Athena o l’anima dei Motori (cap. 7). Hermes rivela le sue capacità dialettiche e mette Athena alle strette

“Beh, vedi, Sherlock era l’inventore del metodo induttivo. Alquanto primitivo, certo, ma utile per cercare di… capire le persone. E tu dovresti saperne qualcosa, vero?”.

Athena non mosse un muscolo. Si stava facendo fregare da un cazzuto droide come una qualsiasi novellina del cazzo, si disse con un moto di rabbia. “Non credo che mi… che mi interessi molto questo…”, disse, cercando di recuperare.

“Oooh, che ti interessa, tesoro. Ecco, per esempio, ti spiegherò come hai fatto a rivelarmi, senza volerlo, che non sei affatto una qualsiasi cliente del Supermercato dei Motori, ma una Psicologa alla ricerca di qualcosa… di qualcosa che ancora non so, ma che scoprirò presto”.

Athena deglutì. Che non sa…? Allora non sapeva perché lo stavano cercando?

“Dunque, in primo luogo, la tua casa: è quella di una libera professionista, single, molto ambiziosa a livello sociale; lo si denota dall’ordine quasi maniacale che vi regna, dalla presenza ossessiva di riviste ‘in’, come House & Gardens, Womens, Life in Society, e da altri piccoli particolari, come la presenza di tipici oggetti-status symbol, come il Letto Ovale Autodormiente, la Cucina Preferibile, Mobili Autosospesi…”.

Fece una pausa, e si godette la sorpresa di Athena, che non aveva mai pensato di auto-analizzarsi attraverso gli oggetti presenti nella sua stessa casa.

“In secondo luogo, il tuo comportamento. Hai un modo di guardare – meglio, di studiare – le persone o, ehm, i droidi, che denota che sei abituata, per formazione e per mestiere, a stare a contatto con molta gente, e ad analizzarla. Lo si vede dal modo in cui socchiudi gli occhi quando parli con qualcuno, e dal modo in cui usi tormentarti il bullone del motore principale nei momenti particolarmente difficili. Questo, evidentemente, ti aiuta a guadagnare tempo, e a prenderti una pausa di riflessione mentre stai facendo ruotare tuoi chip di memoria e di analisi per mettere a fuoco il tuo interlocutore. Inizialmente ho pensato che dovevi fare un mestiere in cui è fondamentale ascoltare, come per esempio il giornalista o il poliziotto. Il poliziotto, però, l’ho scartato subito: non hai nessuno dei tic che si imparano nelle accademie militari o nelle scuole di polizia. Così il giornalista: ti mancano i caratteri tipici del mestiere – aggressività, doppiezza, velocità nel captare le situazioni e adeguarti ad esse. Nel modo di porti si denota invece che lavori per una grande azienda – probabilmente in una di quelle a dimensione mondiale, fortemente gerarchizzata, con un senso della disciplina quasi ossessivo e un autocontrollo imposto che ti obbliga ad apparire diversa da ciò che sei. Per esempio cerchi in ogni modo di frenare alcuni tic linguistici con cui sei stata programmata, ma che non si sposano con l’immagine perbenista della tua azienda. Te ne dico uno per tutti, che hai cercato di reprimere ben due volte nel corso della mattinata, senza riuscirvi: cazzuto, evidentemente un ‘marchio di fabbrica’, volontario o meno, del tuo programmatore, che temi possa ostacolarti nella tua carriera. Questo quadro si sposa perfettamente con la casa trasformata nel luogo-simbolo della tua scalata sociale”.

Tacque per un attimo, godendosi lo stupore di Athena. Poi riprese: “Restava da capire che cosa diavolo facessi, esattamente. La soluzione me l’hai fornita tu con una semplice parolina: background di memoria. Già, quando hai usato quella parola, ho capito che non potevi fare altro che la Psicanalista dei Motori. È una parola che, ai corsi preparatori di Psicologia di Base dei Motori – che nel tuo caso sono stati immessi direttamente nella tua Memoria Interna Autoprogrammata –, viene ripetuta ossessivamente”.

Hermes si zittì, evidentemente molto soddisfatto del suo exploit. Athena stava ritta in mezzo alla stanza, con la bocca semiaperta, in stato di shock. Non è possibile, si disse. Questo è un mostro. O un genio. O tutte e due le cose insieme, innestate nel corpo di un dio greco. Finalmente, si decise a rompere il silenzio. “Bene”, disse. “E ora che hai scoperto chi sono, che cosa hai intenzione di fare? Vuoi farmi fuori?”.

Hermes scoppiò in una fragorosa risata. “Farti fuori? Questa è buona! Già, questa è proprio buona! Su, vieni qui, cocca, che t’insegno un po’ di educazione”. E così dicendo si avvicinò ad Athena, la prese per un braccio e la trascinò sul letto.

Athena pensò: Dio, ti prego, salvami. E se proprio non puoi farlo, perlomeno fa’ che non sia troppo doloroso. Poi si ricordò che droidi non erano stati programmati per credere in alcun dio. E allora, si chiese, adesso a chi diavolo posso rivolgere le mie preghiere? Forse quel cazzuto di programmatore che mi ha creata, con tutte queste stracazzute parolacce che mi escono di bocca ogni cazzuto minuto della mia cazzutissima vita.

“E così”, disse, guardandolo fisso, “non sei affatto un cazzuto serial killer”.

(Illustrazioni di Alfonso Umali / AI)

7 – continua

I capitoli precedenti li trovate qua:

Athena o l’anima dei Motori (cap. 1). Athena decide di rottamare il suo robot, e riceve una notizia shock

Athena o l’anima dei Motori (cap. 2). L’identikit del droide misterioso

Athena o l’anima dei Motori (cap. 3). Prima apparizione di Hermes, Droide Perfetto tutto Muscoli e Intelletto

Athena o l’anima dei Motori (cap. 4). La droide semplice Boopie fa scattare strane ideuzze nella testa di Athena…

Athena o l’anima dei Motori (cap. 5). Dove Athena riceve il suo Droide da Intrattenimento e il suo sistema va in crash

Athena o l’anima dei Motori (cap. 6). Athena scopre l’esistenza del metodo induttivo, quando all’improvviso…

Il capitolo successivo lo trovate qua:

Athena o l’anima dei Motori (cap. 8). Dove Hermes spiega ad Athena la Regola del Piacere Universale

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Il premio Palombini a Tarquinia, connettere antico e quotidiano attraverso la ceramica

Tarquinia, culla di antiche civiltà, continua a essere un crocevia di cultura e innovazione artistica grazie al lavoro della STAS (Società Tarquiniense d'Arte e Storia), da oltre un secolo custode del patrimonio artistico cittadino, e a iniziative come la mostra "Orizzonte Terra" e il Premio “Vasco Giovanni Palombini”.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno