da questo incontro con la marginalità è nata l’idea di Anora: un personaggio forte, un simbolo di un’autenticità vibrante e incompresa, che abita una storia capace di abbattere barriere culturali e sociali.

Anora, la protagonista, è una spogliarellista di 23 anni di origine uzbeka che vive a Brighton Beach, un quartiere di Brooklyn abitato da una grande comunità russofona. A dispetto di una vita dura e piena di difficoltà, Anora conserva una dignità e una determinazione che la distinguono. La sua storia prende una piega imprevista quando incontra Vanya Zakharov, il figlio ventunenne di un potente oligarca russo che vive a Brooklyn per studiare, ma preferisce trascorrere il suo tempo tra feste e divertimenti, rifugiato in una villa di lusso. Vanya, colpito dal fatto che Anora parli la sua lingua e attratto dalla sua sfrontatezza, le propone di trascorrere una settimana insieme, offrendole una cifra considerevole. Questa convivenza inaspettata li porta a sposarsi impulsivamente a Las Vegas, in una fuga dal peso delle loro vite. Tuttavia, il mondo privilegiato di Vanya reclama presto il suo diritto, e la coppia deve affrontare la reazione della famiglia di lui, che cerca in ogni modo di annullare l’unione e riportarlo in Russia.

Lo stile di Baker è fedele alla sua estetica di realismo crudo, caratterizzato da una regia che non teme di mostrare le crepe e le contraddizioni del mondo che racconta. Le location autentiche di New York e una fotografia naturale rendono le atmosfere di Anora straordinariamente immersive, catapultando lo spettatore in una quotidianità vibrante, spesso aspra ma sempre reale. Accanto ad attori professionisti, Baker continua la sua scelta audace di affiancare interpreti non professionisti, aggiungendo uno strato di veridicità che rende ancora più credibile e coinvolgente il racconto.

Nel narrare l’evoluzione del rapporto tra Anora e Vanya, il film si muove in un territorio che oscilla tra la commedia romantica e il dramma sociale, con toni che si alternano con eleganza, offrendo uno spaccato delle dinamiche di potere e delle complessità delle relazioni umane. La sceneggiatura, mai superficiale, evita i luoghi comuni, delineando personaggi lontani dai cliché: Anora è tutt’altro che una vittima e incarna una donna consapevole delle proprie scelte, mentre Vanya, pur essendo figlio di una famiglia influente, appare vulnerabile e insicuro, alla ricerca della propria identità.

Anche la colonna sonora, curata da Matthew Hearon-Smith, contribuisce a dare ritmo e profondità alla storia: l’alternanza di brani contemporanei e classici sottolinea con maestria i diversi momenti emotivi, passando dall’ironia al dramma con naturalezza. La fotografia di Drew Daniels sfrutta la luce naturale per restituire un’immagine sincera e quasi grezza della città, vivacizzando le scene di Brooklyn con colori saturi ed evidenziando i toni più intimi delle interazioni private con sfumature calde e soffuse.

L’interpretazione di Mikey Madison nei panni di Anora è un altro elemento di forza del film: la sua rappresentazione della protagonista è al contempo feroce e vulnerabile, tanto da far parlare la critica di una possibile candidatura all’Oscar. Al suo fianco, Mark Eydelshteyn offre una prova altrettanto intensa, dando vita a un Vanya combattuto tra la pressione della famiglia e il desiderio di autodeterminazione. Anche il cast di supporto, con Yuriy Borisov nel ruolo di Igor e Karren Karagulian come Toros, arricchisce la storia di interpretazioni autentiche e coinvolgenti, dimostrando ancora una volta la cura di Baker nel costruire un mondo che respira vita vera.

Anora tocca temi di grande attualità come le disuguaglianze sociali, il mito del sogno americano e la ricerca dell’identità personale. Attraverso la storia d’amore tra Anora e Vanya, il film esplora i modi in cui le barriere culturali e sociali possono essere infrante, sfidando le aspettative sociali e offrendo uno sguardo critico sulle complesse dinamiche di potere. Il film, inoltre, propone un’immagine insolita e dignitosa delle lavoratrici del sesso, ritraendo Anora come una donna libera nelle sue scelte, lontana dai luoghi comuni che spesso accompagnano questa figura.

La critica ha accolto Anora con entusiasmo. Vanity Fair ha elogiato il film come “una fiaba contemporanea capace di mescolare il romanticismo alla realtà cruda”, sottolineando la sensibilità di Baker e la performance di Madison. The New York Times ha apprezzato la capacità di Baker di alternare leggerezza e introspezione, mentre The Guardian ha definito il film uno dei migliori dell’anno per la sua narrazione coinvolgente e la profondità dei suoi personaggi.

Con Anora, Sean Baker continua a consolidare la sua posizione tra i registi più attenti e sensibili del panorama cinematografico contemporaneo, creando un’opera che è al contempo una storia d’amore intensa e una riflessione profonda sul significato di libertà e appartenenza.

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