Geografie auree: i Tesori d’Italia alla Valle dei Templi

Villa Aurea ad Agrigento – residenza dell’inglese Hardcastle immersa nel paesaggio immortale della Valle dei Templi, circondata da un giardino realizzato sui resti di una necropoli paleocristiana e da cespugli mediterranei di lavanda e rosmarino – è la sede della mostra I Tesori d’Italia. I grandi capolavori dell’arte. Curata da Vittorio Sgarbi e Pierluigi Carofano, l’esposizione mira a raccontare, attraverso un arco temporale lungo 18 mesi con tre rotazioni di opere e dunque 60 capolavori artistici esposti, il ricco patrimonio storico-artistico della nazione. Da giugno 2024 a dicembre 2025 è possibile ammirare alcuni capolavori italiani, tra i meno noti dal pubblico nazionale, all’interno di una cornice culturale e archeologica senza precedenti, qual è la Valle dei Templi di Agrigento. Il primo appuntamento, inaugurato il 26 luglio, è fruibile fino al 21 dicembre 2024. 

“Il progetto di una mostra dedicata a capolavori d’arte identitari di ogni regione d’Italia, dal Medioevo, alla contemporaneità, è nato in occasione delle celebrazioni di Agrigento capitale italiana della cultura 2025” scrivono i curatori. 

Le pareti scure delle sale, i faretti spot ad illuminare una ad una le opere, le composizioni musicali classiche che riecheggiano nella sala, mirano a proiettare il visitatore entro una realtà atemporale guidandolo nel seppur breve, denso percorso espositivo. Immersi in uno spazio luminoso che contraddice la luce ambientale esterna, le opere sembrano arricchirsi ulteriormente di brillantezza. Predominano una complementarità di colori, com’è evidente dalla lucentezza vitale del rosso delle vesti delle madonne e dei santi, della camicia di Pasolini in Autoritratto, e dell’Onda di luce che investe il ritratto femminile eseguito da Giacomo Balla. La necessità di adunare artisti provenienti dalle venti regioni italiane crea una commistione temporale e stilistica ricca di stimoli visivi e reminiscenze storico-culturali.

Nicolò dellArtca San Domenico XV sec

Tra i dipinti e le sculture esposte nella prima cernita vi sono le opere di Perugino – il suo San Sebastiano per l’Umbria – Bernardo Strozzi per la Liguria, Guido Cagnacci per l’Emilia-Romagna, Sodoma per il Piemonte, Pierpaolo Pasolini per il Fruili-Venezia Giulia, Adolf Wildt per la Lombardia. La prima opera in cui si imbatte l’osservatore è L’annunciazione del 1936 del monrealese Pietro Novelli, proveniente dalla Galleria Regionale della Sicilia, seguita dal San Domenico, in terracotta dipinta di Niccolò dell’Arca, concessa dalla Fondazione Cavallini Sgarbi.

Adolfo Widt La vergine 1924

Di Filippino Lippi è presente la tempera su tavola Madonna in Adorazione del Bambino, così come Santa Caterina da Siena adora il Crocifisso del 1622 di Giovan Battista Caracciolo. Proseguendo tra le regioni e le suggestioni culturali, incontriamo l’Autoritratto di Pasolini che, memore delle più intense pennellate espressionistiche, somigliante ad una maschera di cera, invita a riflettere sulla caducità del reale. Nuovamente si ripensa al Seicento con Allegoria del Tempo di Guido Cagnacci, in cui il candore puro, soffice del nudo che poggia il gomito su un teschio tiene una clessidra che scandisce ineluttabile il tempo, rendendolo già passato e la cui caducità è testimoniata dall’uroboro collocato in alto a sinistra. L’escursus storico-artistico continua con Notte d’estate di Luigi Bonazza del 1928 e La Vergine di Adolf Wildt del 1924: capo marmoreo della Vergine che, seppur bloccata nella dimensione dell’immobilità scultorea, sembra dotata di forza quasi vivente. 

Giacomo Balla Unonda di Luce 1943

Tesori d’Italia intende celebrare l’arte in quanto “prodotto umano”, comprensibile “solo in relazione a tutti gli altri prodotti dell’uomo storico. Non è un capolavoro puro, espressione privilegiata di uno stato di grazia estetica, da contemplare nel suo isolamento”. L’arte diviene specchio sociale, commistione di fattori antropologici, culturali, politici e storici.

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Nonostante sia evidente che questa alla Valle dei Templi sia una mostra parziale – come si nota dalla scarsa presenza, ad esempio, almeno in questa prima cernita di opere esposte, di artiste donne tra gli artisti selezionati – essa diviene tentativo efficace, attraverso l’identificazione dell’arte come fattore di profonda coesione civile e sociale, di restituzione di una panoramica sempre attuale di quel patrimonio culturale e artistico incomparabile che costituisce il più significativo tesoro d’Italia.

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