Quattordici spazi espositivi tra capoluogo e provincia all’ombra del cavallo, uno dei simboli di Piacenza, grazie alla presenza, nella centralissima Piazza Cavalli, delle due bellissime e seicentesche statue equestri in bronzo realizzate dallo scultore toscano Francesco Mochi da Montevarchi.
Cinque minuti a piedi verso sud, nella moderna sede di XNL, sabato 14 settembre la Rete Cultura Piacenza (un robusto sodalizio di Enti e organizzazioni imprenditoriali), presenta in preview il terzo anno di questa manifestazione artistica e culturale che coinvolge tutta la città. Paola Nicolin, responsabile della sezione arte di XNL, introduce le tante Mostre, sottolineando l’elemento di crescita che, in termini di adesioni e di attenzioni, riscuote l’iniziativa. XNL aperto sta diventando un appuntamento atteso, quasi a inaugurare la stagione culturale dopo la pausa estiva.
Va detto, a vantaggio dei lettori di questo contributo, che le esposizioni incluse nel palinsesto di XNL APERTO 2024 hanno tutte inaugurato ufficialmente nella doppia giornata di sabato 14 e domenica 15 settembre, mentre le date di chiusura sono differenti tra una mostra e l’altra.
Noi abbiamo fatto focus su quattro sedi espositive, iniziando dalla sede centrale di XNL, dove al piano strada dell’edificio, si trova il quarto atto del progetto Sul Guardare che, quest’anno, ospita Valentina Furian e le sue Notti bianche. L’artista veneziana dialoga con la già citata coppia di cavalli del Mochi che, sormontati dai duchi di Parma e Piacenza Alessandro e Ranuccio Farnese, è declinata dall’artista in qualità di sentinelle attente della città. Si spiega così il titolo del progetto che rimanda a una concettualità fatta di dormiveglia, sogni, rapporto tra essere umano ed essere animale. La resa pubblica e tecnica del progetto è affidata ad un video, intitolato Centauro, che mostra l’essere animale attraverso dettagli corporali, occhi e criniera. L’artificio che rende interessante l’opera è la possibilità che lo spettatore ha di vederla dai due lati dello schermo, quasi immergendosi nelle dimensioni fuori scala del cavallo.
Accompagna quest’opera centrale un dittico, dal titolo La nostra lunga notte, anch’esso site specific perché pensato per gli enormi finestroni dell’edificio piacentino: giganteschi e su plexiglass, i due acrilici ci rimandano a figure di cavalli contorte, sgretolate eppure pienamente riconoscibili.
Frutto di una colossale ricerca emerografica è il progetto del primo piano: Out of the Grid. Italian Zine 1978-2006, ovvero la proposta di una ricchissima collezione di fanzine cartacee circolate fuori dal reticolo durante un trentennio e quindi prima del decisivo avvento della comunicazione online.
Promosso dall’artista milanese Dafne Boggeri, la mostra rappresenta una interessantissima promenade nel cuore del reale. Ispirata dall’omonimo testo, il percorso rivela la ricchezza di un universo underground capace di esprimere temi decisivi come la sensibilità giovanile e il cambiamento sociale, tali da scrivere una storia sociale vista da questa preziosa angolazione.
Reale, anzi un luogo dove non siamo mai stati, è il leit motiv di un’altra tappa di XNL APERTO 2024, a poche centinaia di metri dalla sede centrale. Il contesto espositivo è quello dello Spazio BFT gestito dal collettivo fotografico TIFF e la retrospettiva, curata dal giornalista piacentino Filippo Lezoli, è un imperdibile omaggio all’artista Ugo Locatelli.
E’ difficile classificare l’orientamento artistico di Locatelli. Artista neoavanguardista, fotografo, creatore di mappe, investigatore dell’invisibile, ricercatore del visivo, fondatore di un luogo insieme creativo e teorico che chiamò areale, cioè area delimitata/non reale. Dove non siamo mai stati è reale è l’efficace titolo della retrospettiva che ruota – ma potrebbe ruotare attorno a molti di più – attorno a due elementi tra i tanti che hanno accompagnato la carriera di Locatelli.
Innanzitutto due icone visive, il fulminato e il pedone, declinate quasi serialmente, si trasformano da ordinari elementi del codice stradale a topos che timbrano il messaggio comunicativo dell’artista. E poi, il concetto di carotaggio. Ovvero la migrazione di un elemento tecnico (il prelievo di materia dal sottosuolo) a significato concettuale, soprattutto perché diventa assenza dal contesto tecnico.
Terza tappa e terzo contesto espositivo di cui si parla in questo contributo è quello della storica sede (risale agli anni ’30) dell’Associazione Amici dell’Arte, presa ‘in prestito’ da un gruppo di gallerie. Riunite nell’areale denominato Fenestella, le piacentine ED Gallery e UNA e le londinesi greengrassi e Corvi-Mora presentano alcuni artisti dai linguaggi espressivi profondamente diversi.
Innanzitutto i cromatismi vibranti di Diana Ejaita, artista che fonde le sue doppie origini italo-nigeriane in raffigurazioni luminose e dalle forme evidenti. Dipinti, metallo e gioielli sono assemblati nell’installazione dell’artista argentina Micaela Piñero. La sua creatività vuole essere un ponte di dialogo con l’ancestrale, il divino, la sacralità, la natura.
Il californiano Colter Jacobsen ha il focus artistico sul disegno su carta. E’ interessante la sovrapposizione che l’artista fa di una foto vintage: Jacobsen la trasferisce su carta disegnandola, per poi ridisegnare a memoria la foto e il primo disegno. L’effetto è quello di creare un percorso lungo i fili della memoria e della percezione.
Il romagnolo Alessandro Pessoli, invece, propone una tavolata di sculture in terracotta che sono repertorio recente del suo percorso artistico. Ogni pezzo di questo affollato scenario è a sua volta scomposto in più parti e trasformano l’opera in un polittico capace di coinvolgere pienamente l’attenzione anche su ogni singolo dettaglio. E infine, il palcoscenico murrino dell’australiano Giles Bettison, con le sue sculture in vetro. Cromaticamente vivaci e ondulate dal punto di vista della forma, le singole creazioni di Bettison costituiscono una promenade nella bellezza del presente.
Procedendo verso est, ci si imbatte in un enorme complesso di archeologia industriale, vecchia sede del Consorzio Agrario piacentino. Tra i padiglioni agibili, merita di essere citata l’azione di recupero e proposta al pubblico che l’associazione TRALAVIAEMILIAELUEST sta conducendo già da tempo e che, in questa circostanza, permette di visitare la vecchia formaggeria. Il progetto espositivo è denominato CONSORTIA e il leit motiv, che ha coinvolto alcuni artisti di scuderia e altri giovani artisti tramite una open call, ha il poetico titolo RACCOGLIERE CERA SCIOLTA E ACCENDERE NUOVE FIAMME.
Impossibile descrivere nel dettaglio la varietà di opere presenti in questo sito, varietà espositiva che si accompagna anche a un caleidoscopio di linguaggi, stili e tecniche, in ossequio al significato etimologico del termine consortia, che richiama il concetto forte della molteplicità. La collettiva è assolutamente imperdibile e rivendica il poderoso diritto artistico a r-esistere, in un gioco continuo di suoni, installazioni, fili, sculture, video, quadri, fotografie che sono anche una silloge di quanto si muove nel vasto areale dell’arte contemporanea.