Fino al 20 ottobre il Museo del Novecento di Firenze ospita la mostra “Do not abandon me” a cura di Sergio Risaliti e Philip Larrat-Smith, in collaborazione con The Easton Foundation, dedicata a Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) pittrice e scultrice.
Ad anticipare il tema dell’esposizione, ovvero il complesso e viscerale legame dell’artista con la maternità, nel cortile interno del museo i visitatori vengono accolti da due famosi “Spider”. Bourgeois ha studiato a fondo il tema dell’abbandono per tutta la sua esistenza riuscendo a comunicare emozioni e a suscitare riflessioni senza mai essere esplicita. Lei stessa infatti affermava “ Le opere troppo esplicite perdono di mistero e non sono interessanti”. Bourgeois è sempre stata molto legata a questo tema da quando, appena ventenne, perse la madre a seguito di una lunga malattia, durante la quale non ha mai smesso di curarla e starle accanto.
Questa perdita ha influenzato profondamente tutta la sua vita e la sua arte. Le opere esposte, quasi cento tra gouache su carta, sculture in marmo, bronzo e installazioni in tessuto, appartengono principalmente all’ultimo periodo della carriera di Bourgeois. Non è un caso che l’artista si sia appassionata al lavoro con i tessuti, infatti la sua famiglia ha sempre restaurato arazzi.
Le opere in mostra seguono una scansione quasi musicale, sono caratterizzate da una monocromia porpora che crea un ritmo fatto di trasparenze e sfumature. La maternità è rappresentata in tutta la sua potenza femminile grazie ad un linguaggio universale che intreccia magia, dolore, disperazione, forza, desiderio di accudimento e il problema dell’allontanamento. Bourgeois offre allo spettatore anche il punto di vista del figlio, strappato fuori dal ventre materno con violenza.
Il distacco e il taglio del cordone ombelicale fanno emergere tutta la loro veemenza mentre il nutrimento e l’allattamento assumono una dimensione mitologica e alchemica, rappresentata simbolicamente dal color argento.
Tra le note di colore nelle sale del piano superiore, emergono le opere realizzate tra il 2009-2010 in collaborazione con Tracey Emin: sedici stampe digitali su tessuto dal titolo “Do not abandon me”, che non fanno altro che aumentare lo spessore e il significato di quanto esposto prima. I temi della mostra, come “The Good Mother”, “The Bad Mother”, “Feeding”, “Pregnant Woman”, si inseguono e si intrecciano, parlano di gravidanza e di cordone ombelicale; in “The Maternal Man” danno vita ad un’ipotetica figura materna in chiave virile . Infine, in “The Family”, emergono tutte le sfaccettature che si possono riscontrare in una famiglia. Il progetto si completa con “Cell XVIII (Portrait)” (2000), ospitata dal Museo degli Innocenti, dove l’opera di Bourgeois dialoga con alcune delle opere più importanti della collezione.