Dal 15 gennaio al 17 dicembre 2025, un mercoledì al mese alle 18.30, Via Stampa ospita Uno in Due, un ciclo di incontri ideato dagli artisti Marco Bongiorni ed Ettore Favini, supportati da Marco Guzzetti “l’oste”, per celebrare la tradizione milanese della condivisione, reinterpretandola in chiave culturale.
Ispirato all’espressione dialettale “vün in dü” – che richiama il gesto simbolico di dividere una bottiglietta di Campari Soda in due bicchieri – il progetto fonde l’atmosfera informale dell’aperitivo a un momento di approfondimento culturale, dove artisti e giornalisti dialogano su arte, visioni e percorsi creativi. L’idea è quella di proporre uno spazio accogliente, dove cultura e socialità si incontrano e si intrecciano in un contesto autenticamente milanese.
Il ciclo di incontri Uno in Due si è aperto mercoledì 15 gennaio con un evento, che ha visto protagoniste le artiste Marta Pierobon e Anna Galtarossa, intervistate dalla giornalista e storica dell’arte Cristiana Campanini. Il pubblico ha avuto l’occasione di immergersi nelle poetiche e nelle visioni di due artiste dal percorso unico, accomunate dalla capacità di rielaborare la realtà attraverso linguaggi innovativi.
Nata a Verona nel 1975, Anna Galtarossa è un’artista che combina abilmente materiali di recupero – come plastica, stoffe e fiori artificiali – con tecniche tradizionali, dando vita a opere che trasformano emozioni e storie in ambienti fisici dettagliati e onirici. Tra i suoi lavori più emblematici, la serie Divinità Domestiche rappresenta una riflessione sulla mitologia personale, proponendo sculture simboliche che rievocano un immaginario arcaico e familiare al tempo stesso.
Galtarossa ha illustrato anche le sue opere più recenti, come gli arazzi tessuti a mano Medusa e Testa del mostro. Questi lavori sono frutto di un processo complesso e affascinante, in cui miti e archetipi vengono rielaborati con un linguaggio visivo audace e contemporaneo. La sua arte, intrisa di suggestioni caleidoscopiche, è un viaggio che attraversa i confini della cultura locale e globale, trovando espressione in installazioni vivaci che coinvolgono lo spettatore in modo diretto e immersivo.
Classe 1979, originaria di Brescia e attiva a Milano, Marta Pierobon ha portato al pubblico una visione artistica profondamente intima e riflessiva. La sua ricerca si concentra sull’osservazione delle trasformazioni quotidiane, esplorando il potenziale narrativo degli oggetti domestici e il loro significato simbolico. Pierobon si distingue per l’uso di media diversificati – ceramica, bronzo, resine, tessuti e disegni – attraverso i quali costruisce un dialogo tra narrazione e materia. Tra le opere citate, la serie Creature Manine rappresenta una sintesi perfetta della sua poetica: piccole sculture che sembrano animate, capaci di evocare mondi interiori in cui la fantasia e il gioco si intrecciano con una realtà percepita in modo razionale.
Durante il dialogo, moderato da Cristiana Campanini, le due artiste hanno evidenziato le differenze e le somiglianze dei loro approcci. Se Galtarossa affonda le sue radici nell’evocazione di una mitologia perduta e nell’uso di materiali di recupero per creare spazi spettacolari, Pierobon si muove invece in un registro più delicato, esplorando i confini tra il quotidiano e l’immaginazione attraverso opere che invitano a una riflessione intima.
Il dialogo è stato stimolante e ricco di spunti, anche se, da partecipante, ho avvertito la mancanza di un coinvolgimento più diretto da parte del pubblico. L’idea di un aperitivo culturale è sicuramente brillante, ma per rendere l’esperienza ancora più completa sarebbe interessante prevedere momenti di confronto attivo, come un vero e proprio dibattito. Inoltre, lo spazio dovrebbe essere concepito in modo da favorire una maggiore convivialità: disporre i tavoli in modo informale, simile a una chiacchierata tra amici al bar, piuttosto che organizzare file di sedie che richiamano l’atmosfera di una conferenza, questo permetterebbe di vivere l’incontro in modo più naturale e interattivo.
Per ogni appuntamento, è previsto l’allestimento di due opere – una per ciascun artista partecipante – che rimarranno visibili fino all’incontro successivo. Questo dettaglio vuole rafforzare l’idea di continuità e di dialogo tra gli artisti, le loro opere e il pubblico, per trasformare ogni incontro in un nodo di una rete più ampia di scambi culturali.
Il ciclo Uno in Due proseguirà nei prossimi mesi, tra gli artisti attesi, Claudia Losi, Patrik Tuttofuoco, Nico Vascellari e il duo Vedovamazzei, affiancati da giornalisti e critici come Nicolas Ballario, Francesca Berardi, Guia Cortassa e molti altri. Ciascun incontro offrirà una prospettiva unica sull’arte contemporanea, proponendo riflessioni che spaziano dal personale all’universale, sempre con un forte legame con il territorio milanese e le sue tradizioni.
In conclusione, Uno in Due è un progetto ambizioso, e devo dire che l’idea di fondo è davvero bella e interessante. Si percepiva l’impegno e l’originalità nella sua realizzazione, ma, onestamente, mi sarebbe piaciuto vedere un maggiore coinvolgimento del pubblico. Durante l’evento, ho avuto la sensazione che il pubblico fosse più spettatore che parte attiva, e penso che con qualche accorgimento in più si sarebbe potuto creare un’atmosfera ancora più interattiva e partecipativa, per far sentire le persone più coinvolte e questo potrebbero fare davvero la differenza.
Nonostante questo, ho apprezzato molto il concept e sono sicura che, con qualche miglioramento, l’evento potrebbe raggiungere un livello ancora più alto nelle prossime edizioni. Ciò che resta, comunque, è un’iniziativa che valorizza il gesto della condivisione, non solo come tradizione milanese ma come pratica culturale. Uno in Due rappresenta un’occasione per riflettere sul ruolo dell’arte nella nostra società, scoprire nuove prospettive e, perché no, condividere una bottiglietta di Campari Soda.
Ottimo , partecipiamo se ci vogliono