A Milano il Bestiario di Angelo Cruciani, tra animali sacri e 2000 farfalle (vere)

Duemila farfalle nel cielo di Milano. È questo il momento centrale dell’inaugurazione del progetto di arte pubblica “Bestiario” di Angelo Cruciani, ideato e curato da Stefania Morici e promosso dal Comune di Milano col patrocinio di WWF Italia, che si apre il 10 luglio in via dei Mercanti e che rimarrà visibile fino al 26 agosto. Un progetto che vuole riscoprire il legame fondamentale e profondo tra uomo, natura e animali, trasformando lo spazio urbano in uno scenario fiabesco, sorprendente e provocatorio, dove i volti degli animali – dipinti e attaccati a terra con una pellicola adesiva – assumono le sembianze di altrettanti santi contemporanei, con tanto di aureola dorata. Come nei bestiari medievali, dove animali reali e immaginari divenivano strumenti di insegnamento morale, anche il “Bestiario” di Angelo Cruciani diventa l’occasione per riflettere sulla nostra abitudine di servirci del regno animale con atteggiamento puramente strumentale, senza il rispetto che si dovrebbe avere di fronte a ogni forma di vita.

L’installazione, che occuperà oltre 500 mq di via dei Mercanti, è infatti stata pensata come forma di “riflessione filosofica culturale e sociale” per stimolare la percezione del pubblico su un tema delicato e sempre più urgente: il ruolo dell’uomo nei confronti della natura. “Volevo creare un progetto che affrontasse la crisi ambientale che stiamo attraversando, per sensibilizzare sulla necessità di prenderci cura del pianeta”, ci spiega la curatrice. “L’idea di liberare 2000 farfalle durante l’inaugurazione del progetto è nata perché volevo dare un messaggio forte sull’importanza della biodiversità. Le farfalle andranno a ripopolare Milano, speriamo soprattutto il Parco Sempione, che si trova a poca distanza. Il WWF ha dato il suo patrocinio al progetto riconoscendone la visione innovativa. Il nostro obiettivo è far capire che gli animali non sono proprietà dell’uomo, ma esseri pari a noi, e questa installazione vuole educare le persone a questa consapevolezza”.

“Inaugurare l’installazione urbana di Angelo Cruciani a due passi dal Duomo di Milano, proprio il 10 Luglio”, spiega il Presidente di WWF Lombardia Gianni Del Pero, “che è l’anniversario del più grave incidente ambientale della storia, quello della Diossina detta di Seveso del 10 Luglio 1976, assume per noi un significato particolare: ricordare che noi siamo Natura e che senza rispettare la natura l’uomo non può sopravvivere”. Dal canto suo, l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi, che ha fornito il patrocinio all’iniziativa, dice che “il Bestiario di Cruciani affonda le sue radici in un passato in cui queste opere didattiche erano utilizzate per diffondere insegnamenti morali e religiosi, e interpreta questa ambizione invadendo lo spazio urbano in un modo che risulta volutamente straniante, per consegnarci un messaggio importante: i nostri comportamenti stanno nuocendo al pianeta, una terra di cui ci sentiamo gli unici proprietari, ma che condividiamo con tantissime specie viventi per le quali, molto spesso, le nostre scelte risultano dannose. Fondamentale è che questo messaggio trovi spazio e voce in un luogo come via Mercanti, così frequentato e centrale, per testimoniarne la rilevanza e raggiungere il numero più ampio possibile di persone”.

In questa intervista, abbiamo chiesto ad Angelo Cruciani, artista e stilista con alle spalle molte iniziative pubbliche e mostre, di spiegarci il perché del progetto e come si sviluppa.

Angelo, ci racconti su cosa è incentrato questo progetto?

“Bestiario” è un’installazione urbana che nasce da un’idea di Stefania Morici, che aveva in mente un progetto per sensibilizzare il pubblico sul tema del rapporto tra uomo e natura, e mi ha chiamato a realizzarlo. Io ho aderito con grande entusiasmo perché è un tema che mi interessa molto. La mia visione è strettamente collegata a un discorso spirituale: credo infatti che tutte le forme di vita abbiano lo stesso valore. Come esseri umani, parte del mondo animale, dobbiamo riorganizzare il nostro rapporto con la natura e riconoscere che la sacralità non riguarda solo l’essere umano, ma tutto ciò che è parte della Natura è divino, incluso il mondo animale di cui non siamo proprietari.

Come si sviluppa?

Il progetto si snoda su via dei Mercanti, una delle vie più centrali di Milano. Ho disegnato 51 “animali santi“, utilizzando una tecnologia per fare aderire al manto stradale i miei disegni, che sono stati prima stampati su una pellicola, e successivamente ridipinti a mano. Gli animali, rappresentati con le aureole intorno al volto, sono disegnati in bianco e nero con uno stile che ricorda i disegni scientifici, senza però cadere nel didascalico o nel convenzionale. L’idea è di far capire alle persone che l’anima umana non è diversa da quella degli altri animali.

Questo si inserisce nel tuo lavoro artistico che è molto versatile. Tu sei artista, però sei anche stilista

Diciamo che cerco di essere un artista, credo che la definizione di “artista” non ce la si possa dare da solo, te la devono semmai dare gli altri. Io preferisco definirmi un creativo a 360 gradi. Mi piace molto la moda, è un linguaggio che mi è congeniale e che si inserisce direttamente nella quotidianità delle persone, ed è comprensibile e apprezzabile da tutti.

Però hai già realizzato molti progetti artistici, quasi sempre installazioni pubbliche…

Sì, in effetti amo molto lavorare all’esterno, non sono mai stato un pittore o un artista da mostre tradizionali, preferisco il lavoro nello spazio pubblico. Anche perché in questo modo raggiungo più persone possibili, riesco a creare un dialogo e a trasmettere dei messaggi a un pubblico più vasto rispetto a quello dei frequentatori del mondo dell’arte, cosa che per me è molto importante.

Nelle tue azioni urbane spesso tocchi temi sociali, le tue opere hanno un occhio di riguardo alle tematiche dei diritti e alle questioni etiche. Quanto è importante questo nella tua pratica artistica?

Sai, io, venendo da una famiglia molto religiosa, ho imparato l’arte visitando le chiese. Questo mi ha lasciato un imprinting molto forte, che potrei riassumere nel concetto di non creare opere solo per la loro bellezza e la loro estetica, ma ceracare sempre di trasmettere un messaggio etico, morale o anche spirituale. Ho bisogno di creare una connessione e un dialogo con chi osserva, in modo che possa porsi delle domande. In qualche maniera, so che le risposte torneranno a me sotto altre forme.

Nelle tue opere c’è anche spesso una componente spirituale…

La spiritualità è parte di me, io come uomo ho bisogno di mangiare, di bere, di fare l’amore, di ridere, di avere scambi di idee con chi mi sta vicino, e anche di avere una relazione con l’infinito che è intorno a me, che è dentro di me, che è fuori di me: per me la spiritualità non è altro che consapevolezza del fatto di essere parte di un’intelligenza, di un’energia, di una luce e di una vita che ci sta intorno e dove la nostra mente mette un po’ a riposo l’ego per aprire le porte a quella connessione più limpida e sana, che ci porta a non sentirci il centro del nostro mondo egoico, ma a essere in connessione con tutti gli altri centri del mondo. Oltretutto, il mio lavoro artistico è iniziato con rappresentazioni di Cristo: ho realizzato 33 graffiti in giro per il mondo ispirati alla figura di Cristo, non tanto come figlio di Dio e leader religioso, ma prima di tutto come esempio umano.

Alcuni anni fa hai ricevuto anche i ringraziamenti del Papa. Ce ne vuoi parlare?

Per me è stata una grande e bellissima sorpresa. Era il 2020, e io ero stato chiamato a creare un’installazione per Santa Rosalia, a Palermo, proprio durante la pandemia. Essendo Rosalia quella che si dice abbia sconfitto la peste a Palermo, l’anno 2020, quello del Covid, aveva un valore fortemente simbolico. Così ho creato delle grandi rose con petali a forma di cuore nelle piazze principali di Palermo (Santa Rosalia ha in testa una corona di rose, ndr). Le immagini di queste opere sono arrivate fino in Vaticano, e il Papa mi ha inviato un telegramma di appoggio e di buon auspicio. È stato un riconoscimento inaspettato e davvero sorprendente, oltre che ovviamente molto gradito…

Il progetto si aprirà con il rilascio di duemila farfalle nei cieli di Milano. Come è nata quest’idea?

Stefania aveva questa fissa di fare un progetto con le farfalle. Così, ci siamo messi in contatto con una società che si occupa proprio di ripopolamento di farfalle, che ci ha fornito duemila esemplari di un tipo di farfalla la cui vita dura circa 28-29 giorni. Durante l’inaugurazione, quindi, verranno liberate 2000 farfalle che ripopoleranno Milano, e noi pensiamo che si dirigeanno verso il Parco Sempione. Anche questa installazione vuole rappresentare un messaggio di speranza nel futuro e di coabitazione, anche in una grande città come Milano, tra l’uomo e le specie animali.

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