SalvArti: a Milano una mostra sui Capolavori ritrovati, l’arte contro la criminalità organizzata

Fino al 26 gennaio 2025, Palazzo Reale a Milano ospita la mostra SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche. Un’esperienza che si snoda tra oltre 80 opere d’arte confiscate alla criminalità, una straordinaria collezione che spazia dal metafisico al surrealismo, passando per il pop e il contemporaneo. Ogni opera racconta una storia di giustizia, di riscatto e di restituzione alla collettività, mentre il percorso espositivo ci guida in una riflessione sul potere dell’arte di risanare le ferite lasciate dal crimine organizzato.

Le opere in mostra sono state confiscate negli ultimi decenni alla criminalità organizzata grazie al lavoro instancabile della magistratura e delle forze dell’ordine italiane. Si tratta di un patrimonio artistico di valore inestimabile, proveniente da collezioni illecite e ora restituito alla collettività. Questa iniziativa non solo valorizza tali opere, ma rappresenta anche un monito verso un sistema che usa l’arte come strumento per il riciclaggio di denaro o come simbolo di potere.

Davide e Golia Francesco De Molfetta

La prima opera che ha colpito la nostra attenzione è la scultura Davide e Golia di Francesco De Molfetta, che, nonostante le dimensioni ridotte, sprigiona un messaggio dirompente. Qui, il Davide “contemporaneo” non affronta più un gigante in carne e ossa come nel racconto biblico, ma un’icona pubblicitaria – la Golia – metafora del dominio delle multinazionali. In questa chiave simbolica, il piccolo eroe diventa un paladino che sfida la criminalità organizzata.

Francesco De Molfetta ci ha accompagnato dietro le quinte di una storia incredibile, fatta di promesse, inganni e risvolti inaspettati, che ha visto alcune sue opere d’arte passare dall’oblio a un prestigioso palcoscenico espositivo. Con le sue parole, ripercorriamo un viaggio iniziato vent’anni fa, tra studi d’artista, mostre mai realizzate e una sorprendente svolta recente, che ha portato alla loro rinascita in un contesto istituzionale.

“Dei “galleristi” romani (almeno così si erano presentati), che avevo conosciuto a una fiera, vennero a trovarmi nel mio studio, proponendomi progetti apparentemente molto pregevoli. Presero una serie di mie opere in conto visione, con la promessa di un evento, una mostra, e una collaborazione continuativa. Le opere furono portate a Roma, dove avevano la loro galleria. Da lì, organizzarono il primo evento espositivo in una sede in via del Babuino, che avrebbe dovuto rappresentare questa nuova realtà artistica.

All’epoca, mandai delle persone a vedere questa mostra inaugurale. Era un periodo storico diverso: niente internet, niente social, tutto si basava su inviti scritti, e cataloghi. Quando i miei amici arrivarono in via del Babuino, non trovarono nulla. Dove avrebbe dovuto esserci la sede, c’era invece una saracinesca abbassata con i sigilli della polizia. Inizialmente pensai a un errore, magari uno spazio interno al palazzo, ma no: era proprio quello l’indirizzo, ed era chiuso. Da lì, non ho più saputo nulla delle opere. Le davo per perse. Poi, quest’anno, mi chiama la Guardia di Finanza e mi informa che hanno recuperato le mie opere da una confisca avvenuta molti anni fa. Mi hanno chiesto di confermare se fossero effettivamente mie e mi hanno spiegato che, essendo beni confiscati, rimangono sotto la tutela del patrimonio culturale italiano. Le opere non torneranno a me, ma verranno esposte in sedi museali. Certo, nella sfortuna di aver perso le mie opere c’è un risvolto molto positivo: i lavori verranno valorizzati ed esposti in contesti istituzionali e di prestigio”.

La vicenda raccontata da Francesco De Molfetta non è solo una storia personale, ma diventa una metafora potente del messaggio al centro della mostra SalvArti: l’arte come strumento di riscatto e giustizia. È proprio da storie come questa che prende forma il percorso espositivo, trasformando le opere in simboli di una vittoria collettiva contro la perdita, e restituendole alla comunità come testimonianze di resilienza e creatività.

Le opere esposte nella mostra costituiscono un patrimonio ricchissimo, un intreccio di storie e significati che meritano di essere scoperti. Abbiamo scelto di soffermarci su alcune di esse perché, per la loro forza espressiva o il loro messaggio simbolico, riescono a incarnare al meglio il tema centrale della mostra: l’arte come strumento di riscatto e trasformazione.

Ci immergiamo, quindi,  nel mondo enigmatico di Giorgio de Chirico con la sua celebre Piazza d’Italia. L’opera, una delle sue composizioni più iconiche, ci introduce al tema della memoria e della riflessione sulla condizione umana. Le prospettive deformate e la solitudine delle piazze desolate di de Chirico sono un invito a pensare, a mettere in discussione la nostra percezione del tempo e dello spazio.

Installation view credits Andrea Scuratti Comune di Milano

Le opere di Mario Sironi sono una riflessione intensa sulla condizione dell’uomo nel Novecento. Composizione astratta – Scena urbana con carrozza e Moltiplicazione II sono lavori che esplorano la sensazione di alienazione e smarrimento, temi che diventano quasi palpabili grazie ai toni scuri e le forme geometriche distorte. Il suo tratto potente e incisivo ci accompagna in un viaggio visivo che ci sfida a confrontarci con le inquietudini della modernità.

Proseguendo, incontriamo l’universo visionario e onirico di Salvador Dalí, che con Romeo e Giulietta ci trasporta nel cuore del surrealismo. La sua interpretazione della celebre storia d’amore è una riflessione psicologica e simbolica che va oltre la narrazione letteraria, esplorando il subconscio, la morte e l’assurdo. Le forme distorte e i colori intensi ci invitano a guardare oltre l’apparenza e a scoprire significati più profondi.

L’energia della pop art di Andy Warhol, specchio della società di massa, diventano un simbolo della sottrazione di arte e cultura al crimine per restituirle al loro contesto originario: la collettività.

Nel cuore della mostra, incontriamo le opere di Mario Schifano, un maestro della pop art italiana. Annunciazione (1964) fonde simboli religiosi con il linguaggio visivo contemporaneo, utilizzando il colore e la forma per raccontare il cambiamento sociale e culturale dell’Italia del periodo. La sua tavolozza vivace e i suoi segni distintivi parlano di un paese in trasformazione, un luogo in cui la cultura e l’arte si fondono con la realtà quotidiana.

Installation view credits Andrea Scuratti Comune di Milano

Le sale successive ci offrono un dialogo tra spazio e materia, con le celebri Concetto Spaziale di Lucio Fontana. I tagli e i buchi sulla tela sono un invito a superare i confini della pittura tradizionale, a esplorare nuovi territori, nuove dimensioni. Fontana, con il suo approccio innovativo, rappresenta perfettamente il cuore della mostra SalvArti: un’opera d’arte che si reinventa e riacquista significato nel momento in cui viene restituita alla collettività.

Una tappa fondamentale del nostro percorso è rappresentata dalle opere di Christo, che ha reso celebri le sue installazioni ambientali. The Wall (1981) è un progetto che gioca con il concetto di barriera e confine. Avvolgendo edifici e paesaggi in tessuti, Christo trasforma lo spazio pubblico, invitandoci a riflettere sulla separazione e sull’unità, sulla libertà e sulla costrizione.

Arriviamo poi ad un altro punto di riflessione con Plus Fours di Robert Rauschenberg. L’artista americano sfida le convenzioni artistiche con l’uso di materiali trovati e la fusione di differenti tecniche. La sua arte si fa portavoce di un dialogo tra il materiale e il concetto, tra l’ordinario e l’eccezionale, portando alla luce la potenza dell’arte come strumento di rinnovamento.

Nel cammino, ci imbattiamo anche in Enrico Baj, che con la sua serie Personaggi e decorati ci offre una satira del potere. L’opera Profilo è un assemblaggio ironico che trasforma la figura del leader autoritario in una figura quasi comica. Baj, con il suo approccio ironico e provocatorio, invita lo spettatore a riflettere sul potere, sulla sua apparenza e sulla sua fragilità.

Installation view credits Andrea Scuratti Comune di Milano

La mostra SalvArti è un viaggio tra le opere di alcuni dei più grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea, ma è anche un cammino che ci racconta di giustizia, di memoria e di speranza. Le opere, confiscate alla criminalità organizzata, sono state restituite alla collettività, trovando nuova vita e significato in un contesto che le valorizza come simboli di riscatto sociale. Ogni opera, ci invita a riflettere sul potere trasformativo dell’arte, capace di redimere e di ripristinare la bellezza là dove era stata sottratta.

Dopo Milano, la mostra si sposterà al Palazzo della Cultura di Reggio Calabria “P. Crupi”, un territorio che più di altri conosce il peso della criminalità organizzata. Qui, l’esposizione sarà visitabile fino alla fine di aprile 2025, prima che le opere vengano distribuite tra musei e collezioni pubbliche di tutta Italia.

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