Dal “Locus solis” al grande blu, Marco Bagnoli alla Reggia di Caserta

La pietra, la prima pietra della Reggia di Caserta reca l’auspicio del grande architetto Luigi Vanvitelli a una fama imperitura. Marco Bagnoli ha raccolto questo desiderio di eternità e ne ha fatto opera, dando alla mostra come titolo proprio le parole profetiche “La pietra il sol rivegga”. Alto, altissimo si erge nel terzo cortile del palazzo reale borbonico il bianco vaso sonoro, squarciato, foderato d’oro, attorniato da pietre di alabastro, con un rimando alla precessione degli equinozi. Il titolo dato all’opera site specific da Marco Bagnoli è “Locus Solis”, perché è qui che il sole viene a irradiare lo splendore dell’architettura e si concentra sul grande vaso, ma è anche “locus solus”, un posto tanto unico da essere immaginario.

La mostra di Marco Bagnoli alla Reggia di Caserta, inaugurata il 25 luglio e fino al 23 settembre, parte da questa installazione. Tutta l’esposizione è nella Gran Galleria. Si sale per scale che trasudano storie di palazzo e si arriva agli ampi spazi espositivi, dove altre undici opere sono allestite in simbiosi con gli ambienti regali. Qui prende corpo la mostra curata da Marina Guida e ben organizzata dalla galleria torinese Giorgio Persano, con la collaborazione dello Studio Trisorio di Napoli e il contributo di Soprarno di Firenze.  

La formazione scientifica di Bagnoli e la sua laurea in chimica risultano man mano più evidenti nel percorso espositivo. Le tavole periodiche degli elementi sono la struttura razionale di opere estremamente liriche. Il dialogo con gli spazi è intenso. Ogni lavoro, nella sua essenzialità, cattura il visitatore in una pausa, creando una nuova meraviglia laddove, guardandosi intorno, si cade nello stupore per gli enormi ambienti ricchi di stucchi e decori. C’è una “chimica” che lega il pensiero barocco alla spiritualità di un ricercatore contemporaneo, si crea una corrispondenza di amorosi sensi.

“Senza titolo (Fontana)” è una piccola mongolfiera in acciaio e vetro che è pronta a elevarsi ed espandersi. L’elevazione è trascendenza, resa possibile dal ritmo del respiro. Poi “Aleph” in due varianti. Il riferimento è al testo omonimo di Jorge Luis Borges, un tributo all’astronomo e matematico tedesco Johannes von Kepler, più noto come Giovanni Keplero. Ma l’artista è attento anche all’alterità e alle culture oltre-oceaniche, con suggestioni provenienti dal mondo indo-iranico. Da questo interesse nascono i sette disegni che compongono “Nel paesaggio di Xvarnah”, gli ambienti miniati contenuti in “Nezami Manuscript”, un’antica antologia di poesia persiana del 17esimo secolo. “Xvarnah” è la luce di gloria, è la luce che permea la terra mitica originaria, quella che per Zarathustra era il solo mondo reale.

Ma alla Reggia c’è anche pittura. Una tela blu di grandi dimensioni rappresenta il disegno della visione zenitale di una grande scultura di terra che solo da altezze elevate può essere goduta. Come i segni antichi di Nazca in Perù, funge da mappa per chi desidera orientarsi tra le strade, così come nei luoghi dell’arte. È “Senza titolo (Albe)” e sono i profili di due volti rivolti al cielo, avvolti in anamorfosi lungo lo sviluppo di una spirale ovoide.

La generazione di artisti cui appartiene Bagnoli si è andata affermando tra la fine degli anni ’70 e il decennio successivo, da Remo Salvadori a Jan Vercruysse, attraverso Ettore Spalletti, Franz West, Reinhard Mucha, Thomas Schütte, Shirazeh Houshiary, Anish Kapoor, per citare quelli a lui più vicini. Il luogo sacro della mostra è quello della messa in pratica delle proprie teorie. Dal 1981 Bagnoli inizia a occupare luoghi della tradizione storica e religiosa del territorio di origine e di appartenenza in cui si riconosce, a partire dalla Villa Medicea “La Ferdinanda” di Artimino, in Toscana.

Ha lavorato in luoghi storici e architettonici significativi, creando opere site-specific che dialogano con l’ambiente circostante. Tra le sue collaborazioni più importanti, si segnala la realizzazione dell’altare della chiesa di San Miniato al Monte a Firenze. Nel 2017, Bagnoli ha inaugurato l’Atelier Marco Bagnoli a Montelupo Fiorentino, concepito come un’opera d’arte totale, un luogo multifunzionale che riflette la sua visione integrativa dell’arte

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