L’evolversi dell’arte non si ferma mai, come non si arresta l’emergere di nuovi talenti pronti a rivoluzionare il panorama artistico. Nell’ambito dell’arte performatica, celebre per mettere a fuoco il corpo e l’esperienza vissuta rispetto agli oggetti statici, si stanno affermando cinque stelle destinate a brillare nel 2025. In una sinergia con la tecnologia e discipline interdisciplinari, questi artisti utilizzano la performance live, le piattaforme digitali e installazioni per coinvolgere il pubblico. Parliamo di Prem Sahib, Solomon Garçon, Ndayé Kouagou, Coumba Samba e Hongxi Li.
Il britannico Prem Sahib nasce nel 1982 a Londra e attraverso le sue opere – oggetti, installazione e performance – esplora concetti quali l’intimità queer, il desiderio e le intersezioni tra spazi personali e politici. Il suo lavoro evidenzia le strutture di appartenenza, alienazione e confinamento, attirando l’attenzione sulle tracce del tocco e sulla dinamica dello sguardo. Un esempio della sua geniale cifra stilistica è “Alleus”, opera co-commissionata dal Roberts Institute of Art e Somerset House Studios, che critica la retorica politica xenofoba attraverso la rielaborazione di un discorso anti-immigrazione.
Incapace di essere etichettato in un solo ambito artistico, l’artista britannico Solomon Garçon fa della trasversalità la sua forza. Attraverso suono, scultura e performance, esplora gli spazi liminali e le narrazioni provenienti dal mondo digitale e dalle subculture underground. Tra le sue interpretazioni spicca “Opening credits 4 sunset beach (pilot) w Josiane Pozi”, performance live-streaming in cui conduce l’osservatore in un viaggio dalla prospettiva soggettiva all’interno della sua casa familiare.
Giocare con il linguaggio e ampliare i confini dell’espressione artistica è il terreno di sperimentazione del parigino Ndayé Kouagou. Nato nel 1992, Kouagou attraverso la performance, il film e l’installazione, indaga la contraddizione, l’umorismo e le riflessioni esistenziali. Esemplificativo del suo peculiare approccio alla performance è “Please, don’t be!”, presentata all’apertura del Museum of Modern Art di Varsavia, un mix di affermazioni sistematiche e domande retoriche che lasciano lo spettatore in uno stato di introspezione giocosa ma provocatoria.
L’artista senegalese-americana Coumba Samba, nata a New York nel 2000, attraverso scultura, installazione e performance, esplora i punti di intersezione tra cultura materiale, ideologia e narrazioni della diaspora. La sua performance intitolata “FIFA”, eseguita a Londra al Cell Project Space, esamina la circolazione ideologica tra l’Occidente e l’Africa occidentale, criticando l’urbanizzazione e la fragilità ambientale.
Infine, la cinese Hongxi Li riesce a dare voce alle proprie riflessioni sul comportamento umano, i sistemi societari e le complessità emotive attraverso una varietà di media, come la scultura, la performance, il suono, il video e l’installazione. Una delle sue opere più significative, “Sandcastle”, presentata a Londra allo Stage in collaborazione con la Neven Gallery, critica l’urbanizzazione e la fragilità ambientale, riflettendo sull’esplosione del mercato immobiliare cinese dei primi anni 2000.
Questi cinque artisti rappresentano l’evoluzione dell’arte performatica e dell’arte contemporanea, figurandosi come le stelle emergenti da conoscere nel 2025. Seguendo ognuno un proprio percorso e applicando una propria cifra stilistica, sono pronti a stupire il pubblico con la loro creatività innovativa e la loro espressione artistica unica. Il futuro dell’arte è nelle loro mani.