Dal 30 ottobre 2024 al 16 marzo 2025, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (GAM) dedica due importanti retrospettive a due figure di spicco della pittura contemporanea: Mary Heilmann, a cura di Chiara Bertola, ed Maria Morganti, a cura di Elena Volpato. Le due esposizioni si articolano su due piani diversi del museo, creando un dialogo inedito tra il linguaggio astratto e libero di Heilmann e quello processuale e sedimentario di Morganti, offrendo uno spaccato significativo sulle diverse modalità di concepire la pittura contemporanea.
Mary Heilmann, nata a San Francisco nel 1940, è una delle figure più influenti dell’arte astratta contemporanea americana. La sua mostra al primo piano della GAM è una celebrazione della sua carriera lunga sessant’anni, dai primi esperimenti geometrici degli anni ‘70 fino alle più recenti tele sagomate e fluorescenti. Sessanta opere ripercorrono l’evoluzione del suo stile, mostrando come l’artista abbia sviluppato un linguaggio visivo che combina geometria e spontaneità, influenzato dalle tensioni culturali della California degli anni ‘70 e dallo spirito surfistico che caratterizzava quella scena artistica. Heilmann intreccia l’analiticità del minimalismo con l’energia e la libertà della Beat Generation, costruendo uno stile che esprime sia il rigore formale sia un approccio gioioso e liberatorio al colore e alla forma.
La pittura di Heilmann si distingue per una combinazione di immediatezza e complessità. I contorni delle sue forme non sono mai rigidamente definiti, ma piuttosto suggeriti, creando un senso di movimento e freschezza spontanea. Il suo uso del colore è altrettanto libero e disinvolto: schizzi casuali e bordi imperfetti contribuiscono a un’estetica visiva che, pur apparendo immediata, nasconde una struttura sofisticata.
Le pennellate visibili e i colori che “sanguinano” tra di loro sembrano casuali, ma rivelano un controllo accurato e una coerenza che emergono solo con uno sguardo prolungato. Heilmann utilizza il colore per evocare emozioni, mescolando memorie personali con riferimenti culturali, come nelle opere Driving at Night (2016) e Tube at Dusk (2022), che rimandano alla cultura dei road movie e dei viaggi su strada tipici dell’iconografia americana. Le sue opere invitano lo spettatore a un’esplorazione intima e profonda, dimostrando come la pittura astratta possa essere allo stesso tempo rigorosa e emotiva, intuitiva e costruita.
Maria Morganti, in mostra nello Spazio del Contemporaneo, porta alla GAM un progetto antologico che raccoglie più di vent’anni di lavoro in una raccolta che comprende pitture, diari cromatici e la riproduzione del suo studio, lo Luogogesto. Dal 1988 al 2024, Morganti ha sviluppato un linguaggio che si basa sulla ripetizione del gesto pittorico e sull’accumulo di strati di colore, una pratica che si traduce in una sorta di diario visivo dove ogni quadro diventa la registrazione di un momento specifico nel tempo. La sua pittura è un atto quotidiano, una pratica rituale che conferisce al gesto una dimensione meditativa e introspettiva, trasformando lo spazio espositivo in una metafora del tempo e della memoria.
Cuore della mostra di Morganti è proprio il Luogogesto, un’installazione che riproduce lo spazio di lavoro dell’artista e racchiude il Sedimentario, una struttura che conserva i suoi lavori stratificati nel tempo, e la Diarioteca, una raccolta di opere a diario che narrano la sua esperienza pittorica giorno per giorno. La sera dell’inaugurazione, il 29 ottobre 2024, sarà possibile assistere alla performance Ostensione #1, in cui le collaboratrici dell’artista, Melania Fusco e Marta Magini, estrarranno le tele del Sedimentario e della Diarioteca, collocandole lungo le pareti espositive per creare una linea temporale cromatica. La performance trasforma il gesto pittorico in un atto scenico, spogliando il Luogogesto della sua “memoria” cromatica e rivelandone la struttura nuda, mentre intorno alle pareti si dispiega una cronologia visiva che invita lo spettatore a immergersi nei ricordi e nel tempo dell’artista.
L’esposizione di Morganti è una mostra nella mostra: la performatività del suo lavoro si affianca alla staticità delle opere, creando un movimento centripeto che attira lo sguardo dello spettatore verso il cuore dell’allestimento per poi disperderlo nuovamente lungo il percorso espositivo. Questa dinamica contrasta con l’andamento fluido e a tratti spontaneo della pittura di Heilmann, facendo emergere due visioni complementari della pittura come pratica: da una parte, una pittura libera e vibrante, capace di esplodere in colori brillanti e forme fluttuanti; dall’altra, un processo graduale e introspettivo, che si sviluppa strato dopo strato, simile alla sedimentazione dei ricordi.
Le due mostre alla GAM si completano a vicenda, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva e multidimensionale che esplora le potenzialità della pittura come diario visivo e come spazio di libertà espressiva. Se la mostra di Mary Heilmann celebra la gioia del colore e della forma, quella di Maria Morganti invita lo spettatore a riflettere sul tempo e sulla memoria come processi continui e stratificati, in cui ogni gesto pittorico diventa traccia e testimonianza di un’esistenza vissuta nel segno dell’arte.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo completo, con saggi critici di Chiara Bertola ed Elena Volpato, approfondendo l’opera e il contributo di queste due artiste nel panorama contemporaneo.