Il futuro con l’IA: non gli informatici, non gli umanisti, ma i manager guideranno la transizione dei processi aziendali

È appena finito il CES di Las Vegas, l’appuntamento più rilevante per l’elettronica di consumo, le due parole chiave che porto a casa sono: IoT (ovvero Internet of Things) e AI Agent (agenti di IA). Era già intuibile alla fine del primo semestre del 2024, ma all’alba del 2025 è chiaro anche ai sassi: l’intelligenza starà sempre più nelle cose, distribuita in piccoli oggetti o agenti che faranno cose e che eseguiranno task. Un agente IA è, in sé, un’unità semplice: un piccolo software attivato all’interno di un processo. Elabora il risultato prodotto da un altro agente, spesso utilizza un LLM (Large Language Model) come OpenAI per trasformare il contenuto, e restituisce il risultato a un agente successivo.

La programmazione dei computer e degli agenti sarà sempre più delegata alle macchine, i sistemi diventeranno sempre meno centralizzati. C’è già chi prevede il declino dei servizi online centralizzati, come i SaaS (Software as a Service). Personalmente penso che tutto questo sia vero e stia accadendo proprio ora. Ad esempio, sempre meno sarà “intelligente” avere un CRM centralizzato (come Salesforce) e sempre di più ci saranno piccoli servizi che parlando l’uno con l’altro, genereranno, orchestrati, un risultato. Siamo abituati a usare software monolitici, centralizzati, con input ben definiti ed output altrettanto ben definiti; siamo abituati a usare database, fogli excel e strutture organizzate. Tali strutture, per quanto precise, risultano spesso inefficienti da mantenere e lontane dalle nostre reali esigenze. Che sia il cruscotto dell’auto o l’home banking, o ancora il report vendite, usiamo interfacce verso le macchine che per lo più ci fanno irritare. Siamo sinceri, usare i computer è sempre stata una – necessaria – rottura di scatole.

Con l’AI, gran parte di Excel e dei database tradizionali sarà superata. Anche il concetto di struttura dati per registrare informazioni potrebbe sparire, sebbene per un certo periodo sarà ancora utile per la comunicazione tra software tramite API (Application Programming Interface). Infine, molte interfacce verranno gradualmente eliminate. Fanno pensare servizi come AskYourDatabase.

Gli umanisti

Nel 2023 molti di noi, compreso io onestamente, abbiamo cominciato a pensare che l’IA avrebbe dato maggior spazio lavorativo ad umanisti, a discapito dei tecnici. In molti abbiamo pensato che servisse dare un senso alle cose, più che descrivere le cose come struttura o farle funzionare. Ebbene ci siamo sbagliati, l’IA sta dimostrando anche la potenza di dare senso alle cose. Anche gli umanisti, critici e filosofi saranno minacciati, non solo i tecnici. Come ho scritto in un precedente articolo, il 2025 è l’anno delle lampade di Aladino, chiedi e ti sarà dato. Sempre più il limite non sarà quello di saper fare, ma piuttosto sarà quello del saper desiderare.

Nel nuovo scenario che si va a prospettare non servirà dare senso alle cose e neppure sarà necessario sforzarsi di farle funzionare perfettamente bene, ma piuttosto sarà conveniente farle funzionare “in qualche modo”. Riflettiamo su come funziona il mondo, per caso funziona bene? No. È perfettamente ben organizzato? No. Tutto ha perfettamente senso? Neppure. Ma nonostante ciò il mondo, con i sui 8 miliardi di persone viventi (e le centinaia di milioni scomparsi) si è organizzato per andare avanti e crescere. Forse, i computer e la tecnologia hanno accelerato la crescita del mondo, in termini economici, culturali o spirituali? Certamente sì, ma lo ha fatto in modo assolutamente goffo e limitante. Noi informatici dovevamo dire ai computer tutto, nei minimi particolari. Gli input dovevano essere maledettamente dettagliati, addirittura, pensate la cosa assurda, ai computer va detto se “81” lo intendiamo come numero o come stringa di testo. È assurdo, 81 è 81, ma chi se ne frega come lo vedi, vedilo come serve nel contesto. Ecco, questa è l’IA, non devi spiegare un bel niente, se non quello che desideri. Ci abitueremo a sistemi meno perfetti, ma estremamente più efficienti. In fondo che importanza può avere se io sono di sesso maschile o femminile quando prendo un aereo, e basta con il dover inseririre 100 volte in 100 posti diversi a settimana i nostri indirizzi, sempre gli stessi… basta!

Perché il futuro è dei manager?

Gli informatici programmatori hanno lavorato probabilmente bene, hanno lavorato per il loro annientamento, cosa che a mio avviso ogni buon impiegato capace dovrebbe fare – ovvero organizzare così bene il suo lavoro, che anche senza la sua presenza il lavoro andrebbe avanti. Gli umanisti hanno avuto qualche trimestre di gloria, ma il loro futuro economico è tutt’altro che roseo. Oggi il mondo economico ha bisogno di organizzare processi non più in modo centralizzato, ma distribuito. Per ogni tuo desiderio dovrai “solo” esprimerlo in termini di agenti. Ecco che i nuovi sistemi informativi, anche a livello enterprise (grosse aziende), saranno disegnati come processi dai manager, ed il tempo di essere disegnati, saranno automaticamente anche programmati.

Se lo puoi pensare, lo puoi descrivere, e se lo puoi descrivere, lo puoi avere

In passato, un manager doveva comunicare con un analista, che trasmetteva le informazioni a un progettista, poi a un programmatore e infine a un tester. Alla fine del processo, spesso il manager si rendeva conto che c’erano stati fraintendimenti. Oggi il manager pensa e, dopo anche pochi minuti, vede le sue idee prototipizzate. Certo, qualche ora di qualche informatico serve ancora, per finalizzare e mettere in sicurezza il tutto. Sempre di più, grazie all’AI, ci libereremo della tecnologia! Finalmente liberi di esprimerci e desiderare.

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